Skip to main content

L'avvocato Italo Mastrolia presenta "Diritto di voce" su VOCI.fm e VOCI.fm RADIO

La voce è un bene prezioso che va tutelato. Ce ne parla su VOCI.fm e su VOCI.fm Radio in “Diritto di voce” l'avvocato Italo Mastrolia che vi presentiamo con la videointervista realizzata da Patrizia Simonetti

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Quando abbiamo qualcosa di prezioso a cui teniamo in modo particolare o che ci è necessario per vivere o per lavorare, lo conserviamo al sicuro, lo assicuriamo persino, lo tuteliamo e, soprattutto, non lo prestiamo a cuor leggero e non lasciamo che altri lo usino in nostra vece. Ora, pensiamo a un bene altrettanto prezioso che in più è dentro di noi, ci appartiene completamente, è unico, nostro e soltanto nostro, che usiamo per comunicare, per esprimere le nostre opinioni e le nostre emozioni, e utilizziamo per lavorare. Non vorremmo proteggerlo e tutelarlo? Parliamo della nostra voce naturalmente, alla quale, se siamo speaker, doppiatori, conduttori radiofonici o cantanti, dobbiamo tutto, per questo ce ne prendiamo cura attentamente e premurosamente. Sì ma, legalmente? Abbiamo mai pensato che anche la nostra voce può esserci “rubata” e usata come se fosse di qualcun altro o per scopi differenti dai nostri? Se non ci avete pensato voi, ci abbiamo pensato noi per voi, del resto siamo qui anche per questo, per farvi lavorare meglio, di più e in tutta sicurezza e serenità.

Ecco allora che dal 20 ottobre su VOCI.fm e su VOCI.fm Radio arriva “Diritto di voce”, una rubrica quindicinale a cura dell'avvocato esperto di voce Italo Mastrolia che vi presentiamo in questa video intervista. “La voce come ogni espressione dell'identità è importante ed è sicuramente un bene da tutelare - ci spiega subito l'avvocato Italo Mastrolia - poi se con la voce ci si lavora, ovviamente questa importanza aumenta. Assieme a VOCI.fm ci siamo quindi chiesti se fosse opportuno o meno approfondire meglio quanto la legge si occupi della voce, in particolare come espressione della personalità artistica, giornalistica e lavorativa in genere”. “Diritto di voce” si occuperà quindi soprattutto di “possibilità di imitazione della voce, attribuzione della paternità - quindi utilizzare la voce altrui - e di casi paradossali in cui si rasenta il plagio. Ma anche di casi di voci abbandonate e ritrovate e con difficoltà di attribuzione dei relativi diritti... La legge prende in considerazione la voce, quello che è più raro è trovare una casistica specifica...”

Ma non vi allarmate, l'avvocato Mastrolia non parla l'avvocatese: “Diritto di voce è un progetto di divulgazione che sicuramente cercherò di fare con un linguaggio semplice e comprensibile - ci assicura - spero quindi che non me ne vorranno gli addetti ai lavori come avvocati, giudici e tecnici del diritto. Sarà, il mio, un linguaggio volutamente comprensibile perché poi è la voce stessa che deve essere compresa e tutelata, e quindi non è bene usare termini tropo difficili”. L'avvocato Italo Mastrolia è consulente nel settore artistico, delle telecomunicazioni e dell'editoria. Avvocato, operatore del patrimonio culturale e ricercatore; musicista, autore, paroliere, conduttore televisivo e radiofonico, creatore di format e marchi. Già membro del Consiglio Direttivo e legale della REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e consulente di numerose emittenti radiofoniche private italiane e del gruppo Monte Massa Martano di Perugia (grandi impianti di TLC in Umbria e Marche). Collaboratore esterno della RAI, conduttore dei programmi televisivi di RAI 1 (di Michele Bovi) “Sanremo zuffe e canzoni” e “Segreti Pop” e autore del libro “L’Italia delle canzoni” (Graphofeel Edizioni).

Relatore in conferenze, master, convegni, meeting universitari, programmi radiofonici e televisivi, seminari in materia di diritto d’autore e diritti connessi. Collabora con società editrici e di produzione cinematografica, musicale, televisiva e teatrale; assiste artisti, autori, registi e sceneggiatori. Fiduciario della famiglia Petrolini per la tutela e la valorizzazione dell’immagine e delle opere del grande artista romano Ettore Petrolini, collabora con Consulenza Radiofonica, scrive per la rivista Musica361 e cura la rubrica “Luoghi e canzoni” per la rivista InLibertà. Ha scritto contributi scientifici in materia di diritto d’autore e diritti connessi per Altalex, Guide Legali, NL newline.it, Italia Oggi7, L’Indro e la Rivista di Diritto delle Arti e dello Spettacolo.

"Angry Birds 2": Speciale doppiaggio su VOCI.fm

Giovedi 12 settembre 2019: arriva sul grande schermo “Angry Birds 2”, diretto da Thurop Van Orman, seconda scoppiettante avventura degli uccellini arrabbiati del videogioco della finlandese Rovio Mobile passati alla TV e poi al cinema. E come nel primo film, a prestare la loro voce a Red e Chuck nella versione italiana sono Maccio Capatonda e Alessandro Cattelan. Ecco lo speciale video di Patrizia Simonetti per VOCI.fm

"Bay Easy 89.7": che lingua parla la radio di Malta?


E' una nazione dove si parla molto l'italiano, ma anche l'inglese pur avendo una propria lingua. E se ascoltassimo le radio che sono presenti nel territorio di Malta? Che lingua potremmo sentire on-air? Ci ha provato Roberto Arricale e sintonizzando le stazioni radio dell'isola è quasi sempre privilegiata la lingua nazionale ufficiale che in questo caso è il maltese. Buon Ascolto..

"Dj Osso Radio": Happy Music, Happy People

Continua il percorso di Roberto Arricale con "Guarda che ti ascolto!" alla scoperta di piccole e grandi realtà radiofoniche italiane, sia FM che WEB. Oggi scopriamo “Dj Osso Radio”, il canale che Gianluca Oddo conosciuto appunto come DJ Osso ha messo in piedi per dare vita ad un flusso non stop dei suoi mix remix e mash up di canzoni di ogni genere.

"Kung Fu Panda 4": Fabio Volo su VOCI.fm

Fabio Volo torna a dar voce a uno dei personaggi animati più amati, ovvero a Po in “Kung Fu Panda 4” al cinema dal 21 marzo 2024. Patrizia Simonetti lo ha videointervistato per VOCI.fm

"Kung Fu Panda 4": Fabio Volo su VOCI.fm

Fabio Volo torna a dar voce a uno dei personaggi animati più amati, ovvero a Po in “Kung Fu Panda 4” al cinema dal 21 marzo 2024. Patrizia Simonetti lo ha videointervistato per VOCI.fm

"LIFE The AudioMOVIE": Casting per 107 voci

Per noi è questo "IL CASTING DELL'ANNO": 107 voci per realizzare il primo "film senza immagini" ispirato alla trilogia "LIFE" di Alex Poli.
Tutta l'emozione di un thriller mozzafiato indossando soltanto le cuffie. Questo è il senso dell'AudioMOVIE di "LIFE", che prende vita grazie ad una colonna audio capace di suscitare più emozioni di un kolossal, con un mix perfetto di grandi voci, ambientazioni cinematografiche, temi musicali inediti.

Perchè un AudioMOVIE non è un audiolibro; non “narra” una storia, ma la fa vivere a chi ascolta, proprio come un film! Lo dimostriamo con questo trailer:

https://soundcloud.com/voci-fm/life-audiomovie-trailer

HAI ASCOLTATO IL TRAILER? PARTECIPA ANCHE TU AL CASTING

VOCI.fm SELEZIONA 107 VOCI, maschili e femminili, per altrettanti caratteri dell'AudioMOVIE "LIFE" di Alex Poli.
E' richiesta PROFESSIONALITA' già acquisita (e documentabile) NEL CAMPO DELLA RECITAZIONE.

CASTING RISERVATO AD ATTORI PROFESSIONISTI CON ESPERIENZE IN SALA DI DOPPIAGGIO / REGISTRAZIONE
Indispensabile disporre di proprio home-studio o struttura di appoggio per registrazione in autonomia

Se sei iscritta/o a VOCI.fm e vuoi partecipare a questa selezione clicca sul tasto e potrai visualizzare l'elenco dei personaggi da interpretare


NON SEI SU FACEBOOK MESSENGER? INVIA IL MESSAGGIO "CASTING LIFE" con WhatsAPP al +39 3495051166

ATTENZIONE! Richieste pervenute da speaker non iscritti a VOCI.fm non verranno prese in considerazione

VOCI.fm CREA PER TE CONTATTI ED OPPORTUNITA'. LO FA OGNI GIORNO E NON COSTA NULLA. 
Per iscriverti GRATIS a VOCI.fmCLICCA QUI

Salva




-----------------------

Salva

Salva

"Luca" è anche al cinema: la parola ai doppiatori

“Luca”, il film Disney - Pixar ambientato nelle Cinque Terre e uscito su Disney Plus il 18 giugno 2021, arriva per la prima volta al cinema da giovedì 25 aprile 2024. Sempre, naturalmente, con le voci di Giacomo Gianniotti, Marina Massironi, Saverio Raimondo, Luca Argentero, Orietta Berti, Fabio Fazio e di Alberto Vannini, Sara Ciocca e Luca Tesei... che ci raccontano com’è andata!

"Luca" è anche al cinema: la parola ai doppiatori

“Luca”, il film Disney - Pixar ambientato nelle Cinque Terre e uscito su Disney Plus il 18 giugno 2021, arriva per la prima volta al cinema da giovedì 25 aprile 2024. Sempre, naturalmente, con le voci di Giacomo Gianniotti, Marina Massironi, Saverio Raimondo, Luca Argentero, Orietta Berti, Fabio Fazio e di Alberto Vannini, Sara Ciocca e Luca Tesei... che ci raccontano com’è andata!

"Radio Circuito 29": Guarda che ti ascolto!

Roberto Arricale in "Guarda che ti ascolto!" questa volta ha intercettato "Radio Circuito 29", una radio della provincia di Mantova con frequenze in fm per le province di Parma, Reggio Emilia, Cremona, Viadana e Guastalla. Conosciamola insieme.

"Trolls World Tour": parlano i Talent e Marco Mete

È stato il primo film ad andare “on-demand” per la mancata uscita in sala, ed è già record di noleggi: parliamo di “Trolls World Tour” e in questo nuovo speciale video di Patrizia Simonetti ce ne parlano anche i talent Stash, Elodie, Francesca Michielin, Anna Pettinelli, Sergio Sylvestre e il direttore di doppiaggio Marco Mete.

“ONWARD - OLTRE LA MAGIA” parlano i doppiatori italiani

Arriva finalmente al cinema mercoledì 19 agosto  “Onward - Oltre la magia”, il nuovo film Disney Pictures che annovera tra le voci italiane quelle di Sabrina Ferilli, Fabio Volo, David Parenzo, Favije Raul Cremona. Ci raccontano tutto loro stessi in questo speciale video realizzato da Patrizia Simonetti

A scuola di Doppiaggio: istruzioni per l'uso

Chissà quante volte vi siete chiesti: “ma esiste una scuola per imparare l’arte del doppiaggio?” Ma soprattutto, mi servirà per diventare un vero professionista? Certo con questo articolo non voglio peccare di presunzione rispondendo a domande che avrebbero molteplici risposte. Ma, quantomeno, cercare di dare una direzione, una via. In questo senso, un piccolo ed umile vademecum.

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerAngelo Oliva
 

Iniziamo col dire che l’arte del doppiaggio, perché di questo si tratta, è da ricercarsi prima di tutto nella figura del professionista “doppiatore”. Come si intuisce un vero e proprio “doppio-attore”.

A questo punto la ricerca si è allargata.

Una scuola d’attore oppure una scuola di doppiaggio?

A parte la battuta, la figura delprofessionista doppiatore è spesso poco valutata nel suo insieme. Le due figure si fondono perfettamente in un'unica professione. Quindi va da sé che i  due aspetti andranno curati di pari passo. Iniziamo col dire che fino a qualche anno fa non esistevanoScuole di Doppiaggio.

Proprio perché questo tipo di mestiere si imparava sul campo, passando ore ed ore in sala, ascoltando e cercando di carpire i segreti dei maestri (lo hanno più volte ricordato anche i "mostri sacri" del doppiaggio, come Mino Caprio, Roberto Chevalier o il piemontese Carlo Valli, voce italiana del compianto Robin Williams, solo per portare qualche esempio di noti artisti intervistati da VOCI.fm, ndr).

Oggi questo risulta spesso più difficile ma comunque ancora una via molto valida. Certo, occorre insistere un pò per l'accesso ai turni di registrazione e, una volta in sala, avere quell'occhio lungimirante che ci permette di carpire i "plus" del professionista al lavoro; però è senz'altro un metodo eccellente per calarsi completamente nel mestiere ed entrare a contatto con il "sistema doppiaggio".

Ma torniamo alla nostra domanda:esiste una scuola per imparare l’arte del doppiaggio?

Si è no! In questi anni si sono moltiplicate le scuole che offrono lezioni di questo tipo, in ogni zona d'Italia, con particolare concentrazione su Roma, Milano, Bologna e Torino. Diciamo che ci sono corsi più o meno seri di altri, che affrontano la materia in maniera più o meno professionale. Molti professionisti del settore hanno creato le proprie scuole dalle quali spesso arrivano i nuovi professionisti del  futuro.

Quindi la  risposta si traduce in piccoli consigli che faranno di certo la differenza:

- Informati su chi gestisce il corso, ad esempio, professionisti del settore. Ma attenzione: non sempre un bravo professionista è anche un bravo insegnante;

- Buona cosa chiedere informazioni ad ex-studenti, cercando di capire i loro giudizi e sapere quanti di loro sono riusciti effettivamente ad entrare in questo settore;

- Altro aspetto importante è la struttura scolastica. Basta visitare la scuola per rendervi conto del livello di serietà del corso offerto. Evitate scuole nelle quali le sale di ripresa assomigliano più ad uno sgabuzzino di scope che non ad un vero e proprio studio di ripresa;

- Impegnatevi al massimo. Sempre. Il duro lavoro dona buoni frutti;

- Diffidate di chi vi garantisce un futuro a “pagamento”. Non andrete da nessuna parte!

In bocca al lupo 

Articolo a cura di Angelo Oliva



Adattamento dialoghi e doppiaggio Anime

Uno dei simboli della cultura nipponica sono gli “Anime”, termine che sta ad indicare i film e l’animazione giapponese in generale. Adattare dialoghi e doppiare Anime non è facile. Raccontiamo di come si iniziò negli anni 70 a lavorare su questo importante prodotto importato dal Giappone

 Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speaker Antonio Amoruso 

Circa 50 anni fa, l’Italia fu invasa da "Anime Giapponesi", pellicole tanto diverse da quelle a cui eravamo abituati fino a quel momento. La definizione di cartone animato da parte del mondo Occidentale fu uno dei più grossi equivoci del passato e forse lo è tuttora. Il prodotto è ed era indirizzato ad ogni tipo di pubblico, dai bambini, agli adolescenti, agli adulti. Potete per cui immaginare la difficoltà ed il turbamento dell’epoca quando ci si trovò dinnanzi a cartoni animati con dialoghi e tematiche adulte. Proprio per la diversa concezione che si aveva del prodotto rispetto al Giappone, in Italia la censura rese necessario l’adattamento dei dialoghi.

All’interno di questi dialoghi vennero modificate le cose più disparate fino a creare dei veri e propri stravolgimenti. Come attenuante, c’era comunque da considerare la distanza che vi era tra le due culture. All’inizio degli anni ’80, sfido chiunque a trovare qualcuno in Italia che potesse conoscere e spiegare le tradizioni del Sol Levante agli adattatori e ai doppiatori, perciò questi si trovarono molto spesso ad improvvisare.

Il risultato furono opere che poco avevano a che fare con quelle originali ma certamente non disprezzabili. In alcuni casi, l’adattamento per il pubblico italiano si rivelò migliore della versione originale e finì per suscitare maggiore interesse fuori dalla madrepatria.

Rendere Italiano questo tipo di prodotto non si dimostrò per nulla semplice.
Per fare esempi concreti ci furono "Ken il Guerriero" e "Dragon Ball" che ebbero dei tagli e degli accorgimenti importanti. 

Un punto di incontro tra la cultura nostra e quella giapponese venne invece con uno degli Anime tuttora apprezzati dagli amanti del genere; sto parlando, per dirla alla giapponese di "Saint Seiya" o meglio conosciuto da noi come “I Cavalieri dello Zodiaco”.

Il fatto che parlasse di mitologia classica, creò il punto di partenza necessario per l’allora direttore del doppiaggio Enrico Carabelli. Sfruttando infatti, l’amore che aveva per la letteratura classica Italiana chiamò per l’adattamento il raffinato ed abile dialoghista Stefano Cerioni.

Si creò cosi un prodotto completamente differente dove i personaggi avrebbero parlato un linguaggio molto più aulico e complesso rispetto a quello utilizzato solitamente per le trasposizioni animate dello stesso periodo. Vennero infatti inseriti numerosi riferimenti alla nostra letteratura. Questo, risolse il problema di superare il linguaggio sboccato ed aggressivo inadatto alla tv degli anni '80.



A questo punto si doveva pensare alle voci dei personaggi.
All’epoca il circuito dei doppiatori italiani specializzati negli anime era piuttosto ristretto. Anche per questo motivo, Carabelli scelse di mettere insieme dei giovani doppiatori con cui aveva già avuto modo di lavorare.

Tra questi, spiccò Ivo De Palma, storica voce di Pegasus che fu chiamato direttamente, conoscendo a malapena il personaggio che avrebbe interpretato. Fu così, anche per la doppiatrice di Lady Isabel/AtenaDania Cericola, che aveva già doppiato sotto la sua supervisione Pollyanna Piccole Donne.

Altre scelte dirette furono Luigi Rosa, la voce di Crystal il Cigno, Andrea De Nisco, voce di Andromeda e Tony Fuochi al quale vennero affidati i ruoli del Cavaliere Immortale e diversi ruoli minori nel corso della serie (tra tutti ricordiamo Toro, Thor e Aquarius).

La mitologia e la letteratura, fino ad allora, non erano mai state sfruttate per un cartone.
I ragazzi a cui erano state affidate le voci dei Cavalieri, dopo le iniziali perplessità, si resero conto di quanto fossero complesse le scelte compiute dal direttore e la sua passione li spinse a dare il meglio nella fase di doppiaggio.

In un certo senso, possiamo tranquillamente affermare che in quello studio fu gettato il seme da cui nasce l’approccio moderno nei confronti del doppiaggio degli Anime in Italia. 

Articolo a cura di Antonio Amoruso

Addio a Roberto Draghetti, attore e doppiatore

Lutto improvviso nel mondo del doppiaggio. Ci ha lasciati nella notte Roberto Draghetti, stroncato da un infarto. Il 24 agosto 2020, l’attore e doppiatore romano avrebbe compiuto 60 anni. Una delle voci storiche del cinema e della TV, aveva prestato la sua voce ad innumerevoli attori come Jamie Foxx, Mickey Rourke, Noah Emmerich, Idris Elba, Jean-Cloude van Damme, Terry Crews, Josh Brolin. Ne "La Casa di carta" ha doppiato Paco Tous che interpretava Agustín Ramos detto Mosca. Attivissimo anche nel campo dell’animazione, abbiamo ascoltato la sua voce ne "I Simpson", nel personaggio del sovrintendente Chalmers, e in "The Cleveland Show"; per la Disney ha lavorato ne "Il libro della giungla" e nel settore anime ha doppiato Douglas Bullet in "ONE PIECE: Stampede" e Gendo Ikari in "Neon Genesis Evangelion" nel nuovo doppiaggio per Netflix. Roberto Draghetti era il fratello di Francesca Draghetti, anche lei doppiatrice e nostra ospite su VOCI.fm, alla quale porgiamo le nostre più sentite condoglianze.

Adriano Giannini: l'intervista di VOCI.FM

È quella di Adriano Giannini la Miglior Voce Maschile dell’anno secondo la giuria del Gran Premio Internazionale del Doppiaggio che lo ha premiato per il suo doppiaggio di Joaquin Phoenix in Joker. A fine serata Patrizia Simonetti lo ha videointervistato per VOCI.fm

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Premio meritatissimo quello di Adriano Giannini per il suo doppiaggio di Joaquin Phoenix in Joker, il film campione d’incassi diretto da Todd Phillips in cui interpreta il protagonista Arthur Fleck. L’attore e doppiatore romano è stato premiato giovedì sera nel corso dell’undicesima edizione del Gran Premio Internazionale del Doppiaggio grazie al giudizio di una folta giuria composta da una novantina di addetti ai lavori che peraltro ha assegnato a Joker anche il riconoscimento per il miglior film dell’anno, sempre dal punto di vista del doppiaggio.Un premio che ha voluto condividere con Massimiliano Alto, il direttore del doppiaggio, ha detto Adriano Giannini dal palco dove ha ringraziato tutti i giurati e molte altre persone che gli hanno insegnato tale lavoro, Francesco Vairano in primis per avergli affidato il suo primo doppiaggio importante, i suoi zii, Dario Penne e Ivana, e anche Marco Mete, Marco Guadagno, Mario Cordova e Rodolfo Bianchi con cui ha condiviso altri doppiaggi.

Figlio d’arte - dell’attore Giancarlo Giannini e dell'attrice, doppiatrice e regista Livia Giampalmo, Adriano Giannini ha iniziato la sua carriera nel mondo dello spettacolo come regista, passando poi dall’altra parte della camera da presa prima con Alla rivoluzione sulla due cavalli diretto da Maurizio Sciarra, poi nel remake di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto di Lina Wertmüller rifatto da Guy Ritchie, all’epoca marito di Madonna, scelto direttamente dalla popstar, la protagonista femminile che nella versione originale era Mariangela Melato, mentre lui interpretava il ruolo che in origine nel 1974 era stato del padre.Adriano Giannini aveva già doppiato un Joker, quello celeberrimo interpretato da Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro, che gli vale il Nastro d'argento 2009 come miglior doppiatore. Anche suo padre Giancarlo Giannini aveva dato voce a Joker in Batman diretto da Tim Burton nel 1989 e interpretato da Jack Nicholson.

L’anno prima aveva conquistato il premio per doppiatori Leggio d'oro come rivelazione maschile dell'anno e due anni prima aveva ricevuto il Nastro d'Argento 2007 per il doppiaggio di Raz Degan in Centochiodi. Tra i personaggi doppiati, oltre a Joaquin Phoenix e Heath Ledger in altri film, Tom Hardy, Christian Bale, Brad Pitt in The Counselor - Il procuratore, Benicio del Toro in Star Wars: Gli ultimi Jedi, Eric Bana in Star Trek, James Franco in Notte folle a Manhattan, Joseph Fiennes, Josh Hartnett in Black Dahlia, e per quanto riguarda film d’animazione ha fatto parlare in italiano Metro Man in Megamind e Mandrake in Epic - Il mondo segreto. Sua anche la voce italiana di Matthew McConaughey in True Detective.
Una bella soddisfazione questo premio” ci rivela Adriano Giannini nella nostra breve videointervista a caldo realizzata al termine della lunga cerimonia di premiazione giovedì sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma, definendo Joker “un film molto difficile da doppiare” e “per restituire al meglio il lavoro fatto da Joaquin Phoenix - ci ha spiegato - ho cercato di seguirlo il più possibile, aiutato dal direttore di doppiaggio Massimiliano Alto”. Poi sul doppiaggio ha messo in guardia sul tempo che sempre meno viene dedicato a questa professione, e anche se restano grandissimi professioni, ha aggiunto, questa eccellenza italiana è a rischio..



Al cinema con Bong Joon-ho's PARASITE

Torna "Al cinema". La rubrica di Alessandro Delfino questa volta è dedicata al film del 2019 "Parasite" vincitore di ben quattro premi Oscar. Scopriamo di più sul doppiaggio di questo capolavoro della cinematografia sudcoreana.

Recensione a cura di Alessandro Delfino


Quando parliamo di cinema e di Oscar, normalmente si pensa sempre ai grandi Kolossal americani, che da sempre ci danno emozioni e ci hanno abituato ad un determinato genere. Ma esiste anche un altro cinema, con uno stile più riflessivo, più concentrato sulla storia, sui personaggi e quello che vivono in quel momento. Questo stile viene chiamato “europeo”: ne fanno parte il nostro cinema, il cinema francese, il cinema spagnolo, ma anche chi dell’Europa non ne fa parte e viene da più lontano. È il caso del film di cui parliamo oggi: “Parasite”. Vincitore di 4 Oscar come “miglior film”, “miglior film in lingua straniera”, “regia” e “sceneggiatura originale”,

Parasite racconta la storia della famiglia Kim, che vive in un seminterrato. Il più giovane, Ki-Woo, riesce a lavorare per la ricca famiglia Park e piano piano riesce ad inserire con l’inganno padre, madre e sorella. Ma l’inganno può essere un’arma a doppio taglio… non era per niente facile riuscire a rendere in italiano la cultura Sud-Coreana, molto distante dalla nostra e soprattutto rendere giustizia a questi bravissimi attori. Ma la direttrice di doppiaggio Silvia Pepitoni è una veterana dell’ambiente e sceglie il seguente cast vocale:

- Dario Oppido, voce di Ki-Taek Kim, patriarca della famiglia Kim

- Roberta Greganti, voce di Chung-Sook Kim, moglie di Ki-Taek

- Vittoria Bartolomei, voce di Ki-Jung Kim, primogenita della famiglia Kim

- Angelo Evangelista, voce del protagonista e più piccolo della famiglia, ki-woo

- Valentina Mari, voce di Yeon-Kyo Park, ricca e svampita moglie Dong-In

- Massimo Bitossi, voce di Dong-In Park, ricco industriale

- Sara Labidi, voce di Da-Hye Park, adolescente figlia dei Park

- Laura Mercatali, voce di Moon-Gwang, domestica dei Park

Un film che spazia in vari generi e riesce a bilanciare perfettamente dramma, thriller e commedia. E voi... lo avete visto?

 

 

Al cinema con David Gordon Green's HALLOWEEN (2018)

 Prendiamo un film, ne analizziamo la trama, gli attori e il doppiaggio. E lo facciamo insieme ad un esperto di cinema del calibro di Alessandro Delfino. E' la rubrica “AL CINEMA CON...”, un appuntamento imperdibile, ovviamente sul #sitodellevoci.
Oggi vi proponiamo lo speciale che ripercorre la storia di "Halloween", un film divenuto un vero e proprio cult del genere horror. A partire dal primo, che uscì quaranta anni fa per la regia di John Carpenter, fino al recente arrivato nelle sale, neanche a dirlo, il 31 Ottobre 2018. Buona... visione:-)

Recensione a cura di Alessandro Delfino


La magica notte del 31 ottobre, dolcetto o scherzetto? E’ proprio da questa famosa festa americana che quarant’anni fa il regista John Carpenter si ispira per scrivere e dirigere un film che sarebbe diventato col tempo non solo un cult assoluto del genere horror, ma il primo film slasher della storia: Halloween.


La storia dell’assassino mascherato, Michael Myers, il Male incarnato, e della sua protagonista Laurie Straude, interpretata dall’attrice Jamie Lee Curtis avrà talmente successo da portare ben sette seguiti e due remake (purtroppo non all’altezza dell’originale). Infatti nel 2018 Carpenter decide di riportare in vita la sua creatura realizzando assieme al regista David Gordon Green un seguito diretto del primo film (ignorando quindi le precedenti pellicole) dove dopo quarant’anni di prigionia Michael Myers fugge e ritorna a tormentare Laurie Strode e la sua famiglia. Un film assolutamente da vedere, che grazie alle musiche originali di Carpenter (che ritorna a comporre anche in questa pellicola) e alla regia classica, ma nello stesso tempo moderna di Green, riesce a rendere attuale ed iconica la storia dell’omicida di Halloween.


La lunghissima saga ha avuto nel tempo diversi direttori e società: Piero Machina, Maura Vespini, Alessandro Rossi; e se il personaggio di Myers è sempre stato di poche parole non si può dire lo stesso della sua antagonista Laurie Straude: molte voci si sono susseguite negli anni, da Micaela Pignatelli a Daniela Igliozzi ad Anna Rita Pasanisi (voce abituale dell’attrice) fino ad arrivare a Roberta Greganti, che doppia Jamie Lee Curtis nella nuova pellicola.
Fabrizio Pucci, direttore del doppiaggio, crea un cast vocale omogeneo e compatto: oltre a Roberta Greganti, Marina Guadagno su Karen Nelson, figlia di Laurie ed Emanuela Ionica su Allyson Nelson, figlia di Karen e nipote di Laurie. Completano il cast il direttore Fabrizio Pucci nel ruolo dello sceriffo Frank Hawkins, Paolo Buglioni in quelle del Dottor Sartain e Massimo Lodolo, voce di Ray Nelson, marito di Karen.
 


  

Al cinema con David Leitch's DEADPOOL 2

Prendiamo un film, ne analizziamo la trama, gli attori e il doppiaggio. E lo facciamo insieme ad un esperto di cinema del calibro di Alessandro Delfino. E' la rubrica “AL CINEMA CON...”, un appuntamento speciale solo sul #sitodellevoci. In questo articolo vi parliamo del mercenario più popolare, più comico e più irriverente della saga mutante degli X-Men, nonché di tutto il mondo dei cinecomics e del secondo film che lo vede protagonista: signore e signori... “Deadpool 2”.

Recensione a cura di Alessandro Delfino


Deadpool è un personaggio davvero insolito per il mondo dei fumetti. Creato nel 1991 da Rob Liefeld, si è sempre distinto per il suo essere sopra le righe, anticonformista, capace di parlare direttamente al lettore ed essere l’unico personaggio inventato a sapere di esserlo.

Una figura per niente facile da trasporre in pellicola, ma nel 2016 grazie agli sforzi congiunti dell’attore Ryan Reynolds e del regista Tim Miller, la 20th Century Fox (casa di distribuzione di tutti i film degli X-Men) porta con successo al cinema la prima storia dedicata al mercenario chiacchierone.

La pellicola è fresca, inedita, piena di battute irriverenti verso il mondo dei cinecomics e parodia del cinema in generale, ma riesce anche ad essere un ottimo omaggio ai film action degli anni novanta; il successo è clamoroso, e non è poco visto anche il divieto ai minori per l’innumerevole violenza sparsa in tutto il film.

Il primo Deadpool inaugura un nuovo ciclo di pellicole vietate ai minori ("Logan" del 2017, altro grande successo di pubblico) e porta quindi tanta attesa per il seguito che esce a Maggio 2018; il sequel si rivela ancora un grandissimo successo di pubblico arrivando a superare di gran lunga il primo film.

La storia di questo Deadpool 2 si rivela molto più intricata del suo predecessore, dove assistiamo ad una evoluzione del personaggio di Wade Wilson, da mercenario dal cuore d’oro nel primo film a giustiziere dedito a salvare l’anima di un ragazzino mutante molto pericoloso; non solo, si evolve anche in maniera inaspettata la storia d’amore tra Wade e Vanessa, già molto forte in Deadpool.

Inoltre la novità vera e propria arriva nel rinnovamento del cast: oltre alle simpaticissime spalle Dopinder e Weasel (già comparsi nel precedente film) arrivano Cable e Domino, due nuovi mutanti pronti a costituire insieme ai vecchi “amici” di Deadpool Colosso e Testata Mutante Negasonica un nuovo gruppo di eroi.

Soprattutto la presenza di Cable, oscuro mutante proveniente da un misterioso futuro, porta il film a molti momenti drammatici e di azione, perfettamente in equilibrio con le parti comiche del film, qui ancora più spinte al limite. La regia inoltre cambia: da Tim Miller si passa a David Leitch (già regista dei due film che hanno riportato in auge il cinema d’azione: John Wick e Atomica bionda), ma Leitch non fa rimpiangere il predecessore portando il film ad una dose ancora maggiore di violenza e scene adrenaliniche di alto livello. Un film quindi completo a tutti gli effetti che porta novità e freschezza nell’ormai usurato mondo dei cinecomics.



L’edizione italiana di questo film è curata da Fiamma Izzo (direttrice anche di tutti i film degli X-Men) che mette insieme la sua squadra di mutanti: se da un lato riconferma il protagonista Francesco Venditti (che curiosamente aveva già doppiato Reynolds / Pool anche nel brutto film "X-Men le origini: Wolverine"), Francesca Manicone su Vanessa, Simone Crisari su Weasel, Alessandro Budroni su Dopinder, il madrelingua Ivan Melkumjan su Colosso, Gaia Bolognesi su Testata Mutante e Rita Savagnone su Al, dall’altro arrivano le nuove entrate costituite da Pino Insegno su Cable ed Erica Necci su Domino, e non ultimo il giovane Tommaso Di Giacomo sul mutante adolescente Firefist.

Un team che funziona a tutti gli effetti, in particolare Francesco Venditti, che si dimostra ormai il perfetto alfiere non solo di Deadpool, ma anche dell’attore Reynolds, dotato di un’irriverenza comica molto particolare, Pino Insegno che restituisce la ruvidezza e la drammaticità del mutante cyborg ed Erica Necci, simpatica e cazzuta voce della mutante fortunata Domino. E voi? Quale voce vi ha fatto più ridere? Scrivetecelo qui o sui nostri social
 

 

Al cinema con James Cameron's TERMINATOR

Una saga famosissima, cult, iniziata nel 1984 grazie ad un’idea di James Cameron, ispirato a quanto pare da un sogno che fece, dove era circondato da macchine senzienti che lo minacciavano di morte. Oggi parliamo della saga di “Terminator”… e del suo doppiaggio.

Recensione a cura di Alessandro Delfino


Un anno prima di “Ritorno al futuro”, altro grandissimo film cult del genere, esce “Terminator”, che narra la storia di un futuro governato dalle macchine e con pochi superstiti umani rimasti a combatterli; uno di questi, il leader John Connor, decide di mandare nel passato un suo sottoposto per proteggere sua madre, Sarah, all’epoca ragazza e non ancora incinta di John. Di contro le macchine mandano l’indistruttibile T-800 (col volto di Arnold Schwarzenegger) ad uccidere Sarah per impedire la nascita del futuro ribelle. In Italia questo film, ancora sconosciuto, arriva alla società di doppiaggio Coop.FCM, e il direttore di doppiaggio Carlo Marini sceglie un cast particolare per i giovani attori: Guido Sagliocca per l’attore Michael Biehn (Kyle Reese), Daniela De Silva per Linda Hamilton (Sarah Connor) e soprattutto Glauco Onorato per Arnold Schwarzenegger-T-800, che dona alla macchina interpretata dall’austriaco, una voce tagliente e fredda come il ghiaccio. Il film ha un grandissimo successo, tanto da generare un seguito nel 1991, “Terminator 2 - Il giorno del giudizio”; questa volta Arnold Schwarzenegger diventa buono, un T-800 riprogrammato dagli umani per proteggere John Connor, nel frattempo nato e diventato adolescente, dal più avanzato e ancor più letale T-1000, che ovviamente deve uccidere il ragazzo.

E’ il turno della famosa CDC-Sefit prendere il timone del doppiaggio del film e il direttore di doppiaggio Cesare Barbetti (famosissima voce di attori come Robert Redford e Steve McQueen) sceglie Alessandro Rossi come voce del T-800 buono, donandogli questa volta un tono robotico, ma paterno. Sarah Connor, interpretata sempre da Linda Hamilton ha in questo film la voce di Isabella Pasanisi (voce di Demi Moore), che dona al personaggio di Sarah, evolutasi in questo film da timida ragazza impaurita a donna guerriera pronta a difendere il figlio, una voce tagliente e cazzuta. Completano il cast il giovane Fabrizio Manfredi a dare voce all’altrettanto giovane Edward Furlong/John Connor e Marco Mete, doppiatore di Robert Patrick/T-1000.

Questo seguito ha ancora più successo del primo e porta il franchise ad un incasso prolifico, anche se passano dodici anni prima dell’uscita del terzo capitolo: “Terminator 3 - Le macchine ribelli”; questa volta però non c’è più James Cameron e la storia perde un po’ di novità. Abbiamo infatti John, cresciuto, senza più Sarah a proteggerlo, sbandato, diventato un senza tetto che scappa inseguito questa volta da una T-X, modello ancor più avanzato dei Terminator, ma protetto sempre da Arnold Schwarzenegger, T-850 modello un po’ più nuovo rispetto al vecchio T-800. Il doppiaggio è sempre CDC-Sefit, ma questa volta è Manlio De Angelis a dirigere e scegliere il cast di voci: Alessandro Rossi di nuovo per il T-850, Christian Iansante per John Connor, Tiziana Avarista per Katharine Brewster e Stefanella Marrama per la T-X. Il declino della saga continua con il film “Terminator Salvation” del 2009, ambientato questa volta nel famoso futuro dove le macchine sono in guerra contro gli uomini; non c’è traccia di Schwarzenegger, ma il protagonista assoluto è John Connor, interpretato da Christian Bale, e dall’altro il Cyborg Marcus, che ha il volto di Sam Worthington (reduce del successo di un altro film di James Cameron, Avatar).

Sempre la CDC ad occuparsi del doppiaggio, ma cambia di nuovo il direttore, Sandro Acerbo, che sceglie Riccardo Rossi (già voce di Christian Bale ad esempio in “American Psyco”) su John Connor e Fabio Boccanera su Marcus Whright. Passano un bel pò di anni: è il 2015, si decide di dare una rinfrescata alla saga ed esce “Terminator - Genisys”, ambientato in una realtà alternativa, seguendo solo i primi due film ed ignorando il terzo e quarto capitolo; ne esce una storia molto confusa, con un recast dipersonaggi storici come Sarah e John Connor (interpretati rispettivamente da Emilia e Jason Clarke) e Kyle Reese (Jai Courtney) e con il ritorno di Arnold Schwarzenegger nei panni del T-800, questa volta invecchiato assieme a Sarah.Abbiamo un cambio di società: non più la Sefit, bensì la Dubbing Brothers, con il direttore Fabrizio Pucci a scegliere il seguente cast: l’ufficiale Alessandro Rossi sul T-800, lo stesso direttore su John Connor, Alessia Amendola sulla giovane Sarah Connor e Carlo Scipioni su Kyle Reese. Il film ha un altro insuccesso e si decide di chiudere la saga.

Fino ad anni recenti, quando James Cameron decide di riprendere in mano la sua creatura, darla in regia a Tim Miller (già regista di “Deadpool”) e creare un seguito ufficiale solo dei primi due film, con il ritorno di Arnold Schwarzenegger di nuovo nei panni del cyborg e di Linda Hamilton in quelli di Sarah Connor. La storia narra di un’invecchiata Sarah Connor che si ritrova di nuovo a dover proteggere, assieme alla soldatessa geneticamente modificata Grace, la giovane Dani Ramos dal pericoloso Rev-9, interpretato da Gabriel Luna. La pellicola questa volta riporta la storia ai toni dei primi due film e Linda Hamilton dimostra ancora di possedere una forte presenza magnetica assieme all’ormai storico e immancabile Schwarzenegger; è il turno questa volta di Flavio De Flaviis come direttore che sceglie il seguente cast vocale: l’ormai ufficiale Alessandro Rossi sullo stanco T-800, di nuovo Isabella Pasanisi su Sarah Connor, Rossa Caputo su Grace, Letizia Ciampa su Dani Ramos e Fabrizio De Flaviis sul letale Rev-9/Gabriel. La saga avrà ancora un seguiro? E…quali voci potrebbe avere in futuro?

 

Al cinema con Ted Kotcheff's RAMBO

Il cinema durante tutta la sua esistenza ci ha regalato personaggi indimenticabili. Ci sono attori che, nonostante abbiano fatto tanti film e abbiano ormai una carriera quarantennale alle spalle, vengono ricordati per un solo personaggio. Anzi... in questo caso, due: l’attore è l’icona “action” per eccellenza: Sylvester Stallone; i personaggi, neanche a dirlo, sono “Rocky” e quello di cui parleremo oggi: il combattente reduce del Vietnam, “John Rambo”.

Recensione a cura di Alessandro Delfino


La storia di Rambo nasce con il romanzo scritto da David Morrell, nel 1972, che narra il disagio dei ragazzi di ritorno dalla guerra del Vietnam, ed in particolare di John, che in lotta contro il pregiudizio nei loro confronti, riesce a scatenare una sua guerra privata contro lo sceriffo Teasle e tutto il corpo di Polizia della cittadina di Hope. Il romanzo cattura sin dall’inizio l’attenzione del cinema ed in particolare, già nel 1975, l’attore cubano Tomas Milian, famoso in Italia per i film di genere western e polizieschi, dopo aver letto il libro, vuole interpretare subito l’ex berretto verde; purtroppo la produzione rifiuta per i costi elevati nel riprodurre l’ambientazione americana, ma Milian riesce ad avere una piccola soddisfazione facendosi chiamare proprio “Rambo” nel film “Il giustiziere sfida la città” di Umberto Lenzi.

Ma torniamo a John Rambo: nel 1982, finalmente i produttori Kassar e Vajna (famosi per molti film d’azione anni ottanta e novanta) decidono di portare sul grande schermo il personaggio e, dopo una numerosissima selezione di casting (furono presi in considerazione Clint Eastwood, Al Pacino, Robert De Niro, Paul Newman, Nick Nolte, Michael Douglas e Steve McQueen) viene scelto Sylvester Stallone, dopo il successo della saga di Rocky. Stallone, anche sceneggiatore, appronta una modifica al personaggio, ammorbidendolo un pò rispetto al romanzo, facendolo uccidere solo se costretto e calcando ancora di più la sua figura di vittima di guerra. Il film ha un successo strepitoso e porta a due seguiti nel 1985 e nel 1988, che piano piano trasformano John Rambo da figura drammatica a macchina da guerra tutto muscoli; in Italia il direttore di doppiaggio Pino Locchi sceglie come voce del protagonista Ferruccio Amendola, che già aveva doppiato in precedenza Stallone nei film di Rocky. L’abbinamento è perfetto: Amendola riesce con poche parole a dare umanità e riconoscibilità al personaggio, soprattutto nel monologo finale, dove John esplode e mostra tutta la sua vulnerabilità. Completano il cast: Renato Mori, voce di Brian Dennehi, il cinico e arrogante antagonista, lo sceriffo Teasle, mentre lo stesso direttore Pino Locchi doppia Richard Crenna, il colonnello Samuel Trautman, unico amico di Rambo che capisce il suo stato d’animo.

Amendola continua a doppiare Rambo anche nei due seguiti, “Rambo 2” e “Rambo 3”, seguendo perfettamente la parlata bassa e rude del personaggio, mentre la società di doppiaggio CDC continua ad occuparsi del franchise con, questa volta, direttore di doppiaggio del terzo film Manlio De Angelis, che sceglie al posto di Pino Locchi, Alessandro Rossi come voce del colonnello Trautman. Passano gli anni e nel 2008 Stallone decide di riportare in vita (cinematograficamente parlando) il personaggio ed esce la pellicola “John Rambo”, dove l’ormai invecchiato ex soldato si trova in Birmania a dover salvare un gruppo di protestanti prigionieri dei soldati ribelli; il film è un grande successo e conferma l’amore che ancora il pubblico prova, nonostante il Vietnam sia ormai un ricordo lontano, per il personaggio.

Questa volta il doppiaggio viene affidato alla Multimedia Network e il direttore Enzo Bruno sceglie Massimo Corvo come nuova voce di John Rambo (già sostituto ufficiale di Stallone dopo la morte di Ferruccio Amendola nel 2001) che riesce a restituire quella stanchezza e rabbia che John prova nei confronti del mondo, volendo solo essere lasciato in pace; compaiono anche flashback del primo film con immagini d’archivio di Stallone e Crenna (nel frattempo morto prima delle riprese del film) e vengono ridoppiate le scene con Massimo Corvo, voce di John Rambo e Massimo Rossi, voce di Samuel Trautman.

Ma la storia di John Rambo non finisce qui: Stallone decide di riportare al cinema il personaggio con una storia tutta nuova: capelli tagliati, ritiratosi a vita privata nel ranch di suo padre, John ormai è un uomo pacifico, anche se apparentemente… i ricordi del Vietnam non lo abbandonano mai. E quando la nipote di una sua vecchia amica (Gabrielle), viene rapita... Rambo torna in azione, più crudele e violento che mai! Questa volta è il turno della Tiger Film ad occuparsi dell’edizione italiana del film e la direttrice Silvia Pepitoni sceglie di nuovo Massimo Corvo, ormai diventato voce ufficiale dell’attore, a dare di nuovo voce e rabbia a John Rambo. Completano il cast Barbara De Bortoli nel ruolo di Carmen Delgado, Veronica Puccio in quelli di Gabrielle, Alberto Bognanni e Christian Iansante in quelli dei due antagonisti, i fratelli Martinez e Mirta Pepe, voce di Maria Beltran, vecchia amica di John.


 

AL CINEMA: SERGIO LEONE e IL DOPPIAGGIO

Alessandro Delfino ci porta... "Al Cinema". In questo speciale riscoprirete i film cult del grande regista e sceneggiatore italiano Sergio Leone, il papà del genere "Spaghetti Western". Pochi titoli ma che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema e di cui oggi Alessandro ci parlerà ponendo un accento particolare sul fattore doppiaggio.

Speciale a cura di Alessandro Delfino

Pochi registi italiani sono riusciti ad imprimere il loro stile nel mondo; alcuni addirittura sono riusciti a prendere in prestito un genere non loro e rimodellarlo a piacimento riuscendo col tempo a superare il maestro. Uno di questi è stato sicuramente Sergio Leone che, imparando la lezione da John Ford ed i suoi western, è riuscito con i suoi film ad inventare un genere, denominato “Spaghetti Western”, per la sua assonanza con il nostro Bel Paese.

Con il suo primo film di successo, “Per un pugno di dollari”, rende famoso l’allora sconosciuto Clint Eastwood, con il suo sguardo glaciale, il sigaro e il famoso poncho. E sceglie come antagonista l’allora attore in ascesa Gian Maria Volontè. Il suo film diventa un mix di lingue, con l’americano Eastwood, l’italiano Volontè, la tedesca Marianne Kock e così via; un cast per niente facile da dirigere. Ma per fortuna, in fase di montaggio, Leone decide di affidare al direttore di doppiaggio Lauro Gazzolo il compito di trovare le voci italiane giuste per i personaggi: ecco così che l’attore teatrale Enrico Maria Salerno doppia Clint Eastwood (Joe), Nando Gazzolo doppia Gian Maria Volontè (Ramon Rojo), Rita Savagnone doppia Marianne Kotch / Marisol e lo stesso Lauro Gazzolo diventa la voce di Joe Edger / Piripero. Il risultato è eccezionale, Salerno riesce con la sua voce possente a restituire la durezza del timbro originale di Eastwood, mentre Gazzolo dona spietatezza e ambiguità al bandito Ramon. 

Il successo di “Per un pugno di dollari” porta al seguito: “Per qualche dollaro in più”, dove vengono riconfermati Clint Eastwood e Gian Maria Volontè (questa volta nel ruolo di Indio) e un nuovo attore, anch’egli sconosciuto: Lee Van Cleef, qui nel ruolo del colonello Douglas Mortimer. Con il suo aspetto autorevole serviva una voce altrettanto imponente e la scelta cade su Emilio Cigoli (voce molto famosa nei western, grazie a John Wayne). Cigoli torna inoltre a doppiarlo nel terzo film della trilogia: “Il buono, il brutto, il cattivo”, con di nuovo Eastwood nei panni del protagonista (il buono), Van Cleef questa volta nei panni dell’antagonista (il cattivo) e una nuova entrata: Eli Wallach (il brutto), vero protagonista della pellicola più famosa di Sergio Leone. Sul formidabile attore americano, viene scelto Carlo Romano (voce caratterista di attori come Jerry Lewis, Bob Hope e Fernandel) che riesce a dare al personaggio di Tuco una simpatia tale da oscurare i suoi due piu famosi colleghi.



E’ il 1968 e Leone comincia ad essere stanco del genere western, dicendogli addio con il film “C’era una volta il west”, con un cast stellare: Henry Fonda, Charles Bronson e Claudia Cardinale. Per Henry Fonda, al suo primo ruolo negativo, viene di nuovo chiamato Nando Gazzolo, che però a differenza dei precedenti personaggi di Ramon e Indio, dona all’assassino Frank, eleganza, miscelata ad un glaciale sadismo. Sul suo antagonista e cowboy solitario Armonica, interpretato da Charles Bronson, troviamo Giuseppe Rinaldi (grande voce di attori come Paul Newman, Marlon Brando e Jack Lemmon), che dona dei bassi straordinari al personaggio ombroso di Armonica, quasi lo specchio di Frank, ma con un codice d’onore. Completa il cast Rita Savagnone, che doppia la prostituta Jill, interpretata da Claudia Cardinale, che all’epoca veniva spesso doppiata, per via della sua voce roca, in contrasto con il suo bel viso d’angelo.

Con questo film, Sergio Leone chiude in bellezza gli anni sessanta, entrando già nella leggenda e, dopo la parentesi avventurosa con “Giù la testa”, si limita a produrre per tutti gli anni settanta (ad esempio “Il mio nome è nessuno” con Terence Hill ed Henry Fonda) e i primi anni ottanta lanciando il giovane regista e attore Carlo Verdone. Ritornerà alla regia con l’ultimo film della sua carriera, ancora ad oggi considerato un capolavoro del cinema: “C’era una volta in America”. Il film narra la storia del gangster Noodles e della sua ascesa fino alla fuga per poi ritornare dopo tanti anni invecchiato, per indagare su una vecchia storia. Il cast è immenso, ma anche quello vocale, questa volta scelto dal direttore e doppiatore Riccardo Cucciolla: Ferruccio Amendola su Robert De Niro (Noodles) anche se all’inizio Leone voleva Pino Colizzi, ma lo stesso Colizzi gli consigliò Amendola, come voce ufficiale dell’attore), Sergio Fantoni per James Woods / Max Bercovicz, Rita Savagnone su Elizabeth McGovern (Deborah Gelly), Leo Gullotta su Joe Pesci (Frankie Monaldi), Gigi Reder su Burt Young (Joe), Franco Latini su Larry Rapp (Fat Moe Gelly), Maria Pia Di Meo su Tuesday Weld (Carol) e Vittoria Febbi su Darlenne Fluegel (Eve). Completano il cast le giovani voci di: Riccardo Rossi su Noodles, Georgia Lepore su Deborah (interpretata da una sconosciuta Jennifer Connelly), Massimo Rossi su Max e Francesco Pezzulli su Fat Moe. Se col tempo battute memorabili sono rimaste nel nostro immaginario possiamo ringraziare le nostre grandi voci nell’ombra. E una di queste ci svela che proprio una delle battute del film del regista romano e’ sempre stata una delle sue preferite, ascoltalo in questo video 
qui

Al Pacino: Chi lo doppia?

Una leggenda, un’icona della recitazione della New Hollywood, ha stregato generazioni e generazioni dagli anni settanta ed ancora oggi è dotato di un magnetismo eccezionale. Signore e signori oggi in "Chi lo doppia" Alessandro Delfino ci parla di “Al Pacino

Alessandra Mandese: scopriamo la sua voce

Su VOCI.fm ospitiamo una speaker, attrice e doppiatrice di grande talento: Alessandra Mandese. Vive in Puglia, tiene corsi di recitazionee dizione e con il suo home-studio lavora per radio, aziende e studi di registrazione in tutta Italia. Marco Picchio l'ha intervistata per noi.

Intervista realizzata da Marco Picchio


Amici di VOCI.fm, un grande saluto da Marco Picchio. COn l'intervista di oggi, noi del #sitodellevoci intendiamo mettere il turbo alla nostra mission, che è quella di promuovere le migliori voci della nostra community e tra queste c'è, senza dubbio, quella di Alessandra Mandese. Buongiorno Alessandra!
Buongiorno a tutti voi, amici di VOCI.fm

Tu sei di Brindisi, ma appartieni un pò anche a Bologna, perchè vedo che sei diplomata all’accademia come attrice di prosa, hai fatto il DAMS, hai un background veramente molto importante. Raccontaci qualche cosa!
Si, io sono salentina, ma ho studiato sia a Bari che a Bologna. A Bologna il DAMS, a Bari l’accademia, la scuola di espressione di Orazio Costa per diplomarmi come “attrice di prosa”. Poi, dopo 3 anni di intenso studio (teatro classico), ho deciso che la voce sarebbe stata la parte del corpo che avrei voluto sfruttare e usare di più in questa arte interpretativa. E così a Bologna ho avuto la fortuna di poter entrare in uno studio di registrazione, forse uno dei primi in Italia, “Audiomax”, e di iniziare a lavorare sia come speaker che come impiegata. Ho avuto accanto voci importantissime, che lo sono ancora, tra le top italiane; passavano tutte da Audiomax e lì ho carpito i segreti dello speakeraggio perchè è vero che ci sono delle scuole anche fatte bene, ma è molto importante prendere ispirazione da chi è lì davanti a te. Io ho fatto questo per tre anni, rubare, gentilmente, il mestiere, per farlo mio. Quando ancora c’erano gli studi di registrazione, era bello perché ci si incontrava fisicamente con gli altri colleghi speaker, adesso lavoriamo quasi tutti in home-studio.


Nel tuo curriculum troviamo anche importanti tracce di radio. Tu hai collaborato anche con la pugliese Radio Mambassa, vero?
Si, ho lavorato a Radio Mambassa che, negli anni '90-2000 era una delle radio più importanti del Sud Italia ed è stata un’esperienza molto bella. Passare dalla prosa, dal recitare i “classici” a fare radio, è stato un bel salto, ma molto formativo. In radio ho imparato a parlare senza paura di fermarmi, perché a volte noi abbiamo quest’ansia di dover dire tante cose insieme, quando si è in radio, invece, bisogna anche imparare ogni tanto a fermarsi. E poi l’insegnamento ha colmato un pò tutto. Posso dire che insegnare, trasmettere il mestiere ai ragazzi, è bellissimo.

Tu sei tornata a Brindisi e tieni corsi di recitazione e dizione, quindi tu hai questo contatto diretto con i tuoi ragazzi..
Si, perché il mestiere dell’attore si insegna “corpo a corpo” e quindi è bello, perché tu trasmetti le tue conoscenze, poi loro faranno il resto. Attualmente, comunque, il mestiere che più mi interessa e più mi piace è quello della speaker: conduttrice radiofonica, speaker pubblicitaria, tutto quello che faccio e posso fare dal mio home-studio. Piuttosto che viaggiare come attrice, in questa fase della vita, vorrei dedicarmi allo speakeraggio, all'uso completo della voce.


Che Alessandra Mandese abbia una bella voce è chiaro! La tua scheda è presente, ovviamente, su VOCI.fm e chiunque può cercarla, visitarla e vedere un pò di cose che ti riguardano professionalmente.
Io sono molto contenta di essere in questa grande famiglia, che è VOCI.fm, una realtà molto attiva, che seguo dall’inizio e mi è sempre piaciuta, perché ho notato una grande attenzione e un grande rispetto per chi lavora in questo campo. Noi speaker tendiamo ad essere tutti un pò isolati, a lavorare nei nostri studi. Sarebbe bello un giorno conoscerci tutti e sapere che siamo poi in fondo un grande gruppo. Quindi, un saluto a tutti i miei colleghi speaker.

Hai lanciato un’idea!
Sarebbe molto bello! È vostro compito, solo voi potete farlo :-)

Grazie ad Alessandra Mandese e buon lavoro!
Grazie a te, grazie a voi di VOCI.fm! Ciao a tutti!

Alessandra Prandi: Big Voice su VOCI.fm

Oggi sul #sitodellevoci, ospitiamo la speaker e voice talent Alessandra Prandi, una delle Big Voices della nostra grande community. Ecco l'intervista video di Marco Picchio.

Alessandro Gassman: la voce de "Il Grinch"

Alessandro Gassmann torna a prestare la sua voce al personaggio di un cartone e stavolta è proprio il suo preferito: “Il Grinch”. Il film che uscirà il 29 novembre è stato presentato in anteprima a Roma dallo stesso Alessandro Gassmann. Patrizia Simonetti lo ha intervistato per il #sitodellevoci.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Alessandro Gassmann su VOCI.fm! Alessandro, torni a doppiare un film d'animazione: questa volta sei “il Grinch”. Com'è questo tuo Grinch?
In effetti è la prima volta che doppio un grandissimo protagonista come il Grinch, è stato bellissimo e ho imparato un sacco di cose. È un grandissimo cartone, un film per grandi, per piccini, fa ridere e piangere, è sorprendente! Non è facile doppiare questi cartoni perché non si tratta di fare una pagliacciata, una farsa: sono storie scritte come se i personaggi fossero veri, quindi bisogna dargli una verità, fare un lavoro sottile; mi sono molto divertito.

Di tuo che cosa hai dato al Grinch, oltre alla voce?
Credo di avergli dato divertimento, spero. Chiaramente avevo l'esempio americano di Benedict Cumberbatch che è un grandissimo attore, però in italiano suona tutto diverso quindi abbiamo dovuto aggiustare delle cose. Forse il Grinch italiano è leggermente più caldo di quanto non sia la versione americana, perché l'italiano si presta di più a scaldare le interpretazioni, anche se Cumberbatch e io abbiamo una voce abbastanza simile, quindi mi ci sono trovato molto bene. Lui ha fatto un lavoro sublime e non sono qui io a scoprire le qualità di quel grande attore.

A proposito di grandi, i doppiatori dicono che per doppiare bisogna essere attori. Tu lo sei, ovviamente, sei d'accordo con questa affermazione? E soprattutto qual è la diversa soddisfazione tra recitare con tutto il corpo e soltanto con la voce?
In realtà quando si doppia si lavora anche col corpo: io mi muovo parecchio, quando camminano cammino, quando si strozzano mi strozzo da solo, bevo l'acqua quando devo bere l'acqua, quindi mi aiuto con tutti i mezzi disponibili. Sì, per essere doppiatori bisogna essere attori. Secondo me se si fa in una carriera solo doppiaggio poi dedicarsi ad altre forme di spettacolo diventa più difficile, quindi alternare il doppiaggio a teatro, cinema e televisione è la cosa migliore, perché un attore deve saper fare un po' tutto.


Una volta ti veniamo a riprendere mentre doppi, così ci divertiamo un po', che dici?
Molto volentieri, ci mancherebbe, mi fa piacere!

Senti, lo spirito di questo film è uno spirito natalizio ma non solo, perché si parla di solidarietà, di ottimismo, di pensare positivo...
Sì, di pensare positivo e soprattutto di inclusione del diverso, questo è importante. Il Grinch è un diverso perché è verde, gli altri sono tutti rosa e lui no, ma basta una parola di gentilezza nei confronti di uno verde – arrabbiato e chiuso, che odia tutti – per farlo diventare esattamente come tutti gli altri: una bella creatura. Il Grinch può essere bello, soltanto che se l'era dimenticato, e in questo film se lo ricorda.
Un saluto a VOCI.fm da Alessandro Gassman, vi auguro un buon divertimento se andate al cinema a vedere il Grinch!

 

Alessandro Germano su VOCI.fm: consulente MKT e podcaster

Ospitiamo il consulente di digital marketing Alessandro Germano, da circa un anno e mezzo anche influencer, podcaster e scrittore. Lo trovate su Instagram, su Tik Tok ed oggi anche su VOCI.fm nell'intervista di Marco Picchio in cui ci racconta il suo percorso.

Alessandro Quarta: voce di Ethan Hawke, Topolino...

Il viaggio di VOCI.fm nel mondo del doppiaggio non può non fermarsi dalle parti di Alessandro Quarta, doppiatore di numeri uno del cinema come Ethan Hawke o di veri e propri “miti” come Topolino. Nell'intervista realizzata da Diego Bandinelli, scopriamo i segreti di un successo che prosegue da 40 anni. 

Intervista realizzata da Diego Bandinelli


Come ti trovi a doppiare l'attore Ethan Hawke e qual'è un suo film che ti è particolarmente piaciuto?
Dico la verità, per me Ethan Hawke è un attore come gli altri che doppio e che ho doppiato; dovendo proprio scegliere un titolo, direi “L'attimo fuggente” che mi evoca ricordi piacevoli perchè è un film intenso, con una cura maniacale per ogni particolare.

Preferisci doppiare film cinematografici o cartoni animati?
I cartoni animati sono più difficili da doppiare, sia per il tipo di recitazione sempre sopra le righe, sia perchè ci sono meno punti di riferimento da seguire, tipo le espressioni del viso che invece aiutano tantissimo nel doppiaggio di un attore in carne ed ossa. Nei film hai più sentimento, mentre in un cartone animato è quasi sempre questione di tecnica e dinamica della voce.

Sappiamo Alessandro che sei anche direttore del doppiaggio. Puoi parlarci di questo lavoro?
Beh, io sono un musicista direttore di gruppi vocali, quindi mi sono trovato a gestire contemporaneamente anche più di 20 elementi di un'orchestra, ognuno con un ruolo ed uno strumento diverso. Capisci da solo che “ridurre” la direzione ad uno, due o tre persone che recitano è molto più semplice! Amo molto il ruolo di direttore del doppiaggio, perchè ti permette di “creare”, pur restando nella tematica del film sui cui sto lavorando.

Parlaci quindi della tua passione per la musica!
Io ho iniziato a circa 18 anni studiando musica, per poi specializzarmi nel canto che considero l'espressione a me più congeniale. D'altronde la voce è il mio strumento e mi sono divertito a metterla alla prova nei generi più disparati; mi sono fermato tanti anni alla musica medievale e antica per poi passare ai miei progetti voce-percussioni.

Come ti sei trovato a doppiare per ben 9 stagioni il personaggio di J.D. nel telefilm “Scrubs”?
Scrubs” è una serie fantastica, che ricordo con grande piacere; sia perchè era così ben fatta da poterla riguardare all'infinito senza mai stancarsi, sia perchè ho lavorato con un team di colleghi che conosco fin da bambino e quindi mi sono sentito sempre in famiglia. E l'aver curato il personaggio di J.D. per tutti questi anni ha fatto si che la gente associasse (ed associ tuttora) il suo volto alla mia voce; una cosa molto bella.

E parlando di altre seri tv che hai doppiatore, cosa mi dici di “Lost”?
Di “Lost” ho un ricordo molto vivo, perchè il mio personaggio è stato introdotto tardi e quindi mi sono trovato a lavorare da solo, entrando in una serie già avviata da tempo. Ho fatto affidamento sulle indicazioni del direttore di doppiaggio e l'ottimo risultato finale è stata davvero una bellissima sorpresa. Ho rivisto la serie tutta di seguito e mi è piaciuta moltissimo!

Come ti è nata la passione per il doppiaggio?
Ammetto che inizialmente mi avvicinai al doppiaggio per avere una vita “normale”; lavorando fin da bambino in teatro, gestivo dei tempi piuttosto diversi dalle persone comuni, ero spesso in tournèe o comunque lavoravo in orari “da spettacolo”. Il doppiaggio era quindi quell'alternativa che mi permetteva di restare vicino alla recitazione ma senza compromettere troppo la mia vita privata. Poi mi ha letteralmente conquistato!

Alessandro Siani l'intervista per VOCI.fm

Arriva in sala giovedì 31 ottobre 2019 “Il giorno più bello del mondo”, di (e con) Alessandro Siani. Il film è stato presentato in anteprima ad “Alice nella Città”, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma, con tanto di red carpet. Ed è proprio sul tappeto rosso che Patrizia Simonetti ha fatto due chiacchiere con Alessandro Siani per parlare... di doppiaggio!

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Alessandro Siani, al secolo Alessandro Esposito, napoletano doc, classe 1975, di professione attore, sceneggiatore, regista, scrittore e produttore. E doppiatore. Nel 2011 nella versione italiana di “Cars 2” (Walt Disney – Pixar) diretto da John Lasseter e Brad Lewis, ha doppiato il personaggio di Francesco Bernoulli - una Ferrari da corsa proveniente dall'Italia - la cui voce originale era niente meno che di John Turturro; mentre nel 2015 ha fatto parlare in italiano il Vanitoso ne “Il piccolo principe” di Mark Osborne, la cui voce originale era di Ricky Gervais.“Il giorno più bello del mondo” è il suo ultimo film che arriva al cinema il 31 ottobre 2019 e che è stato presentato in anteprima a Roma nella ricca sezione parallela della Festa del Cinema, “Alice nella Città”, quella dedicata ai film per ragazzi e con i ragazzi. Il registattore è stato molto disponibile con loro: non solo ha visto il film in sala assieme al suo giovanissimo pubblico che lo ha applaudito con entusiasmo, ma ha anche presentato il film e tutto il cast sul palco prima della proiezione, senza scordarsi di sfilare sul red carpet per la gioia di fan, giornalisti e fotografi ai quali si è generosamente concesso (compresi noi di VOCI.fm).

Alessandro Siani lo ha scritto, lo dirige e lo interpreta pure come protagonista. Il suo personaggio si chiama Arturo Meraviglia, un tipo ingenuo, sognatore, sempre senza un soldo e con tanti debiti. Arturo aveva ereditato dal padre (Enrico Ianniello) un piccolo teatro di avanspettacolo che lui da bambino amava tantissimo: c’erano i ballerini e i funamboli, e ne restava sempre ammaliato. Purtroppo non ha però saputo gestirlo al meglio ed ora non è che un triste be sporco teatro chiuso. Il suo sogno però è sempre quello di riaprirlo per riportarlo ai fasti di un tempo. L’occasione sembra arrivargli da un’eredità lasciatagli da uno zio semi sconosciuto, ma purtroppo – o forse no – non si tratta di soldi ma di due ragazzini: Gioele e Arturo, e il maschietto pare abbia una facoltà magica, quella di spostare le cose con la sola forza del pensiero, la telecinesi insomma. Così Arturo decide di usarla a suo favore, ma proprio quando le cose sembra stiano andando bene, e lui si è anche affezionato ai due nipoti acquisiti, arrivano i cattivi…

Il giorno più bello del mondo” è un film leggero e divertente arricchito da un buon cast: oltre a Alessandro Siani incontriamo infatti Giovanni Esposito, come in “Si accettano miracoli” del 2015, nel ruolo di un comico che non fa ridere; Stefania Spampinato, nota al grande pubblico anche come dottoressa Carina DeLuca nel celebre medical drama Grey’s Anatomy, che fa una dottoressa pure qui ma di tutt’altra specie; Stefano Pesce che è uno dei cattivi; Jun Ichikawa (la Yukino de L’allieva) che è l’assistente coraggiosa e creativa di Arturo; Leigh Gill direttamente da Joker; e poi i due bambini, davvero belli e bravi, e cioè Sara Ciocca e Leone Riva.
Un film per tutta la famiglia che oltre a divertire sottintende anche dei buoni messaggi, come non perdersi mai d’animo e sognare sempre, e tratta temi attualissimi come il riscatto e la tecnologia. E naturalmente di magia. .



Alessio Cigliano su VOCI.fm: "Dopocena con..." apre le porte agli emergenti

Giovedi 3 ottobre 2019, una data importante per tutti gli appassionati di voce: torna in diretta su Radio Cigliano e sulla home-page di www.VOCI.fm "Dopocena con...", la trasmissione di Alessio Cigliano dedicata al doppiaggio con tanti ospiti, chiacchiere e musica. E quest’anno presenta una bella novità: una puntata al mese aperta ai giovani doppiatori che vogliono farsi conoscere e incontrare un direttore di doppiaggio. Volevamo assolutamente saperne di più, quindi siamo andati a Radio Cigliano per parlarne con il padrone di casa. Ecco il resoconto di Patrizia Simonetti.

Alessio Cigliano: un grande doppiatore su VOCI.fm

Che cosa hanno in comune Ken il Guerriero, Yattaman, Walton Goggins (detective in “The Shield”) e Erdogan Atalay (poliziotto di “Squadra Speciale Cobra 11”)? Semplice! La voce di Alessio Cigliano, uno dei più noti e versatili doppiatori italiani. Conosciamolo meglio nell'intervista a VOCI.fm

Intervista realizzata da Diego Bandinelli

Cominciamo con la domanda di rito: qual'è il personaggio preferito tra i tantissimi che hai doppiato?
Non c'è un personaggio preferito, ci sono personaggi che ho seguito per anzianità di servizio, che ho doppiato di più. Ci sono degli attori che seguo da tanti anni, soprattutto televisivi: il dr. Carter di “E.R. (Medici in prima linea)” oppure il poliziotto del telefilm “Squadra Speciale Cobra 11” che faccio da due decenni.

Cosa ci puoi dire della serie tv “The Shield” in cui doppi Shane?
Molto divertente farlo, un bel personaggio con un sacco di sfaccettature; lui ha fatto molto bene ed io gli sono andato dietro, che poi è il segreto del doppiaggio! Ho cercato di incollarmi il più possibile alla sua mimica, alle sue espressioni, alla sua psicologia, a tutto quello che esprimeva Walton Goggins.

Sappiamo anche che hai doppiato il mitico Zachary Quinto nella serie “Heroes”...
In “Heros” e nei film di “Star Trek” di Abrams, quelli dal 2009 in poi.

Ma c'è un attore che ti piacerebbe incontrare di persona?
Ho incontrato l'attore tedesco che doppio in “Squadra Speciale Cobra 11” ad un premio, eravamo entrambi invitati ed ho incontrato successivamente un altro paio di personaggi. A loro fa molto strano vedermi, in quanto rappresento la parte esclusivamente “italiana”.

Nel 2013 hai anche doppiato un film di fantascienza molto particolare: “Snowpiercer”! Eri la voce italiana di Chris Evans, il protagonista.
In quel caso è stata una bella scommessa del direttore perchè non è un attore che doppio abitualmente, anche anagraficamente non è proprio nella mia fascia di età. Mario Cordova ha voluto fare questo tentativo che alla fine mi è sembrato ben riuscito. Certo non sarebbe ripetibile su “Capitan America” o su altre sue interpretazioni, però quella è venuta bene.

Oltre ai personaggi di azione ti riescono molto bene anche i ruoli da cattivo, come in “12 Anni Schiavo” in cui doppi Michael Fassbender.
Una parte molto difficile da interpretare vocalmente. Siamo stati misurati ed abbiamo ricreato una sonorità interessante, non simile all'originale perché Fassbender ha un “vocione”, ma decisamente coerente.

Tu sei famoso per aver doppiato “Ken il Guerriero”, ma io ti conosco anche come voce del celebre gioco di X-Files.
Certo! Mi ci sono anche divertito, a parte il delirio di doppiare videogiochi in cui devi ripetere le cose cento volte. Di solito si doppiano sulla traccia audio e basta, ma in quel caso lo doppiammo con il sincro del video.

A questo punto la domanda è d'obbligo: preferisci doppiare film, videogames o cartoni animati?
Io mi diverto molto a doppiare cartoni animati, soprattutto se devo cercare sonorità, giochi di voce, adattarmi ad un personaggio. É tutto più semplice, non c'è la cosiddetta “introspezione”.

Hai un sogno nel cassetto? Un personaggio in particolare a cui dar voce?
Non ho un attore di riferimento al quale dare la voce, diciamo che mi piace seguire un attore nell'arco della sua carriera anche se non è proprio detto che tutte le interpretazioni che riesce a dare un attore possano essere seguite anche da chi presta la voce. Ci sono state situazioni in cui mi sono rivelato adattissimo a doppiare un attore, magari sul 90% delle cose che ha girato andavo bene, ma per un altro 10% non ero adatto. Amo ritrovare un attore che magari non faccio da un anno, che ha seguito altri progetti, calarmi con lui in altre parti e crescere insieme.

So che tu Alessio sei anche direttore del doppiaggio, parlaci un po' di questa parte del tuo lavoro.
Il direttore del doppiaggio è il regista della parte vocale, della recitazione localizzata nei vari paesi. Deve studiare il lavoro che ha sottomano, decidere chi lo interpreterà, chi meglio si potrà adattare a quella voce, a quel carattere, a quel personaggio; dopodiché concertare il tutto avendo studiato quello che sta facendo.

Ma come ti è nata la passione per il doppiaggio?
Un gioco da bambino che poi è continuato negli anni, è andato avanti e si è trasformato in un lavoro.

Quali consigli dai a chi vuol intraprendere la carriera di doppiatore?
Chi vuol diventare doppiatore deve essere “attore” o “bambino”, perché da bambino impari sul campo (certo, devi avere anche un po' di talento!). Se invece ti avvicini al doppiaggio da adulto una scuola è indispensabile, devi saper recitare e poi imparare la tecnica del doppiaggio.

Come vede Alessio Cigliano il doppiaggio in Italia, la polemica tra sottotitoli e doppiaggio?
L'unica cosa che ricordo sempre quando viene fatta questa domanda e che quello che vediamo in televisione, in qualsiasi forma, è finzione. Finzione destinata esclusivamente al pubblico madrelingua, non all'estero. Perchè se scrivo una cosa in italiano, non la scrivo perché la comprendano i francesi, i tedeschi o gli spagnoli, la scrivo perché la comprendano gli italiani. Per venderla all'estero, ho bisogno che possa essere compresa esattamente come in Italia. Quello che mi meraviglia, ogni tanto, è che ci sono delle persone che dicono che se tutto non fosse doppiato, gli italiani saprebbero parlare perfettamente l'inglese. Non mi sembra che la tv sia un mezzo con il quale la gente deve andare a scuola, ma un semplice intrattenimento! Poi che ci possa essere il regista o il cineasta che la mette sul personale e dice “le mie opere doppiate fanno schifo” è tutto legittimo. Ognuno può pensare quello che vuole, ma quel cineasta non avrebbe nessuno che lo ascolta in Italia se la sua opera non fosse doppiata, perché il grande pubblico non lo conquisti con i sottotitoli. Intanto non è vero che il sottotitolo non distrae dalla fruizione; costringe a guardare una porzione in basso dove in pratica non succede mai niente.

Alex Polidori e Manuel Meli: giovani talenti del doppiaggio

Patrizia Simonetti incontra Alex Polidori, voce di Spiderman e Manuel Meli, doppiatore di Jack Gleeson (Joffrey de “Il Trono di Spade”). Due ragazzi giovanissimi ma già da tempo pluripremiati protagonisti del doppiaggio italiano.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Manuel Meli e Alex Polidori, due doppiatori giovanissimi! Quando avete iniziato?
A: Beh, diciamo molti anni fa, più o meno 17. Avevamo 5 anni, siamo cresciuti insieme al leggio nelle sale di doppiaggio e siamo grandi amici anche al di fuori.

Cosa si doppia a 5 anni?
M: Nel film Pixar “Alla ricerca di Nemo”, Alex ha doppiato Nemo, io Pulce. Da piccolissimi, a 5 anni doppi i bambini o gli animaletti tipo “Winnie The Pooh”.
A: Si, in quel cartone animato io sono il cangurino e lui è l’elefantino. Abbiamo fatto tantissime cose insieme e adesso, riguardandole, quasi ci commuoviamo.

Ma qual’é il personaggio a cui vi piace di più prestare la vostra voce?
A: Per quanto mi riguarda, recentemente ho avuto il piacere di doppiare il nuovo Spiderman, quindi diciamo che mi sono affezionato a quello ed è il mio preferito, per ora.
M: Io ho doppiato Baby Driver, Joffrey nel “Trono di Spade” e quindi questi sono quelli a cui mi lego un pò di più… Un saluto agli amici di VOCI.fm da Alex Polidori e Manuel Meli. Ciao!



ALEX POLIDORI: CENNI BIOGRAFICI

Nato a Roma il 16 novembre 1996, Alex Polidori si fa notare giànel 2003, doppiando Nemo nell'omonimo film Pixar e Greg Heffley nella serie “Diario di una schiappa”. Ha inoltre doppiato Koda nei due film Disney “Koda, fratello orso”, Danny in “Ritorno all'Isola che non c'è”, Ranjan de “Il libro della giungla 2”, Tamburino in “Bambi 2” e Stanley in “I Robinson - Una famiglia spaziale”. Ha vinto il premio "Voce emergente dell'anno" al Gran Galà del Doppiaggio - Romics 2006. Nel 2016 doppia Tom Holland nel ruolo di Spider-Man in “Captain America: Civil War”. Il doppiatore ha doppiato Holland anche nei film “Spider-Man: Homecoming” e “Avengers: Infinity War”. Nel 2018 doppia l’attore Timothée Chalamet nel film “Chiamami col tuo nome”.

MANUEL MELI: CENNI BIOGRAFICI

Nato a Roma il 25 Marzo 1995, Manuel Meli è la voce italiana di Josh Hutcherson, soprattutto nella serie “Hunger Games”. Il suo indiscutibile talento lo fa notare fin da bambino, prestando la voce a tantissimi personaggi animati:Ash in “Fantastic Mr. Fox”,Effy in “Winnie the Pooh e gli Efelanti”, Pulce in “Alla ricerca di Nemo”, Tantor in “Tarzan 2”, “Khumba” in “Khumba - Cercasi strisce disperatamente” e molti altri. Tra gli attori più imporatnti, ricordiamo Freddie Highmore, Logan Lerman, Brenton Thwaites, Colin Ford, Justin Bieber, Ben Walker, Jake Cherry ecc. Nel 2016 riceve il premio come “Voce dell'anno” al festival “Le voci del cinema”.

Alex Polidori, voce di Nemo, canta "Mare di plastica"

Esce "Mare di plastica", il nuovo singolo di Alex Polidori,  cantautore, attore e doppiatore (sua la voce del mitico pesciolino "Nemo"). Alex lancia così a tutti noi un importante messaggio a favore dell'ambiente, un invito a non abbandonare in mare, buste, bottiglie e piatti di pastica. Un invito insomma a rispettare di più il nostro pianeta, perchè (è bene ricordarlo) abbiamo solo questo! Ecco il video.

Andrea Tagliabue presenta il "dizionatore"

Su VOCI.fm ospitiamo lo speakere voice-over  Andrea Tagliabue. Oltre ad essere un bravissimo professionista del microfono Andrea è l'inventore del "dizionatore", uno strumento di grande utilità per tutti noi che lavoriamo con la voce.
Basta inserire un testo per ottenere la corretta pronuncia dei vocaboli. E' per parlare di questo che Marco Picchio lo ha intervistato sul #sitodellevoci.

Intervista realizzata da Marco Picchio


Amici di VOCI.fm un saluto da Marco Picchio! Con l’intervista di oggi, vi faremo conoscere colui che ha creato il "dizionatore". Dicendolo così, sembra un’invenzione tipo quelle di Archimede su Topolino e, invece, è qualcosa di vero e soprattutto di molto utile! Saluto Andrea Tagliabue, benvenuto sul #sitodellevoci!
Ciao a tutti

La prima domanda è d’obbligo. Che cos’è il dizionatore e come funziona?
Il dizionatore è uno strumento che accenta le parole, mette la pronuncia di "s" e "z", fornisce delle indicazioni generali su come leggere un testo con la corretta pronuncia. Un "Google translate" per speaker e doppiatori, in parole povere

È uno strumento che, quindi, sarà utilissimo per noi che lavoriamo con la voce. Ma come ti è venuta questa idea di realizzare il dizionatore?
Un pò di anni fa, quando ho iniziato a studiare dizione, ho visto che le regole erano molteplici ed anche i vocaboli da imparare tantissimi. Ho così pensato di darmi una mano per evitare di dover accentare manualmente parola per parola, visto che, comunque, gran parte dei vocaboli dovevo pronunciarli in maniera diversa da come ero abituato. L’unico metodo che mi è venuto in mente, visto che ho qualche competenza come programmatore, è stato quello di un software che, inserendo un testo, ti potesse restituire una corretta pronuncia dei vocaboli. Man mano ho caricato quelli più comuni, ho continuato a integrarli, ho aggiunto qualche regola e... siamo arrivati a una situazione abbastanza consolidata! Così ho pensato di renderlo fruibile a tutti…

Che potesse avere un'utilità anche per tanta altra gente che fa questo lavoro...
Esatto!


Senti Andrea, le segnalazioni degli utilizzatori saranno fondamentali per migliorare la qualità di questo servizio?
Si, come per il traduttore di Google (visto che l’ho citato prima), che qualche anno fa criticavamo perchè funzionava male e che poi, man mano, con le segnalazioni degli utenti è diventato più affidabile. Ovviamente non è una traduzione fatta da una persona, però comunque come guida, risulta indubbiamente utile

Mettendo insieme tutte queste categorie, quindi gli speaker, i doppiatori, i voice-over, quelli che fanno questo lavoro, alla fine ne uscirà fuori qualcosa di veramente completo.
Esatto! Si può arrivare ad un prodotto di riferimento

L’idea è geniale, senza dubbio, tanto che noi di VOCI.fm l’abbiamo trovata così interessante da creare un'aposita sezione per accedere direttamente al software tramite le nostre pagine. Basta cliccare qui.
Mi fa piacere!

E se qualcuno invece vuol cercarlo direttamente, attraverso il sito internet ufficiale, l’indirizzo qual è?
dizionatore.it

Perfetto, allora io ringrazio Andrea Tagliabue per questa interessantissima intervista e in bocca al lupo per il dizionatore!
Grazie mille VOCI.fm!

Angelo Maggi: anteprima IL DOPPIATTORE 2022, su VOCI.fm

Al Teatro Olimpico di Roma va in scena “Il Doppiattore”, di e con Angelo Maggi. Noi di VOCI.fm ci saremo, con il nostro main sponsor “Voxyl Voce Gola”. Per avere qualche anticipazione, Patrizia Simonetti lo ha videointervistato.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Torna “Il Doppiattore”, lo spettacolo di Angelo Maggi che proprio con questo show portò per la prima volta il doppiaggio a teatro. E continua a farlo, sempre con grande successo. L’appuntamento è per sabato primo ottobre al Teatro Olimpico di Roma, uno dei più grandi palcoscenici della Capitale, che ospiterà per l’occasione il nuovo one man show del doppiatore di Tom Hanks, di Robert Downey Jr alias “Iron Man”, del Dott. Cox di “Scrubes”, di Leroy Jethro Gibbs di “NCIS”, di James Spader in “The Blacklist”, del Commissario Winchester de “I Simpson”, di Bruce Willis, di John Turturro e di molti altri. “Il Doppiattore”, che ovviamente noi di VOCI.fm seguiremo e sosterremo a fianco del nostro main sponsor Voxyl Voce Gola, nasce da una reale “urgenza”, ci racconta Angelo Maggi nella nostra videointervista, e cioè quella di far capire una volta per tutte al pubblico, e soprattutto agli allievi di doppiaggio e a chi vuole intraprendere questa professione, che il doppiatore deve essere innanzi tutto un attore.

E canterà anche, Angelo Maggi, in particolare una canzoncina scritta da Vittorio Gassmann, il suo maestro che nel 1979 lo introdusse nel mondo del teatro, sulle qualità e la tecnica dell’attore, un motivo divertente, ma che insegna molto agli aspiranti doppiatori “che vengono sempre numerosi al mio spettacolo”, ci spiega, spettacolo che offre loro “un quadro complessivo di quello che è il mestiere di doppiattore”. Possiamo pertanto anticiparvi anche che Angelo Maggi regalerà al suo pubblico doppiaggi live con tanto di leggìo e immagini dei film su un grande schermo, parlerà dell’arte del doppiaggio e rivelerà aneddoti curiosi e divertenti della sua vita e della sua carriera, come i lsuo incontro con Tom Hanks. Altra parentesi: sta per uscire in libreria la sua autobiografia, e lì si che ne racconterà tante… Naturalmente “Il Doppiattore” non è uno spettacolo solo per doppiatori o aspiranti tali, ma davvero per tutti, con quella caratteristica in più che è il rivelare chi c’è dietro una voce che risulta familiare a chiunque vada al cinema o guardi la TV.

Come tradizione, “Il Doppiattore” vanta anche ospiti importanti: alcuni li vedremo in video, come Marina Tagliaferri, Massimo Lopez, Pino Insegno e Luca Ward, mentre altri saranno in presenza sul palco: ci saranno Giulia Luzi, che abbiamo già video intervistato e con la quale Angelo, come ci rivela lui stesso, ha un bel progetto da portare avanti, e il duo composto da Alessandro e Federico Campaiola Ward, mentre a chiudere lo spettacolo in musica saranno gli Eugenio in Via di Gioia. Abbiamo naturalmente colto l’occasione del nostro incontro anche per farci raccontare in anteprima qualcosa del suo spettacolo, ma anche del suo lavoro nel “Pinocchio” di Robert Zemeckis, appena arrivato su Disney +, nel quale presta la voce a Tom Hanks nei panni di un anziano e dimesso Geppetto, che doppia anche in “Elvis” nel ruolo del manager di Presley, il famigerato colonnello Tom Parker. Sapevate che anche la voce si fa “magra” o “grassa” a seconda del personaggio cui si incolla? Angelo Maggi ci racconta anche questo…


Angelo Maggi: anteprima IL DOPPIATTORE 2023, su VOCI.fm

Nuovo appuntamento, il 30 settembre 2023 e il primo ottobre, al Teatro Olimpico di Roma, con “Il Doppiattore”. Tante le novità di questa edizione, per conoscerle Patrizia Simonetti ha videointervistato Angelo Maggi.

 

Anita Sala: a 9 anni voce della principessa Elsa

Anita Sala ha solo 9 anni ed è già una doppiatrice provetta. A scoprire il suo talento è stata, per puro caso la grande Giuppy Izzo che ad una cena tra amici dove c'era anche Anita con mamma e papà, le ha chiesto di leggere a voce alta il menù del ristorante e ne è rimasta immediatamente conquistata. Anita ha dato voce alla figlia del protagonista Tim nel film d'animazione “Baby Bosse alla piccola Elsanel cortometraggio Disney PixarFrozen - Le avventure di Olaf”, che accompagna al cinema, precedendolo, il tanto osannato lungometraggio “Coco”. Conosciamo Anita Sala nella videointervista realizzata da Patrizia Simonetti per VOCI.fm

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Anita Sala su VOCI.fm! Hai 9 anni ma sei già una doppiatrice provetta; tanto per cominciare, diciamo che hai doppiato la piccola Elsa nel corto Disney-Pixar “Frozen - Le avventure di Olaf”. Come è stato?
E' stato molto bello e adesso sto lavorando ad un documentario sui Gipsy in cui sono la voce di una bambina molto esuberante che comanda tutti a bacchetta.

Un personaggio molto diverso dalla principessa di Frozen. Quale ti è piaciuto di più?
Beh, devo dire che fare la bambina Gipsy mi piace molto perchè è davvero particolare. In generale, invece, mi piace tanto Olaf, perchè fa molto ridere.

Ti fa strano che fino a poco tempo fa i cartoni animati li guardavi soltanto e invece adesso dai la tua voce?
Si è molto strano, ma mi piace tanto.

Come è nato tutto questo?
Beh, io quando ero piccolina (5-6 anni) guardavo sempre il film “Zootropolis” della Pixar e mi incuriosivano molto le voci dei personaggi, volevo scoprire di chi fossero veramente. Ad esempio c'era Leo Gullotta e tantissimi altri grandi doppiatori. Mi divertivo ad abbassare tutto il volume col telecomando e a replicare le battute, andando a tempo sincronizzato.

Quindi una passione che vive in te da sempre quella per il doppiaggio! Ma ha influito un pochino il fatto che mamma e papà lavorano nel settore (Francesco Sala attore e regista e Viola Pornaro attrice)?
Un pochino si, perchè da piccola ho fatto anche il personaggio di “Cristina di Svezia” in teatro; in sala di doppiaggio però è diverso, io ero abituata ad avere il pubblico davanti ed invece lì c'è solo lo schermo con le animazioni da doppiare.

Cosa bisogna saper fare per diventare bravi nel doppiaggio già da piccoli e cos'è che ti piace di più di questo lavoro?
La prima cosa è leggere bene il copione ed è importante saper recitare; io, ad esempio, in questi giorni ho imparato a cercare gli anelli, le pagine e le battute. Poi bisogna rilassarsi; a me la sala di doppiaggio fa un effetto “zen”; anche se parto emozionata (sono sempre tutta rossa), quando arrivo al leggio mi passa tutto e mi rilasso.

E che consiglio daresti a chi vuol avvicinarsi a questa professione?
Mai distrarsi dal copione, secondo me è un lavoro difficile proprio perchè devi nello stesso tempo guardare lo schermo, ascoltare la voce originale, seguire il direttore di doppiaggio. E' tutto un fatto di concentrazione. Ciao VOCI.fm da Anita Sala.

(consenso alla pubblicazione rilasciato a VOCI.fm dai genitori di Anita Sala in data 17-12-2017)




Antonella Giannini ospite di VOCI.fm

Siete fan di “Good Omens”, la divertente miniserie di Amazon Prime sull’Apocalisse? Allora avrete riconosciuto la voce di Dio, in originale dell'attrice Frances McDormand e in italiano della sua doppiatrice ufficiale, Antonella Giannini, che Patrizia Simonetti ha video intervistato per VOCI.fm allo scorso Gran Premio del Doppiaggio.

Antonio Albanese: amo il doppiaggio ma senza fretta

Questo articolo ci permette di parlare di “voce” con un personaggio davvero sopra le righe ma altrettanto amato dal pubblico italiano: VOCI.fm ospita Antonio Albanese, che dal 6 Ottobre 2018 è in TV (Rai 3) con la sua prima serie, di cui è autore, regista e protagonista. Antonio, intervistato da Patrizia Simonetti, ci racconta anche del suo amore (poco coltivato) per il doppiaggio.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Chi non ricorda almeno uno tra i tantissimi personaggi interpretati da Antonio Albanese (Olginate, 10 Ottobre 1964)? Ognuno è, a modo suo, caratterizzato non solo da un aspetto particolare ma soprattutto da una voce, da un dialetto e da un modo di parlare unici. Fin dai tempi di Epifanio o di Alex Drastico, da Pier Piero o Cetto Laqualunque, Antonio Albanese riesce ad immedesimarsi e “trasformarsi” con ironia. Lo fa anche nella fiction Rai "I Topi", diventando Sebastiano, boss latitante siciliano che vive con tutta la sua famiglia in una casa provvista di bunker nel quale si cala ad ogni suonata di campanello, attraversando cunicoli e passaggi segreti. Ma con questo suo grande talento che gli permette di cambiare tonalità e calata ad ogni personaggio, perché mai, vi chiederete, non si è mai cimentato nel doppiaggio? Beh, forse non tutti lo ricordano, ma tanto tempo fa lo fece, ne “La gabbianella e il gatto” di Enzo D’Alò, e sempre di un topo si trattava :-)


Antonio Albanese su VOCI.fm! Tu, un sacco di tempo fa, hai doppiato un topo nella “Gabbianella e il Gatto”!
Si, stiamo parlando, però, di 20 anni fa circa :-)

Come mai non hai più fatto doppiaggio?
La verità è che me lo hanno proposto e mi piacerebbe tantissimo doppiare, ma devo imparare! Mi avevano offerto un cartone animato importante, avrei dovuto cambiare le voci. Sarei stato in grado di farlo, però mi hanno chiesto di riuscirci in pochissimo tempo. Mi sono detto: “No, in pochissimo tempo non viene come dico io!” e allora sono scappato.


Quanto conta in un personaggio, come Sebastiano ne “I topi”, la mimica facciale, i movimenti, gli sguardi, e... la voce? Come imposti il modo in cui parli? Tu fai tantissimi personaggi e ad ognuno dai un suo dialetto particolare.
Si, è una domanda fondamentale, perché la risposta è il segreto di tutto. Potrei dire che nasce tutto dal desiderio; se tu desideri raccontare quella cosa, partendo da Epifanio il mio primo personaggio, il corpo si modella come vuoi tu (e speri sia anche come vuole il pubblico!), e anche le parole escono di conseguenza. Ti faccio un esempio: nel 1991, volevo raccontare un personaggio ingenuo, dolce. Il desiderio, di conseguenza, ha modellato il personaggio e lo ha fatto parlare. Poi, ad un certo punto, mi sono più arrabbiato, volevo fare il Ministro della paura e ho lavorato su questo desiderio; se tu desideri, sto parlando da attore, di conseguenza viene, ma lo devi desiderare veramente e ci devi lavorare sodo.

Sebastiano sarà uno dei tuoi prossimi personaggi, lo rivedremo?
No, non credo… Sebastiano serviva lì per raccontare quella cosa ne “I topi”, non lo puoi spostare. Magari lo puoi modellare, però tendenzialmente resta il capo della famiglia.
Saluto VOCI.fm, buon lavoro, buon tutto, buon divertimento!

 

App Vix-Vocal: intervistiamo Eleonora De Angelis

La doppiatrice Eleonora De Angelis e suo marito Massimiliano Torsanipresentano "VixVocal", l'app iOS e Android per gli amanti e per i professionisti del doppiaggio, in grado di identificare un doppiatore ascoltandone la voce, in perfetto stile Shazam. Scopri come nasce "VixVocal" e tutti gli sviluppi di questa straordinaria idea, nell'intervista realizzata per VOCI.fm da Alessandro Delfino.

Intervista realizzata da Alessandro Delfino 

Buongiorno a tutti gli utenti di VOCI.fm - il Sito delle Voci. Sono Alessandro Delfino ed oggi intervisto per voi una doppiatrice che conoscete molto bene, basta solo dirvi due nomi a cui ha prestato la voce: Cameron Diaz e Angelina Jolie. Abbiamo al telefono... Eleonora De Angelis!
Ciao Alessandro

Questa è però un'intervista doppia, perchè insieme ad Eleonora c'è anche suo marito Massimiliano Torsani.
Ciao a tutti

Voi siete qui per spiegarci un progetto che state portando avanti da un pò di tempo, vero?
Si, è un'applicazione che si chiama “VixVocal” e tengo a dire che il progetto è dedicato a mio fratello Vittorio De Angelis. “Vix”, infatti, era il suo nickname. Il progetto prende il via nel 2015, io ero andata a ritirare un premio al Festival “Voci nell'Ombra” e, rientrando in treno con mio marito, ci siamo trovati ad ascoltare la discussione di alcuni critici che sapevano tutto su cinema e doppiaggio; pur essendo nata in questo mondo (mio nonno Gualtiero De Angelis era la voce italiana di Cary Grant e James Stewart , si parla di anni '60) mi sono sentita piccola-piccola. La sapevano veramente lunga in materia! Uno di questi critici disse: “ma è possibile che nessuno abbia mai pensato allo Shazam del doppiaggio?”. Io lì per lì non ho dato troppa importanza a questa frase; mio marito, invece, ha carpito questa curiosità ed ha deciso di attivarsi per realizzare un'app dedicata proprio al riconoscimento vocale nel doppiaggio: “Vix Vocal”, appunto!

Si, ho chiamato un mio amico col quale avevo collaborato per realizzare altre App nel settore immobiliare (io vengo da tutt'altro mondo rispetto al doppiaggio!). E' stato lui a mettermi in contatto con l'azienda “Voisis” di Milano, specializzata proprio in soluzioni per il riconoscimento vocale ed abbiamo iniziato a fare dei test con la voce di Eleonora.


Non dev'essere stato facile perchè, insomma, un conto è riconoscere canzoni, un altro riconoscere voci.
Infatti è un'attività molto complessa, si chiama “riconoscimento vocale biometrico”. Servono tantissime registrazioni della stessa voce in modo da poter catturare tutte le sfumature, la timbrica e molte altre caratteristiche. Più è ricco il database in tal senso, più è facile per l'app condurci verso il doppiatore che stiamo cercando.

Al momento l'app contempla circa 100-120 doppiatori; per perfezionarla stiamo caricando di ognuno altri sample vocali, così da rendere sempre più precisa la ricerca. Abbiamo scelto i nomi più famosi, ma l'obiettivo è quello di caricare man mano tutti i professionisti al leggio.

Quest'app non si limiterà soltanto al riconoscimento vocale?
Assolutamente no. Mio marito mi prende sempre in giro perchè scrivo tutto a penna cancellabile sulla mia agendina: gli orari dei turni, le sale di doppiaggio ecc.

Mi sono chiesto: perchè non “informatizzare” queste operazioni con un planning on-line che faciliti la gestione dei turni.

Praticamente un calendario condiviso fra il doppiatore e le società con cui decide di collaborare. E' possibile rendere i turni visibili così da farli gestire automaticamente ai committenti, oppure utilizzare l'app in privato come una comune agenda digitale.


Quindi Vix-Vocal è un'app utile sia per gli appassionati che per gli addetti ai lavori?
Certo! Ed è una cosa diversa, perchè ha un'interfaccia intuitiva basata tutta su immagini. Ad esempio, puoi consultare il database dei doppiatori (con bellissime foto realizzate ad-hoc in sala) e per ognuno trovare sia la lista degli attori che ha doppiato, sia foto e locandine originali dei film.

Stiamo anche lavorando ad un upgrade del database così da permettere all'utente di inserire il nome di un attore e scoprire in un attimo i doppiatori che gli hanno prestato la voce, quando ed in quale film. Magari corredando tutto anche con clip audio.

Tutto questo al fine di creare qualcosa di diverso rispetto a quello che già c'è on-line.
Siamo contenti del lavoro svolto finora, prima di tutto perchè volevamo dedicare qualcosa di bello a Vittorio e “VixVocal” è senza dubbio una novità frutto di tanto lavoro; perchè, credimi, un conto è “pensare” ad un'app del genere, un conto è mettersi giù tenacemente a realizzarla. Ad Ottobre, tornando a Savona al festival “Voci nell'ombra” ho incontrato di nuovo il critico che, involontariamente, ha dato il via a tutto questo e sono stato proprio contento di potergli dire che lo “Shazam” del doppiaggio è finalmente realtà.

Un sostenitore di questo progetto era anche mio padre Manlio De Angelis!
Mio suocero Manlio è stato il primo a vedere le slide del progetto e gli è subito piaciuto; mi ha convinto a proseguire e a metterci tutto l'impegno che inevitabilmente comporta un'attività del genere. Sento quindi una sorta di responsabilità sia nei confronti di Manlio che di Vittorio. E sono contento che un'idea come “VixVocal” si stia pian piano trasformando in realtà.


E se io volessi installare “Vix Vocal” sul mio smarthone? Posso già farlo?
Si, l'app è ora disponibile solo per Apple iOS e presto arriverà anche per Android. E' ancora una versione BETA quindi dovrete pazientare per avere dei risultati “perfetti” in quanto, come dicevamo prima, siamo work-in-progress con il caricamento di tanti sample vocali per ognuno dei doppiatori.

Noi di VOCI.fm l'abbiamo già scaricata, ci piace moltissimo ed attendiamo gli aggiornamenti con impazienza. Terremo informati passo-passo i nostri utenti sull'evoluzione del progetto “VixVocal”.
Grazie, abbiamo bisogno di tanto sostegno.

In bocca al lupo ad Eleonora De Angelis e a Massimiliano Torsani, A presto da Alessandro Delfino.

 

Arisa: tormentone estivo e ritorno al doppiaggio

E' la cantante del tormentoneL'esercito del selfie” e di tantissime altre hit, ma per Arisa è un'estate di successo anche dietro al leggio. Torna infatti a prestare la voce a “Lucy Wilde” nel film “Cattivissimo Me 3”, in sala dal 24 Agosto 2017. Ai microfoni di VOCI.fm, Arisa parla del suo rapporto con la voce e ci suggerisce qualche bella dritta per raggiungere il successo! Intervista da non perdere!

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Arisa su Voci.fm! E' stato molto difficile imparare a doppiare?
Sinceramente no, direi che è stato molto divertente. Io mi diverto da sempre a fare delle imitazioni, quindi per me l'esperienza di doppiatrice in “Cattivissimo Me 2” e "Cattivissimo Me 3" è stata come “imitare” Lucy Wilde. 

E qual'è l'imitazione che ti diverte di più?
In generale mi invento delle persone, a volte piego la bocca ai lati e comincio a parlare come una signora del Nord. Quando chiamo mia madre e le dico “Hey Sciura, tutto bene?”, mia mamma risponde sempre “Ma chi è?!?”, non mi riconosce mai, è incredibile! 

Abbiamo capito che giocare con la voce ti diverte, però cantare è sempre al primo posto?
Cantare è sempre al primo posto, perché a volte è difficile raccontare la propria storia con tanta sincerità al tuo vicino di casa. Per citare Max Giusti: “Noi prima negli anni '80 avevamo le porte aperte e si creavano delle vere e proprie famiglie tra vicini di casa ecc.” Io mi ricordo che quando ero piccola c'erano tante occasioni di condivisione e invece adesso è difficile perché la gente ha paura di ascoltare i tuoi problemi e tu anche, perché in un certo senso i problemi degli altri ti logorano un pò. Adesso voglio fare una citazione colta, ma io non sono colta, però mi ricordo di questa frase di Robert Louis Stevenson che dice: “Tieni per te le tue paure e condividi con gli altri il tuo coraggio”, allora raccontare la propria vita attraverso la musica ed essere anche un conforto per tante persone che vivono la tua stessa situazione, per me è condividere il coraggio e quindi io racconto di me ed utilizzo la musica per sfogarmi un pò. 

Puoi dare un consiglio a chi volesse iniziare a cantare, a doppiare o a fare l'attore, visto che tu reciti anche?
Io consiglio di crearsi delle opportunità, di coltivare la propria passione. Secondo me è un pò così che funziona la giostra della vita: amare profondamente qualcosa che può essere la musica, che può essere la recitazione, che può essere cucinare; quando ami davvero tanto e coltivi la tua passione qualcosa succede, è lei che ti chiama, lei che ti vuole, lei che non può resistere al tuo amore. A me è successo. 

Un saluto a Voci.fm da Arisa. Un bacione e ciao!



ARISA: CENNI BIOGRAFICI 

Arisa, pseudonimo di Rosalba Pippa (Genova, 20 agosto 1982), è cantante, doppiatrice e personaggio televisivo. Dopo aver vinto nel 2008 il concorso “SanremoLab”, ha raggiunto il successo partecipando al 59º “Festival di Sanremo” nel 2009 con il singolo “Sincerità”, vincitore della categoria "Nuove Proposte". Nel 2014, sempre nella kermesse ligure, trionfa anche tra i “BIG” con la canzone “Controvento”. Ha inoltre ottenuto vari riconoscimenti: un “Premio Assomusica” ed un “Premio della Critica Mia Martini" (2009), un “Premio Sala Stampa Festival di Sanremo” (2012), due “Wind Music Awards”, un “Venice Music Awards”, un “Premio Lunezia” ed un “Premio TV - Premio regia televisiva”, oltre ad una candidatura al “Nastro d'argento”. Dal 2010 ha avviato la sua attività televisiva, come presenza fissa al programma “Victor Victoria - Niente è come sembra” e come giudice del talent-showX-Factor”. Nel 2015 è co-conduttrice della 65ª edizione del “Festival di Sanremo”. E' anche attrice cinematografica e soprattutto doppiatrice. La sua voce è infatti presente nei film: “Un mostro a Parigi” (2012 - voce di Lucille), “Cattivissimo me 2” (2013 - voce di Lucy Wilde), “Barry, Gloria e i Disco Worms” (2014 - voce di Gloria), “Cenerentola” (2015 - interpretazione di “Liberi”, adattamento della canzone "Strong"), “Cattivissimo me 3” (2017 - voce di Lucy Wilde). (fonte Wikipedia)

Aspiranti doppiatori e attori si sfidano a Palermo

Si svolgerà a Palermo dal 4 al 6 settembre, la prima edizione del Panormos Acting-Dubbing Contest”, un contest gratuito rivolto ad aspiranti doppiatori ed attori. Di certo un’occasione ghiotta per tutte le Voci della nostra grande community per farsi notare. L’evento è organizzato da “Panormos”, centro polifunzionale e di condivisione dell’arte diretto dal regista sceneggiatore ed attore Andrea Lombardo. Con lui collaborano l’attore e doppiatore Riccardo Isgrò e l’attore e regista teatrale Carlo Teresi. Il vincitore parteciperà ad una Masterclass di recitazione e doppiaggio con un professionista di fama nazionale. Nel dettaglio, venerdì 4 e 5 settembre dalle 16 alle 20 saranno di scena gli attori, domenica 6 settembre sempre dalle 16 alle 20 sarà la volta dei doppiatori. Se volete iscrivervi non dovete fare altro che inviare i vostri dati (nome, cognome, età, numero di telefono e città di residenza) alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamare il numero 091-8545217. In bocca la lupo!

Audioscrivere con Elena Leoni: Comporre un haiku

Con la rubrica "Audioscrivere: pillole di scrittura per la lettura" a cura di Elena Leoni andiamo alla scoperta di quelle tecniche di scrittura che rendono migliore la lettura di un testo o di un audiolibro.

Benedetta Ponticelli su VOCI.fm (G.P. Doppiaggio)

Il Premio più importante del Gran Premio Internazionale del Doppiaggio 2024, quello alla miglior voce femminile, è andato a Benedetta Ponticelli. Patrizia Simonetti l’ha videointervistata per VOCI.fm

Bruce Willis: CHI LO DOPPIA?

Lui è uno degli attori più carismatici degli anni ottanta e novanta: indimenticabile soprattutto il suo John McLane nella saga cult “Die Hard”; signore e signori su VOCI.fm parliamo dell’ultimo boyscout del cinema: Bruce Willis, ma anche dei suoi tanti doppiatori italiani.

Christian Bale: CHI LO DOPPIA?

Chi non conosce Christian Bale, protagonista di film-culto come “Batman Begins” o “L’uomo senza sonno”? Dietro al successo di questo grande attore britannico c’è anche il talento di altrettanto straordinari doppiatori italiani.

Christian Iansante su VOCI.fm (G.P. Doppiaggio)

Al Gran Premio del Doppiaggio c’era anche Christian Iansante, candidato per il suo doppiaggio di Bradley Cooper in “Maestro”. Patrizia Simonetti lo ha videointervistato per VOCI.fm

Claudia Catani: la Wonder Woman del doppiaggio

E' affidato al blogger Alessandro Delfino il viaggio di VOCI.fm nella carriera di Claudia Catani, uno dei nomi più prestigiosi del doppiaggio italiano. E' sua la voce di Wonder Woman, ma anche quella di Angelina Jolie, Cameron Diaz, Charlize Theron, Gwyneth Paltrow e tantissime altri famosissime attrici

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerAlessandro Delfino

E’ uscito da poco al cinema il film solista della super-eroina più famosa dei fumetti e icona femminile per eccellenza: Wonder Woman. L’amazzone interpretata da Gal Gadot (e apparsa già nel film Batman v Superman: Dawn of Justice) è qui la giovane Diana, ancora inesperta sulla razza umana e convinta che la colpa del male nel mondo sia di Ares, il Dio della guerra.

Nella versione italiana è la doppiatrice Claudia Catani a dare voce alle insicurezze della giovane Diana, alleggerendosi e differenziandosi dalla Wonder Woman elegante e coraggiosa di Batman v Superman; ma non è la prima “donna guerriera” a doppiare.

Dotata di una voce suadente, elegante, ma nello stesso tempo fiera e adatta per le donne forti la carriera di Claudia Catani (cominciata da piccola doppiando il nipotino di Marlon Brando ne "Il padrino") è circondata di attrici spesso dedite a ruoli coraggiosi.

Sua ad esempio è la voce di un’attrice spesso abituata a ruoli di azione: Angelina Jolie; Claudia Catani la doppia in film famosi come "Wanted" e "Mr. & Mrs. Smith"; o l’agente dell’FBI Gillian Anderson nella famosissima serie "X-Files", Charlize Theron in "Mad Max: Fury Road".

Ma un doppiatore è un attore e la bravura di Claudia non si limita ai ruoli forti: riesce a rendere la raffinatezza dell’attrice francese premio Oscar Marion Cotillard in "Nine", "Inception" e "Allied: un’ombra nascosta"; ma anche ruoli drammatici delle stesse Angelina Jolie (Changeling) , Cameron Diaz (Ogni maledetta domenica) e Charlize Theron in molti film come "L’avvocato del diavolo", "La moglie dell’astronauta" e "Sweet November".

Nel 2014, la Disney la sceglie per doppiare Angelina Jolie nel film "Maleficent", dove riesce a restituire in italiano l’ambiguità, la fragilità e l’emotività del personaggio di "Malefica", la famosa strega cattiva de "La bella addormentata nel bosco", qui riscritta come buona per mostrare il suo punto di vista della storia. Sempre per la Disney doppia l’anno successivo un’altra cattiva da favola: Lady Tremaine, la matrigna di Cenerentola, interpretata nel live-action diretto da Kenneth Branagh, da un’altra attrice Premio Oscar, Cate Blanchett.

Numerose altre attrici sono state doppiate in tutti gli anni novanta: Gwyneth Paltrow, Meg Ryan, Brooke Shields, Connie Nelsen, Hilary Swank, Robin Wright Penn, Rachel Weisz, Ashley Judd, Diane Krufer e molte altre.

Vincitrice di numerosi riconoscimenti al Gran Galà del Doppiaggio tra cui il "Premio Ferruccio Amendola", Claudia Catani dimostra ancora oggi, insieme a tante altre brave doppiatrici come l’anima femminile riesca a cogliere al meglio le sfumature, le fragilità, che rendono magica l’arte della recitazione…nell’ombra.



Le voci più belle di Claudia Catani:

  1. Gillian Anderson - Dana Scully in “X-Files”
  2. Claire Forlani - Susan Parrish in “Vi presento Joe Black”
  3. Gwyneth Paltrow - Emily Bradford-Taylor in “Delitto perfetto”
  4. Charlize Theron - Jillian Armacost in “La moglie dell’astronauta”
  5. Cameron Diaz in “Ogni maledetta Domenica”
  6. Christa Millew Lawrence in “Scrubs - Medici ai primi ferri”
  7. Angelina Jolie - Fox in “Wanted - Scegli il tuo destino”
  8. Marion Cotillard - Mal Cobb in “Inception”
  9. Angelina Jolie - Malefica in “Maleficent”
  10. Cate Blanchett - Lady Tremaine in “Cenerentola”
  11. Charlize Theron - Imperatrice Furiosa in “Mad Max Fury Road”
  12. Gal Gadot - Diana Prince - Wonder Woman in “Batman v Superman: Dawn of Justice”

Articolo a cura di Alessandro Delfino

Claudia Fofi presenta "Umbria in voce" su VOCI.fm


Si svolgerà dal 17 al 25 luglio in Umbria, a Gubbio e Scheggia e Pascelupo, il "Festival della Voce". Un appuntamento ricco di concerti e workshop a tema voce di cui Marco Picchio ha parlato con l'art-director Claudia Fofi.

Claudio Astorri: 4 suggerimenti per i conduttori in radio

Il radio specialist Claudio Astorri ancora ospite di VOCI.fm, questa volta per fornire a tutti i conduttori radiofonici 4 semplici e utili consigli. Ecco l'intervista video di Marco Picchio.

Intervista realizzata da Marco Picchio


Amici di VOCI.fm, ben ritrovati! È con noi un ospite ormai familiare, Claudio Astorri. Benvenuto!
Grazie, e un saluto a tutti!

Siamo qui per parlare di qualcosa di semplice, un argomento che abbiamo già trattato e di cui tu hai scritto molto chiaramente in un articolo: quattro consigli per chi fa radio e vuole dare il meglio: ascoltare, ascoltarsi, valorizzare, e valorizzarsi. Come sei giunto a questi punti cardine? È stata la tua esperienza ad aiutarti?
Quarant'anni di radio e l'amore per la semplicità, caro Marco, perché credo che anche i corsi per speaker diano molta tecnica, arrivano a me richieste di chiarimento, domande su quale sia il mio pensiero, e il mio pensiero è prima di tutto “semplice”. Va benissimo avere tecniche di conduzione radiofonica ma bisogna nel profondo aver risolto prima il rapporto con sé stessi e con il microfono.

Partiamo dal primo punto: ascoltare. Intendi sia la radio in generale che la propria, quella in cui si conduce.
Molti personaggi importanti mi hanno detto molti anni fa che per fare “grande” radio bisogna essere grandi ascoltatori, e penso che sia vero. Non l'ho trovato scritto nei manuali, nemmeno negli Stati Uniti mi è stato spiegato più di tanto, ma sono convinto che ci sia del vero: ascoltare, immedesimarsi, percepire quello che arriva a sé stessi e agli altri ascoltatori, e riflettere su tutto questo. La radio deve essere amata per quanto si possa amare un mezzo di comunicazione. Ascoltare vuol dire essenzialmente mettersi in sintonia con quella che è la relazione tra stazione e individuo, quindi ascoltare è un'azione basilare; le radio estere sono molto interessanti perché offrono approcci e modalità differenze, e questo può dare ispirazione.


E di questo abbiamo bisogno, perché così nascono le nuove idee. Dell'ascoltarsi abbiamo già parlato un pò, ma è innegabile che sia una cosa difficilissima.
È la cosa più dura, ma nel senso autocritico che ciascuno di noi conduttori ha nel riascoltarsi c'è il seme del miglioramento, quindi se si riesce ad accettare di infliggersi quella che non è una penitenza ma che è anzi uno specchio, si ha il 70% di probabilità di crescita; sospetto a questo proposito che nei corsi di conduzione ciò non venga sufficientemente valorizzato, il che è un problema perché quello che ci possiamo insegnare da soli è più di quello che può esserci insegnato da una figura esterna che però bisognerebbe cercare, trovare e pagare.

Siamo i migliori critici di noi stessi, quindi è un'ottima lezione. Passiamo al terzo punto: valorizzare.
Valorizzare significa non limitarsi al semplice resoconto dei fatti. I conduttori non fanno sempre interventi dal vivo, ad esempio un commento su un tramonto spettacolare o qualcosa di simile. Non dico che molti facciano i giornalisti, ma sicuramente c'è questa tendenza al dare attenzione alle “notiziole” che però diventa una potenziale morte del mezzo radio. Le “notiziole” si devono... decapsulare. Bisogna prendere l'argomento che sta alla base della notiziola, vedere se sta in piedi, e questo fatto poi lo si deve trasformare in storia e valorizzarlo, facendolo camminare. La radio è questo, non un semplice riportare le notizie; quello è il compito di una redazione giornalistica, non di una radio che deve accendere l'illuminazione interiore di chi ascolta.

Hai detto una cosa bellissima, perché davanti a dei fogli di carta l'atto del decapsulare (aggiungendo anche qualcosa di se stessi) è davvero difficile. Passiamo al quarto e ultimo punto: valorizzarsi.
Io sono un forte ascoltatore di radio, e quello che noto è che tantissimi conduttori non si presentano o se lo fanno non lo fanno adeguatamente; magari ascoltando una radio viene da esclamare “bravo questo conduttore!” però passano trenta, quaranta minuti, e il conduttore non fa mai il proprio nome e quindi l'esperienza di ascolto non può essere cementata positivamente. È un comportamento dannoso che annulla l'efficacia dei tre punti precedenti, e a questo punto mi permetto di dire ai conduttori di non temere troppo un rimprovero dello station manager perché vi menzionate spesso; concordate insieme la giusta menzione del nome ma fatelo perché è importante per tutti, station manager, conduttori, radio, e ascoltatori. Siete bravi? Siete riconoscibili? Siete dotati di originalità? Vogliamo saperlo e per ringraziarvi abbiamo bisogno che vi valorizziate.

Pochi punti ma essenziali, quasi una filosofia!
Direi di sì, perché si parla di ascolto e valore poi declinati nel riflessivo. Mi sono permesso di scrivere l'articolo non per andare contro ai corsi di speaker e conduzione, ma perché credo che non dobbiamo perdere i basics, che devono essere applicati all'individuo, alla personalità. Ecco perché io privilegio molto gli aircheck, perché permettono di andare nel personale del conduttore e creare il proprio status, le proprie regole, e distinguersi per questi. C'è un cammino da fare e queste quattro regole aiutano a imboccare la strada.

Siamo sicuri che queste regole saranno utilissime a tutto il nostro pubblico, che come sai è costituito in parte anche da giovanissimi che vogliono approcciarsi alla meravigliosa attività della radio. Grazie per essere stato con noi oggi, Claudio!
Alla prossima, e grazie come sempre a VOCI.fm per l'ospitalità!


Claudio Bisio: adoro trasformare la mia voce

Claudio Bisio è uno di quei personaggi che sa fare e ha fatto praticamente di tutto: teatro, cinema, televisione, cabaret, pubblicità, radio... ma adora utilizzare la sua voce in sala di doppiaggio e trasfomarla in quella di tanti simpatici cartoni animati! Ne parla proprio su VOCI.fm, in questa videointervista a cura della giornalista Patrizia Simonetti.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Claudio Bisio su VOCI.fm, doppiatore, attore di teatro, fai televisione e hai fatto anche radio... come usi la tua voce, quanto la curi e quando hai capito che potevi lavorarci anche senza la tua immagine?
Casualmente! Io ho frequentato la scuola del “Piccolo Teatro” (Milano), 30 anni fa. Subito dopo ho provato a fare dei provini come doppiatore ma... mi hanno “segato”! Quindi pensavo di essere incapace a doppiare. Poi, tanti anni dopo, mi hanno chiamato in sala di doppiaggio come “talent” ed il primo personaggio a cui ho dato voce è stato il cartone animato “Sid”. Ho iniziato a divertirmi , camuffando la mia tonalità; anche di recente, doppio Dracula nella serie “Hotel Transylvania”. In teatro non serve cambiare voce, allo stesso modo nei film non ce n'è bisogno... quindi lo faccio nei cartoon e devo dire che uno dei complimenti che mi gratificano di più è quando mi dicono “Ah, ho capito che quel personaggio lo doppiavi tu soltanto leggendo i titoli di coda!”. Vuol dire che riesco proprio a “trasformarmi”, a rendere la mia voce irriconoscibile! Invece, in quanto alla “cura della voce"... purtroppo non ci bado tanto!

Quindi non bisogna scoraggiarci se all'inizio uno prova e dicono di no, bisogna insistere?
Direi di si, per me è stato proprio così ed ho ricevuto i complimenti dei direttori di doppiaggio che mi hanno detto di avere un talento naturale... vaglielo a dire a quelli di 30 anni fa! :-) Ciao VOCI.fm, da Claudio Bisio!



CLAUDIO BISIO: CENNI BIOGRAFICI

Claudio Bisio è nato a Novi Ligure il 19 Marzo 1957. Cresciuto a Milano, si è diplomato alla Civica scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano. Molto bravo, la sua insegnante gli consigliò di giocare la carta della comicità, che si è poi rivelata vincente! La sua prima apparizione in televisione fu nel programma Zanzibar del 1988. E' un'icona indiscussa di “Zelig”, che conduce, in più trance, dal 1997. In ambito cinematografico, importante è il sodalizio con il regista Gabriele Salvatores, per il quale recita in Mediterraneo, Puerto Escondido, Sud, Nirvana. Appare poi in diverse commedie, come Amore, bugie e calcetto, Ex e Maschi contro femmine. Attore di teatro, scrittore, cantante, protagonista di spot pubblicitari di enorme successo, Claudio Bisio è anche doppiatore.

Questi i personaggi a cui ha prestato la voce da inizio millennio:

Atlantis - L'impero perduto (2001) - Gaetan Mole Molière

L'era glaciale (2002) - Sid

L'era glaciale 2 - Il disgelo (2006) - Sid

Terkel in Trouble (2006)

L'era glaciale 3 - L'alba dei dinosauri (2009) - Sid

L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva (2012) - Sid

Hotel Transylvania (2012) - Dracula

Ernest & Celestine (2012)

Il più grande uomo scimmia del Pleistocene (2015) - Ian

Hotel Transylvania 2 (2015) - Dracula

L'era glaciale - In rotta di collisione (2016) - Sid

Hotel Transylvania 3 (2018) - Dracula

Claudio Capone: speciale doppiaggio con intervista

Speciale doppiaggio sul #sitodellevoci dedicato a Claudio Capone, nato in seno alla CVD e voce italiana di John Travolta e di Ridge Forrester di Beautiful. Attenzione. Patrizia Simonetti ci propone dal suo archivio, un'intervista originale realizzata nel 1994 proprio al grande doppiatore!


Articolo di Alessandro Delfino e Patrizia Simonetti


Il doppiaggio, si sa, ci ha portato grandissime voci cinematografiche, ma solo uno di loro è riuscito ad entrare nell’immaginario collettivo non solo per personaggi cinematografici e televisivi, ma anche come colonna vocale di un genere spesso sottovalutato, ma molto importante: il documentario. Stiamo parlando naturalmente di Claudio Capone, un attore-doppiatore nato in seno alla CVD, società romana famosissima, fondata da grandi attori come Renato Turi, Oreste Lionello ed Oreste Rizzini. Capone diventa la voce giovane degli anni 70-80, con il suo timbro morbido, è spesso voce di eroi e personaggi positivi: ad esempio il celebre Luke Skywalker, interpretato da Mark Hamill, e protagonista assoluto della saga di Star Wars. Capone, grazie alla sua bravura, riesce ad infondere al personaggio di Luke eroismo, ma anche dubbi, paure e fragilità, che ci permettono di amare il protagonista in tutte le sue sfaccettature.

Sfumature drammatiche che riporta in altri personaggi, ad esempio nel tormentato protagonista del film “Fuga di mezzanotte”, dove il personaggio di Billy Hayes riceve un’amara lezione finendo nelle dure carceri turche. Ma Capone è un attore eclettico, riesce a spaziare anche nel comico, doppiando ad esempio Steve Guttemberg, il Sergente Mahoney, nella celebre ed esilarante saga di “Scuola di Polizia”, oppure lacchiappafantasmi Harold Ramis in “Ghostbusters 2”, dove il doppiatore segue l’attore originale in una parlata buffa e nasale. Tanti comunque gli attori importanti doppiati: Michael Douglas, Jack Nicholson, Bill Murray, Jean Claude Van Damme, Laurence Fishburne, Christopher Walken, Richard Dreyfuss, ma soprattutto John Travolta, similissimo al timbro originale dell’attore, dove ha modo di interpretare il doppio ruolo di eroe/criminale nel film “Face Off”, assieme a Nicolas Cage.



Ha anche modo di rimanere impresso nel mondo televisivo, ad esempio come voce di Dean Cain (Superman) in “Lois e Clark”, di Don Johnson in “Miami Vice”, Stephen Collins (il Reverendo Camden) in “Settimo cielo”, ma soprattutto Ron Moss (Ridge Forrester), uno dei protagonisti principali della soap-opera “Beautiful”. Come dicevamo prima, Claudio Capone resta soprattutto impresso per la sua voce narrante nei documentari presentati da Piero Angela come “Quark” e “super Quark”, guidandoci e rilassandoci nel magico mondo degli animali. Fino al 2008, anno in cui Claudio Capone ci lascia improvvisamente a 55 anni lasciando il mondo del doppiaggio, ma anche quello della televisione e del cinema in lutto. Piero Angela, suo partner storico e grande amico, lo ricordò a pochi giorni dalla sua scomparsa e anche noi vogliamo ricordarlo nella stessa maniera: una voce poliedrica, un attore straordinario che rimarrà sempre nei nostri cuori e nelle nostre orecchie. Ma abbiamo di più!

La nostra giornalista Patrizia Simonettici propone dal suo archivio, un'intervista originale realizzata nel 1994 proprio a Claudio Capone, durante la presentazione di “Beautiful”.

Claudio Santamaria: una voce da supereroe

Chi lo conosce per "L'ultimo bacio", chi per "Romanzo criminale", chi per "Lo chiamavano Jeeg robot". Per noi di VOCI.fm, Claudio Santamaria è prima di tutto il doppiatore italiano di Christian Bale nella trilogia di Batman e la voce dello stesso supereroe in "Lego Batman - il film". La nostra giornalista Patrizia Simonetti lo ha incontrato per un'intervista... flash!

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Claudio Santamaria su VOCI.fm, attore e doppiatore. Ma preferisci fare l’attore o il doppiatore?
Beh, il doppiaggio lo trovo molto difficile, perchè a volte è più complicato doppiare una scena che farla “ex-novo” perché devi seguire i tempi di un altro attore che già l'ha fatta. Quindi, creativamente, sei un pò più “costretto”, ma è un mestiere molto bello e divertente, soprattutto perché vai a lavorare e non devi pensare a come sei vestito, truccato o pettinato. Fare l’attore, però, è più creativo.

Tra l’altro, tu hai doppiato Batman ed un supereroe sei stato anche nel film “Lo chiamavano Jeeg Robot”!
Una grandissima soddisfazione ed è il riempimento di un desiderio infantile che tutti hanno, perchè tutti vorrebbero essere un supereroe. VOCI.fm io vi saluto, ciao a tutti



CLAUDIO SANTAMARIA: CENNI BIOGRAFICI

Claudio Santamaria, nato a Roma il 22 Luglio 1974, debutta appena 16enne nel doppiaggio. Solo qualche anno dopo (1997) esordirà anche come attore cinematografico, nei film “L'ultimo capodanno“ di Marco Risi e “Fuochi d'artificio” di Leonardo Pieraccioni. Dopo numerose apparizioni in varie pellicole, è uno dei protagonisti del grande successo “L'ultimo bacio” di Gabrielle Muccino (2001), per cui viene candidato al "David di Donatello". Nel 2005 conferma la sua popolarità in “Romanzo Criminale” di Michele Placido e si porta a casa il Nastro d'Argento. Nel 2006 interpreta Carlos nel film “007 Casino Royale”. Un anno dopo presenta il “Concertone del primo maggio 2008” a Roma. Importante ricordare il boom di critica di “Lo chiamavano Jeeg Robot” (2015) e la sua splendida interpretazione di Batman sia come voce italiana di Christian Bale nella trilogia che in “LEGO Batman” (2017). Claudio Santamaria è molto legato al lavoro in studio di registrazione e realizza anche numerosi audiolibri di grande successo.

Claudio Sorrentino su VOCI.fm

Ecco a voi l'intervista realizzata alla presentazione del "Premio Tonino Accolla 2019" al doppiatore (e presidente di giuria) Claudio Sorrentino, storica voce italiana di John Travolta e Mel Gibson, solo per citare due delle tante star hollywoodiane che ha doppiato. A cura della giornalista Patrizia Simonettiper il #sitodellevoci

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Claudio Sorrentino su VOCI.fm, buongiorno! L'importanza di questo “Premio Tonino Accolla”, che lei ha definito “garanzia di credibilità”?
Si, molti di questi premi sul doppiaggio non sono altro che delle serate organizzate per avere dei proventi, per far venire dei doppiatori, che solitamente sono molto noti per la loro voce ma non per il loro volto. E' una vecchia cosa, che non aggiunge niente al doppiaggio, fa sembrare un po' i doppiatori dei piccoli “elefantini”, che vengono messi lì, e si perde di vista la cosa più importante. I “ricambi”, nel doppiaggio, ce ne sono molto pochi, perché non si insegna più a far bene questo mestiere. Quindi questo premio su Tonino Accolla è stato modificato e tarato sul fatto di premiare quelle scuole di doppiaggio, che creano dei doppiatori potenziali e, poi noi ci interessiamo a farli lavorare; i vincitori dell'altro anno io li ho chiamati in tutti i miei film, quelli di quest'anno hanno cominciato con piccoli ruoli, gli altri hanno finito addirittura a fare delle parti importanti. Questo è un premio che non ti abbandona dopo che ti hanno premiato e nello stesso tempo bolla quelle scuole di doppiaggio che non servono a nulla, che sono solo una speculazione sulla passione che tanti hanno. Per fare il doppiatore bisogna essere prima attori, quindi non è vero che solo una questione di voce, bisogna saper recitare, e molti di questi ragazzi di queste scuole non si preccupano di ciò; ho sentito addirittura delle scuole che mi hanno mandato i provini di questi ragazzi che parlavano in dialetto toscano, siciliano, il doppiaggio non è la televisione, che ormai l'Italiano non lo parla più. Flaiano diceva "in Italia gli unici che parlano italiano sono i doppiatori"... adesso non più.


Lei ha iniziato a fare l'attore e il doppiatore da piccolo, a sei anni; quanto è importante iniziare da bambini?
Iniziare da bambini significa che hai una passione, più che altro è “continuare”. Io quando ero piccolo ho fatto la scuola di recitazione, ho fatto a 7 anni “La Giara” di Pirandello, la mia storia è stata lunga, poi ho cominciato Rasti e Rin Tin Tin, Jeff e tantissimi altri personaggi non fermandomi mai, anche nel cambio della voce, momento classico, fatidico, sono riuscito a sfangarla e continuare cosi il doppiaggio fino a Mel Gibson, John Travolta, Bruce Willis..
.

Il doppiaggio che le è rimasto di più nel cuore, il film, il personaggio, un aneddoto...
Il personaggio del film “Pulp Fiction” e “Braveheart” e sono di John Travolta e Mel Gibson. Travolta era da poco ritornato a fare cinema “decente”, cosa che non fa più adesso, che sta ricascando nei “filmacci”, tant'è vero che sono due film che non lo doppio più, e Mel Gibson che in quel film ha fatto anche vedere che era un bravissimo regista e mi sono piaciuti molto perché a San Marino hanno anche fatto una serie di francobolli su “Braveheart”, sono andato lì a prenderli. Pensavo ci fosse anche la mia faccia, ma non c'era...

Quindi ci vuole empatia per dare la voce a un personaggio, se non lo si sente “vicino” si tende ad abbandonarlo?
Sicuramente esiste il rapporto, io non giudico nessuno, John è un amico e lo conosco molto bene, ci siamo conosciuti “30 kili fa”, perché io ho cominciato a doppiarlo sin dall'inizio, poi mi sono interrotto quando ha cominciato a fare film di bassa qualità (“Senti chi parla”, ndr); l'ho ripreso da “Pulp Fiction” in poi.. L'empatia è fondamentale perché a me piace quando vedo un attore bravo e andargli dietro a quello che suggerisce, perchè il doppiaggio è anche questo, accettare i suggerimenti che ti vengono dai bravi attori.

Ma lei a John Travolta ha mai detto che quei film non le piacevano?
Sì, ha detto "ah... adesso lo metto nel contratto che li devi fare te" ed io ho risposto "no, guarda, in Italia tanto non funzionerebbe"! Grazie al sito delle voci, sono molto contento di entrarci. Mi raccomando, se avete voglia di fare il doppiaggio date retta a me, non è facile, è selettivo e prima di guadagnare dei soldi, sapeste quanta forza di carattere dovrete avere. Un saluto a VOCI.fm e... un grande abbraccio da Claudio Sorrentino
!

 

Clint Eastwood: CHI LO DOPPIA?

Il cowboy solitario, il poliziotto dai metodi violenti, l’allenatore di pugilato, il vecchio, ma sempre sveglio corriere della Narcotici! Pochi attori sono riusciti non solo ad avere una carriera lunga 50 anni, non solo dare vita come regista a film drammatici ed intensi rimasti nell’immaginario collettivo e vincitori di parecchi premi Oscar, ma ancora oggi alla quasi età di 90 anni a rimanere attivi e sulla cresta dell’onda: stiamo parlando naturalmente del granitico e immortale uomo senza nome: Clint Eastwood.

Coco: un singolare cast di doppiatori

VOCI.fm poteva mancare all'incontro con i doppiatori (davvero singolari) di “Coco”, il nuovo film d'animazione Disney Pixar? Assolutamente no! Ecco il video-resoconto con le voci di Mara Maionchi, Valentina Lodovinie Matilda De Angelis.A cura della nostra giornalista Patrizia Simonetti.

Come preparare un buon demo radiofonico

Vi sentite pronti per lavorare con la voce, magari in radio o in un centro di audio-produzione? Oppure siete già professionisti ma volete migliorare il vostro “biglietto di presentazione”? In questo articolo, lo speaker Mario Loreti ci fornisce alcuni consigli indispensabili per realizzare un demo che sappia colpire nel segno!

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speaker Mario Loreti

Abbiamo parlato di strumenti per registrare praticamente ovunque ed anche a budget molto contenuti e devo ammettere che questo lavoro diventa giorno dopo giorno sempre più alla portata di tutti.

E' giusto così, non sono uno di quelli che per difendere la propria professione consiglia agli aspiranti di non fare questo lavoro, altrimenti non scriverei neppure per VOCI.fm

Sono però fermamente convinto del fatto che bisogna presentarsi sempre nel modo giusto.

Con l'avvento dei corsi per speaker (di dubbia utilità, ma questo è un parere personale) sono sempre di più i ragazzi (ma anche gli adulti) che, fatti questi corsi, si sentono arrivati.

Ho un sito-web da più o meno 11 anni e ricevo di tutto: e-mail di una riga, con lunghi elenchi di presunte esperienze (magari in inglese), messaggi di persone che mi dicono "sono uno speaker radiofonico, ho frequentato il corso x y" senza nè uno straccio di demo nè un curriculum. Queste modalità, a mio avviso, sono il top se non si vuole ricevere una risposta.

Ma allora come ci potremmo presentare nel modo giusto per far sì che l'editore / direttore / chiunque ci degni di un po' della sua attenzione?

Io inizierei col pormi delle domande: cosa mi spinge a fare questo lavoro? Da dove è partita la mia passione, qual'è stato l'evento scatenante?

A questo punto, una volta che ci si è posti tutte le domande opportune, vale la pena di buttar giù una mail di senso compiuto dove ci si presenta, si dice perchè si vorrebbe fare questo lavoro e si segnalano, in modo semplice e chiaro, le proprie esperienze (se ce ne sono).

A questa mail allegheremo un curriculum ben scritto, con i dati personali e l'autorizzazione al trattamento degli stessi per le finalità legate al CV stesso. E poi?

E poi c'è la demo... l'ho messa per ultima ma è la parte fondamentale, perchè è il nostro biglietto da visita.

Non prendete testi a caso, non fate palesemente finta di “fare la radio”. Fatela per davvero, registrando ad una qualità professionale, se non avete la strumentazione investite anche 100 euro, ma registrate una demo con la “d” maiuscola in un vero studio. Sarà anche più divertente!

Troppe volte arrivano demo di scarsa qualità, registrate malissimo e con pochi contenuti.



Ma quali sono i contenuti e quanto dovrebbe durare una buona demo radiofonica / pubblicitaria?

A livello di contenuti, mettete solo ciò che vi rappresenta di più. Se siete degli speaker pubblicitari inserite solo i voice-over e gli spot che avete realizzato per i marchi più importanti, se non avete esperienza potete estrapolare testi da wikipedia o modificare leggermente i testi di pubblicità esistenti (attenzione a non citare i nomi dei marchi);

Se volete realizzare una demo per la radio, non usate le formulette trite e ritrite "ciao, sono Mario, questa è radio xxx, sono le 14.00 e oggi parleremo di..." ma metteteci personalità, cercate di far trasparire tratti del vostro carattere e soprattutto... parlate come nella vita!

Mi piace paragonare lo speaker radiofonico a un amico con cui si parla al bar. Il linguaggio e il tono di voce devono essere informali, l'ascoltatore del resto è uno molto vicino allo speaker, perchè lo speaker per primo è una persona come tante.

Certo, il nostro lavoro a volte ci impone di parlare di cose che non conosciamo come se le conoscessimo perfettamente, ma ciò non deve metterci su un altro piano rispetto a chi ascolta.

Insomma, vale il detto "parla come mangi!"

Dunque presentatevi rapidamente e lanciate una canzone.

Fate sentire un pezzo del disco appena lanciato e la coda di un altro, dopodichè disannunciate il secondo disco e parlate di qualcosa di curioso o di un argomento di attualità in tempi rapidi (45 secondi / 1 minuto); nell'intervento successivo inserite una citazione commerciale o il lancio di un gioco e nell'ultimo intervento chiudete la registrazione dando appuntamento ai vostri ascoltatori al giorno dopo, come se voleste concludere il vostro ipotetico programma.

Il tutto in massimo 3 minuti, un editore non ha troppo tempo!

La prima impressione è quella più importante, quindi giocatevi bene le vostre carte. Forse sarò un pò polemico ma credo che a volte chi di dovere non risponda anche perchè arriva davvero di tutto... cerchiamo di essere professionali e qualche porta si aprirà. Buon demo a tutti!
 

Comunicazione: di che voce sei fatto?

Perché la voce è così importante nel mondo di oggi? In una società occidentale che si appresta ad entrare nel cuore del XXI secolo, giunta all’apice dello sviluppo tecnologico, dove basta una strusciata di polpastrello per ottenere tutto ciò di cui si ha bisogno, diventa sempre più importante per rimanere in testa, avere una potenza comunicativa

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speaker Mirko Ferramola 

Oggi più di ogni altra epoca passata, è assai fondamentale essere originali, carismatici e avere una grande leadership comunicativa per poter barcamenarsi al meglio nel mondo del lavoro, diventato un oceano saturo delle più svariate professioni, dove tutti copiano tutti e tutti vogliono fare quello che fanno tutti.

Non è a caso questo gioco di parole che serve a far capire che per affermarsi ed emergere non devo essere “tutti”, ma devo essere “Io”.

Per far sì che ciò avvenga, bisogna avere ben chiaro cosa siamo e cosa vogliamo per noi stessi e raggiungere quelle tappe intermedie che fanno parte della crescita personale di ogni individuo; ma un ruolo di fondamentale importanza è ricoperto dal modo di porsi agli altri, e dalla sicurezza e autorevolezza che esprimiamo.

E non basta avere un buon aspetto fisico; è il modo di parlare che fa la differenza. 

LA VOCE E' IL NOSTRO BIGLIETTO DA VISITA.

Per gli speaker, doppiatori e attori, ma anche in un colloquio di lavoro, durante una conferenza o una presentazione, in tribunale, durante una sessione di traning formativo, fino all’insegnante e l’elenco sarebbe smisurato, il nostro interlocutore, che sia un responsabile del personale o il pubblico, ascolterà cosa diciamo.

Da ciò si intuisce quanto sia importante curare la voce, il modo di esprimersi e di parlare, avere una corretta dizione ed esprimersi in lingua italiana corretta. Soprattutto, essere padroni del proprio strumento di comunicazione ci aiuta a sentirci forti, energici e pronti ad affrontare qualsiasi situazione. Possiamo diventare ottimi venditori, usare la voce come strumento di marketing, come possiamo essere ottimi dialogatori; possiamo essere esperti di comunicazione.



Nessuno può oggi sentirsi libero di tralasciare lo studio sulla propriavoce, perché come già trattato in precedenza è fondamentale essere efficaci e molte figure professionali moderne hanno a che fare con laparola. Per i professionisti è ancora più complesso dal momento che per emergere occorre anche avere un timbro e unavocalità efficace in base al contesto di applicazione; perciò occorre studiare e cercare le mille sfumature che possiamo ottenere dal nostro strumento vocale rendendolo versatile, per aver accesso a tutte le possibiità:pubblicità,radio,doppiaggio

E’ importante capire che occorre diventare la pubblicità di noi stessi, affinchè si venga notati e soprattutto ascoltati. In un momento in cui il “bel parlato” è calato di moda con l’avvento dei social, se una persona basa la propria personalità sugli strumenti che la natura gli ha dato sicuramente verrà notata e farà la differenza rispetto alla moltitudine che resta ad annaspare.

Dà una grande soddisfazione quando si è apprezzati per come parliamo.

Prendiamo d’esempio i doppiatori della prima e seconda generazione. Quelli sì che erano maestri. Quelle voci che solo ad ascoltarle ti ipnotizzano e ne rimani affascinato; e ognuna era diversa dall’altra, e risltavano all’udito. Oggi dobbiamo fare lo stesso; non fare la copia di una copia, ma essere l’originale di se stessi. 

Articolo a cura di Mirko Ferramola

Conosciamo la speaker Catia Minguzzi

Su VOCI.fm oggi conosciamo la bravissima speakere voice-over Catia Minguzzi. Vive in Emilia Romagna e vanta un curriculum di tutto rispetto con tante esperienze nel mondo della radio. Grazie al suo home-studio può collaborare anche con aziende e studi di registrazione in tutta Italia. Ecco l'intervista di Marco Picchio.

Intervista realizzata da Marco Picchio


Amici di VOCI.fm, un saluto da Marco Picchio! Oggi vi presentiamo un'altra bella voce femminile: lei è una della radio a tutti gli effetti e vuole farsi conoscere dalla grande community del #sitodellevoci. Dalla splendida Emilia Romagna arriva Catia Minguzzi, benvenuta!
Ciao Marco, grazie per avermi ospitato.

Noi stiamo dando un'occhiata al tuo curriculum e davvero possiamo dire “la radio: che passione!”. Tutto è cominciato nel 1987, raccontaci un pochino, dai!
Si può dire che in quell'anno ho preso in mano la mia vocazione in modo concreto, perché poi, se vogliamo tornare indietro nel tempo, già a sei anni avevo questa predilezione per la radio, infatti io non mi sono fatta regalare le classiche bambole bensì una radio, e questo ti dice tutto. In casa mia la radio non esisteva e l'ho portata io.
 

In questo lavoro tutti abbiamo iniziato così, io per esempio costruivo i trasmettitori, avevo il saldatore, già da piccoli manifestavamo questa tendenza! Poi com'è proseguita la cosa?
Beh, come dicevi tu nel 1987 ho avuto la possibilità di cominciare a fare qualcosa, avere due miei programmi nella radio del mio paese fino al 1992, anno in cui purtroppo chiuse anche perché arrivò la legge Mammì che mise in difficoltà molte piccole radio. Poi passai a un'altra radio locale più grande dove proseguii il mio percorso, poi ho collaborato con varie radio a livello sia locale che regionale, poi mi fermai per un pò a livello radiofonico, anche se continuavo a frequentare spettacoli, manifestazioni e concorsi. 

Quindi tu sei anche una presentatrice?
Assolutamente sì, ho scoperto circa quindici anni fa che mi piace e questa attività la porto avanti di pari passo con la radio.

Tu hai avuto anche esperienze abbastanza recenti per quanto riguarda il discorso delle web-radio, poi vedo che nel 2017 hai partecipato al concorso come “miglior voce femminile del web”, e hai vinto!
Si, ed è proprio vero che le cose arrivano quando meno te le aspetti! Essendo il mio mondo avevo deciso di partecipare come visitatrice, poi per gioco mi iscrissi e alla fine vincere fu per me una sorpresa incredibile, perché essendo un concorso a livello nazionale mi ha dato grande gioia. 

Come ti vedi in un ruolo diverso da quello della conduttrice radiofonica, come per esempio quella di voice-over, voce per la pubblicità?
Mi piace lavorare con la mia voce, non solo come speaker radiofonica ma anche come doppiatrice o voce per racconti, insomma la mia grande passione è “comunicare”.

Vedo che hai anche fatto un corso di doppiaggio!
Certo, sappiamo che può sembrare un lavoro facile ma non lo è, quindi bisogna prepararsi ed ho ritenuto giusto fare tutti i corsi necessari. 

Immagino che come la maggior parte di noi che facciamo questo bellissimo lavoro (che poi è più una vocazione che un lavoro!) anche tu sia attrezzata con un tuo home-studio?
Ovviamente sì, ho la possibilità di lavorare da casa, mi agevola molto perché riesco a gestire una produzione nel giro di poche ore. 

Bene, a questo punto ringrazio Catia Minguzzi per essere stata nostra ospite, e ricordo a tutti che potete visionare il suo profilo VOCI.fm cliccando QUI. Catia, grazie e buon lavoro, a presto!

Corso Podcast di Consulenza Radiofonica: con noi Giada Pari

Consulenza Radiofonica, terrà a Roma un Corso Intensivo di Podcast. Ospite del #sitodellevoci la speaker e podcaster Giada Pari, docente del corso, intervistata da Marco Picchio.

Intervista realizzata da Marco Picchio


Amici di VOCI.fm, bentrovati! Salutiamo l'ospite di oggi, la speaker e podcast specialist Giada Pari. Benvenuta!
Ciao a tutti!

Giada Pari è una speaker con grandi esperienze, come “Dimensioni Suono Roma”, “RTL 102.5” e collabora con “Rai Radio 2” come autrice e conduttrice di programmi. Poi, nel 2019, è nata la passione per i podcast ed è diventata una podcaster di successo dando vita a “Fuori dal Tunnel”, che ha avuto un seguito ed è stato candidato tra i cinque migliori podcast di interviste agli “Italian Podcast Awards”. È con noi oggi perché sarà la docente di un corso che interesserà chiunque voglia avvicinarsi al mondo del podcasting. Un corso creato da “Consulenza Radiofonica” di Alfredo Porcaro. Allora Giada, spiegaci il funzionamento del corso.
Credo che la prima cosa importante da dire sia che quando ho cominciato nel 2019 mi sono improvvisata facendo tantissimi errori; era un tempo in cui però si poteva ancora sbagliare perché in Italia il podcast era un nuovo media; adesso sono passati diversi anni e tutto si è evoluto rapidamente, quindi sia mercato che pubblico sono abbastanza esigenti da riconoscere subito la qualità. Chi vuole intraprendere questo percorso anche solo per una questione personale deve dunque capire l'importanza delle basi e del linguaggio prima ancora di cominciare. Questo corso si divide in due parti: si può scegliere se partecipare a una sola o a entrambe, la prima sarà il 15 aprile, dal mattino al pomeriggio, e si focalizzerà sulla parte teorica. I partecipanti avranno tutti gli strumenti e le nozioni utili a fine giornata per poter dire “da domani inizio a pensare al mio progetto”. Io mi auguro che molti partecipino però anche alla seconda parte, dove ci si diverte e ci si sporcano le mani applicando quanto si è appreso. La seconda giornata si svolgerà un mese dopo, e questo lasso di tempo servirà ai partecipanti per concentrarsi sul proprio progetto, presentandosi poi con un'idea concreta, un trailer, uno script. Il 13 maggio si registra insieme, si edita insieme, ci si diverte col missaggio, e alla fine si simulerà anche una presentazione ufficiale ad una casa di produzione o ad un'agenzia di comunicazione.

Penso che nessuno si fermerà soltanto alla teoria, il bello viene dopo!
Esattamente, si mettono le mani in pasta e lì si inizia davvero ad apprendere e ad applicare tutta la teoria. Si comincia a lavorare sul proprio podcast col vantaggio di poterlo fare per una giornata col nostro supporto, per risolvere dubbi di ogni tipo.

È possibile seguire il corso online oppure negli studi di NSL Radio TV, e questo è molto bello, però la parte pratica va fatta in studio.
Sì, solo in studio, e mi auguro però che chi è a Roma venga in presenza anche la prima giornata. Guardarsi in faccia è più bello, adesso che poi finalmente la lontananza obbligata è finita.

Altra cosa importante: per il podcasting non serve la strumentazione “da NASA”, basta un pc con un software di editing e da lì si va tranquilli.
E per chi avesse qualunque tipo di difficoltà sulla parte teorica, noi rimarremo a disposizione.

Dopo tutto questo lavoro, quando magari saranno messi in pratica dei progetti, potrebbe venir fuori qualcosa di interessante.
Me lo auguro! Se qualcuno ha voglia di mettersi in gioco, nascerà un bel futuro.

È un'occasione veramente unica! A questo punto chiedo: come ci si iscrive?
Basta andare sul sito consulenzaradiofonica.com, dove compare in primo piano il link per iscriversi al corso e ricevere informazioni; ovviamente ci si arriva anche anche tramite i social.

Giada, ti ringrazio e ti auguro buon lavoro per questo progetto che speriamo porti talenti nuovi nel mondo del podcasting, che ormai è il futuro!
Mi auguro che sia così, e ti ringrazio tanto.

A presto e buon lavoro!
Grazie VOCI.fm, ciao a tutti!


Cristiana Capotondi: cinema, fiction e doppiaggio

Bellissima, con un talento indiscutibile ed una passione per il doppiaggio e la recitazione a 360°: incontriamo l'attrice Cristiana Capotondi per parlare come sempre di voce. Intervista a cura di Patrizia Simonetti.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Cristiana Capotondi su VOCI.fm, benvenuta! Attrice, di teatro, di cinema, ti vediamo in televisione... ma come curi la voce, uno strumento importantissimo per il tuo lavoro?
Io non sono un'attrice con un'impostazione classica, quindi utilizzo la mia voce al 60% delle sue possibilità; quindi, in questo senso, la proteggo anche. Va però detto che passo spesso da un accento ad un altro, lavoro molto su personaggi con dialetti diversi, che richiedono delle modifiche importanti all'impostazione della mia voce “al naturale”. Penso ad esempio al lavoro fatto con Tonino Accolla, un direttore di voci straordinario che, secondo me, ha avuto meno di quanto non abbia meritato perchè era un genio, “pazzo” ma con talento straordinario. Con lui ho partecipato al doppiaggio di un film girato “in babilonese”, cioè in cui ogni attore parlava la propria lingua. Abbiamo usato la voce per raccontare il personaggio che interpretavo, passando dai 16 ai 30 anni di età. Il lavoro con la voce è affascinante, bisognerebbe dedicarsi totalmente a questo, come magari bisognerebbe dedicarsi solo all'uso del corpo e poi... a mettere insieme gli strumenti e le tecniche per rendere più fluido il mestiere dell'attore.

Queste cose bellissime che ci hai raccontato aiutano molto in caso di doppiaggio no? Tu hai fatto doppiaggio?
Assolutamente si, quando doppi te stesso e quando doppi un cartone animato o altri attori. Ad esempio, io ho doppiato nel 2013 la protagonista femminile del film “Educazione Siberiana” di Gabriele Salvatores e ti rendi conto che, se hai uno strumento che sai utilizzare ed un bravo direttore di doppiaggio (in quel caso era Francesco Vairano) hai l'opportunità di fare cose speciali. Ciao VOCI.fm, da Cristiana Capotondi!



CRISTIANA CAPOTONDI: CENNI BIOGRAFICI 

Nata a Roma il 13 Settembre 1980, Cristiana Capotondi esordisce a soli dodici anni, nel 1993, nella serie "Amico mio" con Massimo Dapporto. L'anno successivo è già con Gigi Proietti e Nancy Brilli in "Italian Restaurant". Nel 1996 partecipa alla serie TV "SPQR" prodotta da De Laurentiis, al fianco di Nino Frassica e Antonello Fassari. La prima interpretazione al cinema risale al 1995, quando partecipa al film "Vacanze di Natale", ma fin dal 1992 appare in diverse pubblicità televisive lavorando con grandi registi come Nanni Loy e Marco Risi. Famosi gli spot "Maxi Bon". Dal 1998 torna in TV con "Un nero per casa", diretto e interpretato da Gigi Proietti e con le miniserie "Anni '50" e "Anni '60" dei Fratelli Vanzina. È tra i protagonisti, inoltre, con Lino Banfi, Ben Gazzara e Stefania Sandrelli di "Piovuto dal cielo"(2000). Nel marzo 2001 è tra gli interpreti della fiction di Rai Uno "Angelo il custode" e, sempre nello stesso anno, è Martina nella serie di Rai Due "Compagni di scuola". Ha partecipato successivamente a "Il giovane Casanova"(2002) con Stefano Accorsi, a "Luisa di Sanfelice" (2004) e, fino al 2006, è la principale interprete di "Orgoglio". Nel frattempo, per il grande schermo, è la protagonista di "Volevo solo dormirle addosso", per cui viene candidata al Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista; interpreta il ruolo della figlia di Boldi in "Christmas in Love" (2004) e quello della liceale Claudia in "Notte prima degli esami" con Giorgio Faletti. Nel 2007 è protagonista di tre film per il grande schermo: "Scrivilo sui muri", "I Viceré" e "Come tu mi vuoi". Inoltre, è, con Mariangela Melato e Alessio Boni, in TV per il remake del famoso film di Hitchcock, "Rebecca la prima moglie", in onda su Rai Uno. L'anno successivo è nel cast di "Ex" di Fausto Brizzi, mentre nel 2010 interpreta "La Passione", che viene presentato in concorso alla 67^ Mostra del Cinema di Venezia, ed è la protagonista della fiction "Sissi". Nel luglio del 2005 si è laureata con 110 e lode in Scienze della Comunicazione presso l'Università di Roma "La Sapienza". Ama lavorare con la propria voce, anche nel settore degli audiolibri e del doppiaggio. E' sua la voce di Mavis in “Hotel Transylvania” (2012) e “Hotel Transylvania 2” (2015) e di Xenya, protagonista del film “Educazione Siberiana” (2013).

Da dietro il leggio: i ragazzi del leggio vecchio

Sul blog delle voci c'è uno spazio "emozionale" in cui il doppiatoreBruno Conti racconta aneddoti, retroscena e curiosità di anni ed anni passati al fianco di colleghi, attori, direttori e registi. Grandi nomi ma anche professionisti meno noti ma comunque dal talentosuperlativo: quelli che a Bruno piace chiamare "ragazzi del leggio vecchio".

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerBruno Conti 

Ciao a chi legge. Mi incuriosisce quest’avventura di scrivere di doppiaggio su VOCI.fm, o meglio, mi stupisce... lo confesso.

Questo lavoro che amo e che ho amato mi piace raccontarlo senza fronzoli, senza retoriche. D’altra parte sono chiacchierate amichevoli.

In questi giorni ci sono diverse manifestazioni sull’argomento. E poi, con l’avvento dei cosiddetti “talent”, tutti sono più buoni e interessati al doppiaggio. Ma io non mi ritengo un nostalgico, tengo a dire, vivo nel mio tempo e ciò che racconto sono “solo” esperienze di lavoro.

Ecco, io non ho mai mitizzato il doppiaggio, a volte dissacravo e lo faccio ancora oggi! Ma il mondo del lavoro quando poi è così ristretto, alla fine diventa anche un pò la tua “famiglia”. Una buffa famiglia che va dal grande maestro al meno dotato, dal coglione al più intelligente.

E devo dire che li ho apprezzati tutti. Per me non ha mai avuto una vera logica l’ambiente del doppiaggio. Forse questo era il mistero. Io adoravo andare al turno immaginando cosa mi potesse aspettare. A volte dipendeva dal direttore e già potevi capire che turno sarebbe stato. Un altro momento era vedere i tuoi compagni di turno: se erano alcuni potevi avere un ruolo, con altri era inevitabile il brusio. E inevitabile era il direttore, o anche il film; insomma... mai la stessa cosa. Naturalmente valeva per me come per gli altri.

Ma era sempre un appoggiarsi, uno spalleggiarsi, nel fare i fiati di un film, chi fa quello che grida, o chi dà il segnale per l’attacco all’unisono. Le risate per le papere, ma anche l’invidia di un pusillanime per chi faceva una battuta in più. Si... una battuta in più. Ma finiva lì.

Non conosco l’invidia io, solo il giramento per chi non merita. Io ero abituato a fare sempre i neri, i delinquenti o gli attori brillanti; insomma ero una specie di jolly e potevo doppiare un vecchio avvocato su Matlock, ad esempio, al fianco del grande Giancarlo Maestri. Ma poi tornavo a fare i caratteri.

E poi gli incontri con persone come Michele Gammino. Al primo turno lui esordì così: “Lo vedi quel bel ragazzo coi baffi, alto?” “certo”, risposi io. E lui: “Ecco, quello è il protagonista e lo doppio io! Tu doppi quello basso brutto e grasso!” Tutti a ridere naturalmente. Ho lavorato con parecchi grandi, ma io tengo molto ai miei compagni di turno di “piccoli ruoli” che erano e sono dei grandi professionisti e capaci di far tutto; vere macchine da guerra e presenti sempre in ogni turno, una garanzia vera e ho imparato tanto da loro.

Quelli più giovani sono quasi tutti oggi delle star. Io ero sempre presente e concentrato (ero famoso per le battute) ma io mentre arrivavo al leggio leggevo velocemente le battute più ostiche e specie se pioveva sapevo che dovevo star attento alle sibilanti, alle palatali, perchè conoscevo (e conosco) i miei difetti e quindi pensavo “ok S sorda qui, Z dolce là, frase veloce qua, quindi meno emissione qui e più articolazione là.” Mi correggevo prima in testa e poi in bocca. Poi si recitava e basta. A volte fino a casa a pensare “L’avrò soddisfatto?” E questo per anni. Però ho fatto anche molti ruoli, parecchi persi, alcuni no. Ma questa è un’altra storia.

Un’altra storia che mi diverte ancora è quella di Sergio Fiorentini. Il grande attore famoso in TV per “Il maresciallo Rocca” e uno dei più grandi doppiatori e direttori del doppiaggio dell’era moderna. Da Gene Hackman in su e in giù. Ed era anche una persona spiritosissima ma (come Gammino) non muoveva un muscolo quando scherzava. Lui andò qualche sera prima ad un concerto di Miles Davis, il quale ormai non parlava quasi più. E allora usava dei cartelli per “parlare” col pubblico. Questo fatto me lo raccontò quella che poi sarebbe diventata sua moglie, ma finì lì. Ora sono con lui al turno e si incide; di solito se nessuno dice “buona” ti giri verso la regia per capire. E quella volta mi trovai la faccia da mastino del mio Sergio con un cartello in mano con scritto “più timbro”. Ma lì per lì non capii, perchè mi ero dimenticato di Miles Davis, e dissi “Boh?”. Poi all’altra incisione lo stesso. Mi girai e un altro cartello “Più campo”, insomma tutte le indicazioni “standard“ che si davano e si cominciò a ridere di brutto, non si andava avanti dal ridere e fece impazzire parecchi colleghi perchè non ne sapevano.

Insomma che dire... ho incontrato davvero grandi personaggi. Ma io mi tengo comunque sempre stretti i miei compagni di tante fatiche, “piccoli ruoli” e brusii. Piccoli ruoli un beneamato! Senza di loro ancora oggi certe scene sarebbero “stonate”, perchè erano capaci di intonare tutti. Grandi ragazzi del leggio “vecchio", intonatissimi. Vi adoro.

Articolo a cura di Bruno Conti
 

Da dietro il leggio: il provino con Ferruccio

Nell'appuntamento "Da dietro il leggio" il doppiatore romano Bruno Conti racconta di una giornata indimenticabile in sala di doppiaggio e di un provino "a sorpresa" di fianco del grande Ferruccio Amendola, storica voce di Robert De Niro, Dustin Hoffman, Tomas Milian, Sylvester Stallone e tantissimi altri divi di Hollywood. 

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerBruno Conti 

Un giorno, poco prima delle 12.00 e a turno finito, mi avviavo verso l’uscita (o forse verso il bar, non ricordo). Non ricordo nemmeno come fu che vidi Ferruccio Amendola in regia da solo, a luci accese.

Un pò mi meravigliò perché quello stabilimento che era la “Fonoroma” non veniva utilizzato spesso dalla CDC di allora e comunque non è che da quelle parti Ferruccio si vedesse di frequente.

E lì il dilemma: “Mi presento? Mi faccio sentire? Maledetta la mia timidezza!”. Però era anche un’occasione ghiotta almeno per prendere un appuntamento; “Chissà quando mi ricapita”, pensai, e che tanto la paura (quella “sana” paura dell’attore) ormai avevi compreso che mi avrebbe accompagnato a lungo.

Decisi! Salutai e dissi la famosa frase di rito di cui già vi ho parlato nel precedente racconto. Lui mi guardò e mi disse senza esitare un secondo: “Io ascolto tutti i colleghi!”, con il suo “filo” di voce ma deciso come una battuta di RamboNaturalmente mi spiazzò. “Ora appena torna ilfonico lo facciamo ilprovino”.

Ecco fatto: volevo fare il provino? E ora datti da fare! Però anni dopo mi consolai ascoltando un anziano collega che mi disse che “aveva impiegato dieci anni per superare la paura del leggio”. Allora non ero proprio un eccezione!

Tornò il fonico e cominciò a preparare l’anello; un pò di ossa me le ero fatte ormai, ma a quei livelli devi essere preparato. Ero cosciente che la mia voce e il mio modo di recitare potevano interessarlo come a tutti quelli che “parlano” al doppiaggio e quindi... che poteva succedere?

La sua accoglienza e la sua disponibilità mi avevano spiazzato... e ancora non era niente. Mi spiegò che non aveva un attore giovane a disposizione e quindi me l’avrebbe fatto su un attore “un po’ più grande di te ma insomma...”

E venne vicino a me appoggiato al leggio come di solito facciamo tutti. I provini a volte erano di poche battute, a volte invece erano scene; qualche “artista” faceva recitare solo il copione, insomma la storia è sempre quella.

A questo punto si spengono le luci e si sente la sua voce, rivolta al fonico: “No no toglila!”. Ed arrivò la prima sorpresa. Sullo schermo apparve semplicemente Peter Falk! Direte: “Ma tutte a te?” Ora il punto era che non solo si trattava di Falk già anziano, ma addirittura di un monologo da finale di film, bellissimo ma non certo una passeggiata.

Io leggevo le battute e le mandavo a memoria (di solito faccio così a meno che sia molto lunga la battuta) e doppio a memoria. Mentre lo guardavo in originale osservavo la faccia, i fiati, le battute lunghe, quelle corte, le parole più ostiche dove potevo scivolare, perchè poi si doveva pensare SOLO a recitare.

E io volevo recitare bene, come ho SEMPRE cercato di fare. Punto! Sono profondamente convinto che l’attore debba fare il personaggio e basta. Ma dentro di me pensavo nella mia lingua: “E mò che je faccio?”

Perchè era un attore più grande, perchè era difficile, ma in tutto ciò la vicinanza di Ferruccio gomito a gomito con me mi rendeva stranamente tranquillo. Dopo aver visto l’anello sonoro mi disse: “Tu fallo con la tua voce, non ti preoccupare”.

Lo provai sul muto iniziando il vero e proprio provino. E via battuta lunga, risatina, battuta corta ma perentoria, toni dolci e poi un sussurro, pausa lunga, pausa corta, la battuta più importante, e poi via via sul finale che spiegava il tutto, forse il senso di un rapporto, del film stesso, fiati, natiche strette e... non lo mollai mai.

Dopo un paio di volte (confesso mi stupii un pò di me stesso che per noi emotivi è dura) lui mi disse “Ok! Ora stai attento, a questo punto qui recita meno, è più semplice” (indicazione naturalmente giusta). E la riprovai. “Molto bene” !

Io stavo posando la cuffia ma le sorprese non erano finite: si girò verso il fonico e disse: “Incidiamo!” “Incidiamo? Ma come incidiamo? Si incide un provino? Non era pensabile per me. Non era prassi per un provino “di routine”.

E allora presi la cuffia ed il rosso in alto alla sinistra dello schermo si accese. Si ricominciò. Qui cambiai un paio di intonazioni che mi sembravano giuste per l’intenzione e poi di nuovo. “Brucia quella pausa, respira con lui, parla, parla, ecco questo è il tono, questo è il personaggio” e scivolai e risalii per un mare di intenzioni fino a chiudere quella scena bellissima.

“Va bene!” disse sorridendo. Stavo per prendere fiato ma un’altra sorpresa: “Ora ascoltiamo!” E il fonico rimandò la scena doppiata da me. E tutti e due, gomito a gomito, ascoltammo. E lui commentava! Ecco a cosa serviva aver inciso! “Molto bella questa”, “l’hai seguito bene qui”. Mi spiegava ciò che avevo fatto, questo era il senso. E questo per tutta la scena; mi diceva cose ma solo se era necessario.

Solo su una battuta mi disse “ecco qui hai recitato un filo!” Ma sorrideva e io non ce la feci più: “Si Ferruccio ha ragione me ne sono accorto... Ma le pare normale che io doppi questo qui vicino a lei???” Lui scoppiò in una grande risata mi mise una mano sulla spalla: “Ma no, sei molto bravo, e tu questo lavoro già lo fai e reciti pure bene!” Mi ringraziò (lui), io confuso ma anche contento mi congedai.

Lavorammo non molto insieme perchè, fatalità, ero spesso occupato; ma è altra storia.

Uscendo dalla sala, distrutto dall’adrenalina, dalla paura e dalla tensione, capii che non avevo fatto un provino. Avevo fatto un’esperienza che non avrei mai dimenticato. Ferruccio Amendola mi trattò da collega. Non da provinante. Ed è per questo che queste righe le dedico a Lui.

Grazie Ferruccio, senza retorica (che odio). Ho imparato più quel giorno che in cinquanta turni.Eravamo io, Peter Falk e te. E me lo ricordo bene. 

Articolo a cura di Bruno Conti

Da dietro il leggio: in turno con Tonino

Scorrono brividi nell'ascoltare l'emozionante racconto "Da dietro il leggio" del doppiatoreBruno Conti e dei tanti turni in sala al fianco di Tonino Accolla, compianto mostro sacro del doppiaggio italiano, direttore dell'edizione italiana de "I Simpson", voce di Homer Simpson, Eddie Murphy, Jim Carrey e tantissimi altri grandi attori internazionali. 

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerBruno Conti 

Quel che era sicuro era che il turno con Tonino non sarebbe stato un turno “normale”! Questo lo sapevo già da casa. Nel senso che i turni con lui erano pieni di inventiva, trovate, fatica, discussioni, risate e confronti.

Tutti sanno della sua bravura come attore ma io (ed altri come me) conosco bene la sua bravura come direttore. Certo può sembrare banale ma non lo è. Non tutti i bravi attori erano (e sono) dei buoni direttori di attori.

Tonino Accolla era un personaggio controverso; chi lo amava, chi no, ma per quel che mi riguarda... mi divertiva.

Lo conobbi nei primi tempi da “libero”, nel senso che aveva la sua società, non sapevo bene chi fosse, poi mi fu spiegato. Non ricordo di aver fatto provini; vidi poi che faceva lavorare gli attori in turni di brusio e così li sentiva. E usava molto noi giovani, sapeva collocarti nei ruoli che tu eri all’altezza di fare.

Lui si incuriosì a me dopo un fatto: aveva un problema e andò via lasciando la direzione al grande Sandro Iovino. Prima di andare mi disse: “provaci tu a doppiare questo qui, attento che non è facile ti lascio con Sandro”. Era il personaggio di un lustrascarpe che per attirare i clienti si serviva di una cantilena strana (oggi la definiremmo “rap”), era molto “nero” ed effettivamente non era facile ma bastava andargli dietro coi tempi e non recitare. Ancora mi ricordo l’incipit: “splendi e vai, splendi e vai” e via coi vantaggi di avere le scarpe pulite: “con la fidanzata, il lavoro, la gente”. A pensarci bene, forse non era nemmeno un attore tanto era vero; va a capire! Io lo doppiai seguendolo e Sandro (che conoscevo poco allora) mi disse che l’avevo fatto molto bene e di stare tranquillo.

Io andai, come spesso accade, dubbioso del mio operato; sono sempre stato umile ma alle volte lo ero (e lo sono tuttora) un po’ troppo. In breve seppi che lui era stato molto contento di quel pezzo “rappato” e infatti me lo confermò. Ogni tanto un collega mi faceva, ridendo, “splendi e vai, splendi e vai”; io neanche capivo che era un complimento. Cominciai così a lavorare anche con lui (ho la fortuna di poter dire che i miei maestri sono stati spesso anche colleghi oltre che direttori) e lui diceva che bisognava “recitare coi nervi”. Una sua massima, come numerose altre, che poi diventavano fonte di battute fra noi e lui. Io lo prendevo in giro ma sempre col massimo rispetto.

Lui era di quelli che mi inibiva non so se l’abbia mai saputo. E per me era una fatica in più, perchè molti sottovalutano l’emotività davanti al leggio, io no. E non riguardava solo me. Lui faceva recitare bene tutti, anche quelli che avevano un vero e proprio terrore di lui. Dava tempo, scherzava, ma se decideva che dovevi farlo tu... lo dovevi fare tu! 16 volte una battuta di un poliziotto ne “Il silenzio degli innocenti”; me la ricordo ancora: “Un’altra” diceva, e basta, ma me la fece ripetere finché non la feci buona. Con lui questa era la “routine”; a volte infatti risultava molto tosto ma alla fine la battuta era giusta e questo contava.

Io mi sono sempre ascoltato mentre lavoravo e capivo quando la battuta era stonata; con lui non succedeva. Quindi, quando capisci che puoi “fidarti” non è cosa da poco. A volte inventava delle cose un po’ buffe, come dire la battuta dietro le spalle del collega se il personaggio era dietro una porta; era più naturale, secondo lui, del cartone davanti al microfono. Spesso citava il suo maestro (forse perchè si sapesse in giro) ma comunque si lavorava, si discuteva di questo e di quello, ci si prendeva una pausa. A volte si “sforava” di brutto. Doppiammo “Robin Hood” con un cast indovinatissimo; io però facevo troppi ruoli e si sentiva e in questo a volte non se ne accorgeva. Io colpa non ne avevo. E “Leon”, “Alien 3”, i film di Mel Brooks, film francesi d’autore, tutti diventati grandi successi. Su “Braveheart”, che io vidi a Padova perchè ero in tournée, non sbagliò una voce. Mi ricordo anche quando mi fece doppiare James Brown: “dì I feel good, metticelo che ci sta bene!”.

A volte faceva “l’artista” e parlava come certi tromboni all’interfono, poi sbragava in siciliano se facevi una cazzata. Ho doppiato con lui indigeni, neri, bianchi, ispanici, eleganti, sporchi, vecchi, giovani, di tutto. E' stata una gran bella palestra. Poi arrivarono “I Simpson”... e si aprì un mondo. All’inizio sembrava fossero dei cartoni normali (ora sarebbe lunga e non c’entra) poi lui “capì” cos’erano (noi che doppiavamo personaggi secondari all’inizio arrancavamo), poi capimmo piano piano anche noi (anzi ce lo fece capire lui) e furono turni dove lui poté divertirsi come voleva e quanto voleva inventando voci, caratterizzazioni, linguaggi, di tutto.

I “dialetti” cominciarono proprio con me, facevo il capo della polizia e lo stavo guardando... lui pensieroso disse “me lo fai un po’ burino?” Non era convinto e gli stava scattando qualcosa e io pensai di farlo imitando la parlata scenica di Silvio Spaccesi. Mi girai e tutti ridevano. E dal quel momento quello calabrese, quello napoletano e così via. Insomma, cominciò li un’altra delle sue invenzioni. Tonino Accolla ha dato soddisfazioni a molti attori, a volte era duro a volte perfino antipatico, ma io lo smontavo prendendolo in giro.

Un giorno, in un momento “artistico”, diede come indicazione ad un attore : “mettici un po’ di Strurm”; io mi girai e lo guardai sconsolato. Lui per non ridere si attaccò al suo sigaro Avana. Io penso che tutti dobbiamo qualcosa a Tonino. In maniera diversa. Io non sono mai stato un doppiatore importante e non lo sarò mai. Ma la sala la conosco. E la perdita del nostro "pazzo diamante" (per dirla coi Pink Floyd) e come scrissi quando mi arrivò sul cellulare la notizia... non è stata da poco. E questo tutti lo sanno. Io da parte mia sono tranquillo perchè Tonino sapeva quanto lo stimassi, nonostante ci fu tra noi un momento di allontanamento professionale. E quando gli feci i complimenti per il suo bellissimo “Romeo + Giulietta”, rimase ancora una volta sorpreso. E disse “ah ti è piaciuto?” “E certo! Perchè? ti meraviglia?” “No... tu sei uno vero, lo so”; il tutto senza alzare la testa, quasi timidamente. Perchè pur se in quel momento non lavoravamo insieme, io ero andato a dirgli “bravo”; lo meritava.

Lavorammo ancora insieme sempre prendendoci in giro e rispettandoci. Fino a quel messaggio.

E certo, per finirla, sarebbe da dire: ”I wish you were here... pazzo diamante”.

Articolo a cura di Bruno Conti

Da dietro il leggio: un leggio per due

Sul blog di VOCI.fm il doppiatore romano Bruno Conti racconta le proprie esperienze in sala di doppiaggio. Aneddoti, personaggi, soddisfazioni e paure vissute in tanti anni trascorsi proprio lì: dietro il leggio. In questo caso si tratta di una grande emozione: il primo turno “a sorpresa” condiviso da un Bruno Conti “agli inizi” con Elio Pandolfi, che invece al tempo era già un mostro sacro del settore. 

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerBruno Conti 

Buongiorno, sono un attore, è possibile fare un provino?”

Questa era la frase di rito che per un periodo di tempo tutti noi “agli inizi” pronunciavamo nelle regie delle varie sale di doppiaggio. A volta era un sì, a volte era un no, a volte “ritorni domani” ma, insomma, alla fine il provino si faceva!

Serviva a sentire la voce, che ruoli potevi fare, in che fascia di età sarebbe stato più efficace metterti (quasi ogni direttore di doppiaggio aveva infatti un suo taccuino dove c’era il tuo nome e l’età probabile!).

Questo sembrava essere tutto, ma c’era di più! I direttori davvero lungimiranti (definiamoli così) ascoltavano, come giusto, anche la tua recitazione; altri si limitavano alla tua pasta di voce.

E poi c’era il provino... il famigerato provino che secondo me dovrebbe essere vietato dalla Corte dei Diritti dell’Uomo e che invece è ancora oggi la “porta” in ogni ambito professionale. A molti attori, specie teatrali, piaceva.

A me ha sempre terrorizzato e ancora adesso è un problema. Ma in doppiaggio aveva (ed ha) un suo perché. Per certe cose, in passato, il doppiaggio era “più semplice e più serio” e, aldilà dei risultati futuri, il provino ti veniva raramente negato.

Io avevo assistito parecchio a dei turni per la tecnica. Poi un giorno che c’era tempo, finalmente Liliana Sorrentino mi provinò e subito si staccò dal leggio, e dicendo “Vado di là a sentire perchè la sua voce è interessante!”, andò ad ascoltarmi dalla regia.

Io non ero consapevole della particolarità della mia voce al microfono e del suo eventuale utilizzo. Lo sapevo dal teatro, ma dal microfono no! Liliana Sorrentino mi spiegò che era una voce che “serviva”. Cioè, non era una voce da protagonista ma da antagonista tendente al carattere, una voce “sporca”, da delinquente o da nero.

Insomma, Liliana Sorrentino mi incoraggiò e mi fece capire che ero pronto per farmi sentire. Io avevo spiato come si faceva: le pause, l’importanza o meno della cuffia, gli attacchi da fuori campo (cioè, quando non vedi l’attore e devi entrare sentendolo), la distanza dal microfono, il timbro ecc.

Cominciai così con questi provini e, pur ostentando una certa sicurezza e tranquillità, in realtà.... morivo di paura! Già, la paura di non andare a sync, di far buona la prima, di recitare bene, di utilizzare i fiati giusti, il testo, la faccia (io ho sempre doppiato con le facce), la cuffia, il buio, le luci da regolare, l’assistente che ti affiancava, questo cinema in questi piccoli spazi, questi attori di ogni lingua che diventano italiani attraverso te.



I tuoi fiati, la tua fatica, e soprattutto la tua paura. Una cosa a cui nessuno pensa. Poi quando cominciai a lavorare (praticamente subito e con tutti) fu una grande sorpresa, anche se naturalmente facevo piccole parti e brusii. C’erano direttori che ti mettevano a tuo agio ed era meraviglioso, altri no ed era più dura.

Poi capitavano cose assolutamente singolari. C’era Rino Mencuccini, un direttore piuttosto bravo e conosciuto che aveva una sua società e due sale. Gli chiesi di essere ascoltato e lui mi rispose: “guardi, so che lei è bravo e le ho dato un turno; sarà chiamato presto.”

Di solito quando era così voleva dire che ti sarebbe stato assegnato un turno di brusio dove dicevi una battuta o due da solo e “valeva” come provino. Io insistei ma per pura cortesia e lui “Ma l’ho già distribuita! “ (la distribuzione è l’affidamento dei ruoli anche nei brusii agli attori).

Quindi... vabbè! Arriva il giorno del turno, era pomeriggio e mi ritrovo ad aspettare i miei giovani colleghi, ma stranamente non arriva nessuno; continuo ad aspettare, finchè, un po’ sorpreso, entra un signore con aria familiare; ci scambiamo un “buonasera” di cortesia.

A quel punto, l'assistente mi chiama con il classico “vieni”! E andai un po’ stranito, entrai in sala e mi trovai di fronte... Elio Pandolfi! Stavo per svenire, pensai che Mencuccini fosse pazzo: un turno a due con Elio Pandolfi.

Lui doppiava un grande attore austriaco degli anni ‘40 (era un ridoppiaggio) e io il suo maggiordomo. E non mi aveva sentito mai recitare!

Il doppiaggio è proprio un mondo strano. Lui fu cortesissimo, io dovetti fregarmene della paura, altrimenti sarebbe stata la fine! Presi la cuffia, strinsi le natiche e inizia!

Elio Pandolfi era di una bravura imbarazzante con tempi di recitazione e cambi di tono incredibili, per non parlare della tecnica. Io mi agganciai a lui e non lo mollai più. Lo seguivo con l’orecchio per dargli la battuta con lo stesso stile del film.

Mencuccini, che era un uomo particolare, non dirigeva in regia come gli altri direttori ma su una sedia di fronte al tavolo dell’assistente messo di lato per non togliere visuale e molto spesso leggendo il giornale con la sua candida barba bianca da Babbo Natale.

Finito l’anello di doppiaggio domandava all’assistente se andava bene e se lui la dava buona... era buona.

Pandolfi durante le pause mi chiese qualcosa di me, soprattutto da quanto doppiavo. Io, con tutta la sincerità del mondo, risposi di essere alle prime armi. E lui mi fece dei bei complimenti. Insomma, fui all’altezza del turno a due con un maestro e “mostro” del calibro di Elio Pandolfi; non era cosa di tutti i giorni!

Tutto finì senza grossi inciampi, che se io ero ancora inesperto tecnicamente, avevo ascoltato tanti attori ed attrici mentre superavano le difficoltà, i consigli in merito da parte dei direttori in sala e probabilmente proprio questo mi era servito; oltre al fatto che avevo già una decina di anni di teatro sulle spalle.

E questo fu uno dei miei inizi verso anni di paura, pause, occhi, battute scivolate, buio, sync, risate, insomma... verso il doppiaggio. Un mondo che in quel periodo era frequentato da personaggi incredibili.

Io che ero e volevo essere un operaio dello spettacolo imparai e restituii tutto il mio saper e non saper fare.

Articolo a cura di Bruno Conti

Daniele Luchetti il regista di "Lacci" su VOCI.fm

Daniele Luchetti a Venezia 77: “per il mio film Lacci volevo il suono della radio e del doppiaggio”. Ci raccontano tutto Patrizia Simonetti in questo articolo e podcast, e lo stesso Daniele Luchetti nel video della conferenza stampa.

Danila Satragno: "Tu sei la tua voce"

Si torna a parlare di voce e soprattutto dell'uso corretto che ognuno di noi può farne in ambito professionale. Patrizia Simonetti ha incontrato la "Voice Builder" Danila Satragno autrice del libro "Tu sei la tua voce". Godetevi in tutta tranquillità questi dieci minuti di intervista che noi del #sitodellevoci riteniamo "altamente formativi"! Buona visione.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Danila Satragno, è un grande piacere averti qui su VOCI.fm!
Grazie mille!

Sei una vocal coach, ma so che tu ami definirti “vocal builder”: qual è la differenza?
Vocal builder è un termine che ho coniato per distinguermi dal comune insegnante di canto o meglio dal vocal coach, che ormai è un mestiere dal nome troppo usato, poco specifico. Come vocal builder, io ho creato un vero e proprio sistema di allenamento a 360 gradi che cura tutto: dalla voce alla respirazione, all'alimentazione, in breve tutto quello che è la cura del corpo e del nostro strumento; ovviamente anche tutti i rapporti di comunicazione e quindi l'efficacia della voce parlata nella società, in famiglia, nel lavoro, nei rapporti sentimentali. Tutto quello che concerne voci e dintorni.

Questo sistema ci incuriosisce molto, però ci incuriosisce ancor più il fatto che tu abbia lavorato con tanti artisti: puoi regalarci qualche aneddoto divertente, magari riguardo Giuliano Sangiorgi o Jovanotti, che ha perso la voce e ti ha conosciuto per quel motivo?
Ce ne sono tanti in realtà, per esempio un aneddoto divertente è quando hanno scambiato me eManuel Agnelli, in genere mi scambiano per la mamma degli artisti, però questo è stato particolarmente simpatico.

Veniamo al tuo libro “Tu sei la tua voce”: un titolo importante, cosa significa?
Significa che effettivamente noi siamo la nostra voce: è il nostro biglietto da visita in società, rivela molti segreti, ed è prioritaria perché nell'epoca del telefonino è attraverso di essa che ci si conosce. La voce non può mentire perché è lo specchio dell'anima, quindi bisogna imparare a comunicare verbalmente oltre che fisicamente. Sappiate un segreto: ogni concetto che comunichiamo ha un'importanza intrinseca solo dell'8%, il 38% dell'importanza si basa su come lo comunichiamo, cioè con che voce, che pause, che velocità, e con che frequenza. La voce è dunque importante perché con essa si può persuadere, si può veramente arrivare al successo. Così come è vero il contrario: se non si conoscono certe tecniche si rischia che ottimi concetti risultino assolutamente incomprensibili agli altri.

Come accennavi prima, e come abbiamo anche letto nel tuo libro, la voce non è importante solo per chi ne fa un mestiere, lo è per tutti: per esempio nel lavoro, per facilitare la carriera, ma anche in casa, con i familiari e con i figli. Quanto è importante in questi ambiti?
Come dicevo, è assolutamente importante. Il concetto non passa se non è veicolato correttamente dalla voce; spesso sentiamo dire anche neitalent show “non mi sei arrivato”, e significa proprio questo: che magari c'è stata una buona prestazione ma non sono stati seguiti dei trucchi particolari per arrivare al cuore delle persone. Sono trucchi molto divertenti e semplici, che secondo me andrebbero insegnati anche ai bambini perché sicuramente ci si assicurerebbe una vita migliore, migliori rapporti. Ci si capirebbe meglio, è molto importante andare dal datore di lavoro e chiedere un aumento di stipendio con la tonalità giusta, perché si rischia di non ottenerlo. Insomma, se sapessimo quanto è importante l'uso della voce sicuramente andremmo a leggere il mio libro.


Dove troviamo spiegato il tuo metodo innovativo, Vocal Care. Ci puoi regalare una chicca, svelare qualcosa?
Di certo Vocal Care è ormai usato dai più grandi artisti, ma sono sicura che il mio metodo possa essere usato anche nella quotidianità, non solo da attori e cantanti, e si basa su esercizi vocali con tecniche molto particolari, ma anche su esercizi mentali e ovviamente su tutta la cura del corpo. È rapido e veloce, si fa assolutamente centro.

Ci crediamo! Tu parli anche dei “colori della voce”, un'immagine bellissima. Che colori hanno le voci? Ad esempio la mia, in questo momento, che colore ha?
Beh, la tua voce è eufonica, una voce smeraldo, il colore delle voci più ricche di empatia e simpatia. Ovviamente abbiamo tanti colori della voce, faccio un esempio pratico con la frase “ti amo”: ti amo. Ti amo! Ti amo... Pensate quanti significati diversi, eppure è sempre “ti amo”, ma uno ha avuto un'idea frizzante, un'altra sensuale, un altro ancora assertiva, che non c'entra niente con la frase. Per cui noi possiamo veicolare bene o male il significato della frase proprio usando dei colori appropriati perché altrimenti non suonano.

Ricordiamoci che tutto questo lo troviamo scritto nel tuo libro “Tu sei la tua voce”, è importante soprattutto per chi ci segue, tante persone che lavorano con la voce e per cui è utile il tuo metodo.
Certamente, doppiatori, speaker televisivi e radiofonici, ma anche oratori, avvocati e politici – che qualche erroretto lo fanno – per cui è veramente molto importante.

L'anno scorso sei stata tra i vocal builder di X Factor, come ti sei trovata?
È stato molto bello perché ho avuto l'opportunità di lavorare con Manuel Agnelli, con cui avevo già avuto prima un rapporto di insegnamento, perché Manuel ha avuto desiderio di ampliare le sue già grandi capacità vocali e dunque è stata una continuazione molto fortunata. Mi sono trovata in sintonia con lui e abbiamo fatto un grande lavoro l'anno scorso, veramente faticoso ma divertente.

Invece l'artista con cui ti sei trovata meglio? Peggio non lo diciamo perché è brutto.
Sai, il peggio forse non esiste, conoscendo le tecniche di comunicazione non ho problemi di simpatia nella socializzazione, perché la voce buona – che sa comunicare – crea affinità. Quindi la persona a cui sono forse più legata emozionalmente èOrnella Vanoni, perché è stata il mio primo Big e siamo diventate amiche, e ci vogliamo molto bene. Poi ho un rapporto bellissimo conGiuliano Sangiorgi, con cui è stato un onore lavorare perché ho imparato tante cose, ha una voce straordinaria. Quindi è stato un bellissimo percorso.

E Ornella Vanoni, con questa voce un po' così, che colore è?
Secondo me la voce di Ornella ha mille colori, perché se la sentite nel quotidiano lei sa fare l'imitazione della bambina, sa fare la voce da donna di colore, cantante jazz, quindi ha veramente tante capacità e sfumature, non a caso è la signora della canzone italiana.

In attesa di acquistare tutti il tuo libro “Tu sei la tua voce”, un consiglio gratuito – così, spicciolo – che dai a tutti quelli che lavorano con la voce o vogliono farlo, che ci seguono e ci ascoltano su VOCI.fm.
Certo! Ecco, la voce fa parte del corpo ed è coadiuvata da muscoli, per cui bevete tanto, imparate a respirare bene perché aiuta la voce e la salute, non bevete troppi caffè e tè perché disidratano la voce; anche i superalcolici e il cibo piccante non sono in sintonia con la voce quindi non usateli prima di una prestazione. Il fumo è consentito entro piccolissimi limiti di quattro o cinque sigarette, ma diciamo che il nutrimento di base per la voce è l'acqua.

Danila, tra l'altro ci incontriamo a Roma perché qui tu hai uno studio dove fai lezione, è molto interessante questo!
Esatto, quindi se volete venirmi a trovare aiTrafalgar Recording Studios in via Romeo Romei 11 io vi aspetto per raccontarvi tutti i segreti della vocalità. Quindi a tutti gli affezionati di VOCI.fm e a tutti i fan un grande saluto di cuore da parte di Danila, un anno a tutta voce! E scrivetemi perché vorrei lasciarvi qualche consiglio e qualche curiosità sulla voce quindi vi aspetto. Ciao, a presto!

 

DANILA SATRAGNO: CENNI BIOGRAFICI

Danila Satragno è una cantante, musicista e scrittrice che da sempre coniuga l’attività artistica con l’insegnamento e la formazione professionale. La sua lunga esperienza di vocal coach (ma lei si definisce una “Voice Builder”) per professionisti e per giovani talenti l’ha portata a elaborare l’esclusivo metodo Vocal Care®, utilizzato dalle più grandi star della musica italiana e internazionale. E' diplomata in Pianoforte Principale presso ilConservatorio “N. Paganini” di Genova; Diploma in Musica Jazz presso il Conservatorio “A. Boito” di Parma. E' docente di Vocalità Moderna e Jazz, Improvvisazione Jazz e Fisiopatologia della Voce al Conservatorio ‘Santa Cecilia’ di Roma; attualmente presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di MilanoInsegnante di Canto Jazz presso la Duke University – North Carolina (USA).
E' VOCAL TRAINER DI MOLTI BIG: 
Biagio Antonacci, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Arisa, Jovanotti, Ghali, Red Canzian e Roby Facchinetti (Pooh), Giusy Ferreri, Vinicio Capossela, Manuel Agnelli, Mario Biondi, Neri Marcorè, Luca Bizzarri, Nick the Nightfly e alcuni dei giovani più promettenti di noti talent televisivi.Vocal Coach ufficiale di X-FACTOR 11 nelle squadre di Manuel Agnelli e FedezNel 2018 Vocal Coach ufficiale del tour di Jovanotti “Lorenzo Live 2018” e del tour dei Negramaro “Amore che torni Tour”. Ha pubblicato (ottobre 2018) il libro “Tu sei la tua Voce” edito da Sperling & Kupfer

Dario Penne: il dottore del doppiaggio

Vi è mai capitato, negli anni ottanta e novanta, di sentire spesso una voce tagliente, elegante e perlopiù in ruoli da cattivo? Beh si tratta di Dario Penne, voce molto importante di quel periodo e ancora oggi uno degli attori e doppiatori più famosi. Ne ripercorriamo la carriera su VOCI.fm grazie al nostro blogger Alessandro Delfino.

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerAlessandro Delfino

Tra gli attori più versatili degli anni '80 e '90, Dario Penne riesce a doppiare personaggi diversi l’uno dall’altro e diventa rapidamente voce ufficiale di tanti importanti protagonisti del cinema mondiale.

Nel 1989 doppia Christopher Lloyd nel ruolo di Doc nel seguito del famosissimo cult del 1985 "Ritorno al futuro", sostituendo Ferruccio Amendola; nonostante i differenti timbri, il risultato è eccezionale, tanto che Dario Penne non solo doppierà Lloyd nel terzo film della saga, ma diventerà voce ufficiale dell’istrionico e brillante attore in film come "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", "Pagemaster", "Dennis la minaccia" e tanti altri.

Gli anni novanta sono fondamentali per Dario Penne: diventa voce di tanti attori importanti in altrettanti film: Tommy Lee Jones ("Uccidete la colomba bianca", la trilogia di "Men in Black", "Il fuggitivo", "Trappola in alto mare", "Il cliente"), Michael Caine ("Sfida tra i ghiacci", "Le regole della casa del sidro", la trilogia del "Cavaliere Oscuro", "Inception", "Interstellar" e tanti altri) e attori come Clint Eastwood, Ben Kingsley, Michael Douglas e tanti altri.

Ma è soprattutto nel 1991 che doppia il ruolo più importante e famoso della sua carriera: il dottor Hannibal Lecter nel film "Il silenzio degli innocenti"; l’interprete originale Anthony Hopkins si preparò per mesi nella parte del dottore cannibale più famoso della storia del cinema ma Dario Penne, grazie alla sua bravura e all’ottima direzione di Tonino Accolla, riesce a restituire in molto meno tempo le sfumature e le ambiguità del personaggio di Lecter.



Da quel momento il binomio Hopkins - Penne diventa indissolubile (a parte alcuni casi come ad esempio "Dracula", dove Penne, dovendo scegliere se doppiare l’attore nel ruolo di Van Helsing o l’attore Gary Oldman nel ruolo del famoso vampiro opta per quest’ultimo lasciando Hopkins al bravissimo Cesare Barbetti). Penne infatti lo doppia in film entrati ormai nella storia del cinema: oltre ad "Hannibal" e "Red Dragon" (dove Hopkins reinterpreta il Dottor Lecter), "Vento di passioni", "Gli intrighi del potere", "La maschera di Zorro", "Vi presento Joe Black", "Titus", "Mission Impossible 2", "Alexander", la trilogia di "Thor" e tanti altri.

Ma Dario Penne rimane famoso anche nel campo dell’animazione come voce del bizzarro robot Bender nella famosa serie animata "Futurama"; la sua voce tagliente e stridula si adatta perfettamente al tono metallico del robottino più famoso della tv.

Una voce, tanti personaggi rimasti nella nostra memoria, in particolare il sadico dottore che ci ha rabbrividiti ogni volta che gustava il cervello delle sue vittime innaffiato con un buon Chianti.

Articolo a cura di Alessandro Delfino


Le voci più belle di Dario Penne:

  1. Christopher Lloyd (Doc Emmett L.Brown) in “Ritorno al futuro parte II
  2. Christopher Lloyd (Giudice Morton) in “Chi ha incastrato Roger Rabbit?
  3. Anthony Hopkins (Hannibal Lecter) in “Il silenzio degli innocenti
  4. Gary Oldman (Dracula) in “Dracula di Bram Stoker
  5. Tommy Lee Jones (Agente K) in “Men in Black
  6. Anthony Hopkins (Bill Parrish) in “Vi presento Joe Black
  7. Tommy Lee Jones (William Strannix) in “Trappola in alto mare
  8. Anthony Hopkins (Don Diego de la Vega – Zorro) in “La maschera di Zorro
  9. Bender in “Futurama
  10. Michael Caine (Alfred Pennyworth) in “Il cavaliere oscuro
  11. Anthony Hopkins (Odino) in “Thor

Davide Marchese: fandubber da milioni di views

Quella del fandub è una passione che si espande a macchia d'olio! Il doppiaggio amatoriale è per molti un primo passo verso questo mondo e permette di togliersi grandi soddisfazioni, utilizzando la propria voce per ottenere visualizzazioni altissime. E' il caso di Davide Marchese, giovane ed abile fandubber che ha ottenuto milioni di views sul proprio canale YouTube. Potevamo non passare dalle sue parti?

Intervista realizzata da Marco Picchio


Amici di VOCI.fm, un saluto da Marco Picchio. Grazie al nostro ospite di oggi abbiamo l’occasione di esplorare un mondo che ci incuriosisce veramente tanto. Non parliamo di radio, neanche di doppiaggio, bensì di “fandubbing” e lo facciamo con Davide Marchese che è un veri fuoriclasse del settore!
Buongiorno a tutti gli ascoltatori di VOCI.fm, anche a tutti i colleghi iscritti, un bel pò di gente!

Tu sei un grande fandubber, quindi iniziamo spiegando a chi ci segue che cosa significa esattamente.
Il fandub è il doppiaggio amatoriale. Fondamentalmente è una parola composta da “fan”, appunto “sostenitore - appassionato” e “dub” che è la forma contratta della parola “doppiaggio” in lingua inglese.

Ho notato che l’attenzione dei fandubber come te è quasi sempre rivolta ai film di animazione, quindi tendete a doppiare film di questo tipo, cartoni animati e così via. Come mai? Cosa vi intriga di questo genere?
Un pò tutti penso da ragazzini abbiamo giocato ad emulare quello che succedeva lì, su un cartone animato. Quindi, siccome il doppiaggio è un “ricreare”, un voler rivivere emozioni, fare fundubbing è come voler continuare ad essere bambini, secondo me. Verosimilmente, su un cartone animato, ci si diverte di più. Mi dicono che vale anche nel doppiaggio, quello vero: meno verità c’è e più cresce la possibilità di espressione, di divertimento puro. Quindi, penso che il fandub si leghi al mondo dei cartoni animati perché questo ci consente letteralmente di “giocare con la voce”.

Per definizione, chi fa questo tipo di attività lo fa, come hai detto tu, in maniera amatoriale. Ma un doppiatore professionista, secondo te, sarebbe un bravo fandubber?
Suppongo di si, anche se noi, come dire, siamo viziati da quelle che sono le interpretazioni originali dei nostri doppiatori italiani. Quindi, è verosimile che nel fare il fandub di una sequenza, di una canzone o di una scena della Disney (solo per fare un esempio), potremmo risentire di quella che è l’interpretazione italiana originale; c’è sempre la tendenza ad emulare e a simulare. Addirittura c'è chi volutamente cerca l’imitazione.

Pensi anche tu, come me, che il mondo del fandub e quello del doppiaggio siano molto diversi l'uno dall'altro?
In realtà penso che siano addirittura contrapposti, tanto che a volte il fandubbing non sembra neppure ben visto dai doppiatori, quasi considerato solo come un gioco. Secondo me c’è anche un pò di pregiudizio, ho questa sensazione.

Chiaramente, anche tu hai il tuo account YouTube, con ben 25.000 iscritti, dove è possibile vedere i tuoi lavori. Alcuni hanno addirittura 2 milioni di visualizzazioni. Di quali, tra questi fandub, vai più fiero, quali consiglieresti di andare a vedere?
Mah… direi questi che hai appena citato, in particolare quelli relativi a “Oceania”, che mi hanno dato molta fortuna; pensa che prima di quei due video (“Tranquilla”, “Lo splendente Tamatoa”, “Oceania”) il mio canale, in quasi 9 anni, aveva accumulato solo 1400 iscritti. Da febbraio 2017, ne sono arrivati altri 23.000, è stata una vera svolta. Pensandoci bene, magari consiglierei di guardare anche “Un amico come me”, da Aladdin, uno dei miei primissimi video, che però mi ha dato belle soddisfazioni. Per quanto riguarda le cover, mi sento di suggerire “Un amico in me”, da “Toy Story”.


Hai fatto mai radio? Perché hai una bella voce e vai spedito!
Ni :-) una volta soltanto! Siccome in passato sono stato anche un deejay, curavo una piccolissima rubrica all’interno di una radio locale in Sicilia, dove ho vissuto. Quindi, registravo a casa 15 minuti, mandavo la registrazione e basta. Qualche volta mi è capitato di sentirmi dire: “Ma sai... hai una voce interessante, magari potresti…”. Non lo so, ci devo pensare :-)

Chissà... un giorno...
Anche quello della radio è mondo partivolare, tanta gente e tanta concorrenza. Io sono il tipo che veramente non vorrebbe mai rompere le uova nel paniere a nessuno e poi sono tanto timoroso di tutti gli altri che stanno là fuori, che sono agguerriti, che sono preparati, che sono validi. Io sono nudo e crudo, non ho mai studiato recitazione. Adesso sto frequentando un corso di doppiaggio, però la strada è ancora lunghissima, c’è ancora tanto da lavorare prima di mettersi in gioco. Mettici che io sono timoroso di mio e non ci posso fare niente.

Per chiudere, un consiglio a coloro che volessero intraprendere questa affascinante attività di fundubbing, appunto la tua. Cosa c’è da fare e cosa da non fare assolutamente?
Secondo me, in partenza, c’è da armarsi di tanta pazienza, perché, comunque, il fandub tu non puoi iniziare a farlo dall’oggi al domani,non puoi pensare di arrivare subito a un certo tipo di risultato. Io, poi, sono sempre stato molto maniaco della qualità per quanto riguarda sia l’audio che il video. Non serve tantissimo, perchè alla fine ci sono dei software gratuiti che ti consentono di lavorare (anche se in modo elementare) con i video e con l’audio. Poi ti basta un semplice microfono usb, con 50 euro o giù di lì te lo porti a casa. Basta insonorizzare una stanza, anche con qualche telo, con qualche scatola delle uova e puoi avere anche un risultato “entry-level”. Quello che conta, però, è la voglia di buttarsi e non porsi paletti, vai e ti butti senza la paura di “steccare”, come si dice a volte nel canto. E' chiaro che se lo fai con l’intento di metterti su YouTube, sappi che lì è anarchia assoluta; come possono arrivare i commenti positivi, possono arrivare le critiche e anche gli insulti e quindi, da un punto di vista strettamente emotivo, devi essere predisposto a considerare questo tipo di cose. Io ho adottato una filosofia, della serie che i commenti positivi mi fanno piacere, gli insulti semplicemente li ignoro.

Come va fatto, anche secondo me! Ringrazio Davide Marchese e invito chi sta seguendo il blog di VOCI.fm a dare un’occhiata al suo profilo per conoscerlo meglio.
Grazie a voi per essere passati dalle mie parti! Un abbraccio, ciao ragazzi!

Dc Extended Universe: CHI LO DOPPIA?

Torna "Chi lo doppia" la rubrica curata da Alessandro Delfino e torna con un grande speciale dedicato alle voci italiane dei più grandi supereroi. Quindi tutti alla scoperta del "DC EXTENDED UNIVERSE"!

Speciale realizzato da  Alessandro Delfino


L’”Universo Condiviso”, un mondo già esistente nel fumetto, ma molti anni fa sconosciuto al cinema. poi arrivarono nel 2008 i “Marvel Studios” ad introdurre con “Iron Man” la prima pellicola che portò a creare in seguito un mondo pieno di super eroi. Anche la più grande concorrente, la “DC Comics”, partì nel 2013 con il film “Man of Steel” a portare sul grande schermo i super eroi piu famosi dei fumetti creando il “DC extended universe”. Ma noi, parlando di doppiaggio, ci soffermeremo sulle voci di questi grandi eroi ed antagonisti che ci hanno permesso di godere in italiano delle grandissime performance degli attori originali.

Partiamo con Gianfranco Miranda, che dà voce al primo di tutti:Superman, interpretato da Henry Cavill. Il giovane Kal-El comincia il suo percorso cercando un’identità, uno scopo in un mondo in cui lui è cresciuto, ma come un diverso, per via dei suoi poteri e la sua provenienza aliena. Fino ad arrivare ad indossare il mantello di Superman e a proseguire in “Batman v Superman” e nel corale “Justice League”; Miranda non solo lo doppia in questi tre film, ma riesce ad incollarsi talmente bene sull’attore tanto da seguirlo anche in altri film e diventare voce fissa negli ultimi anni.

Riccardo Rossi, voce diBruce Wayne - Batman, interpretato da Ben Affleck. Dapprima nemico di Superman, considerandolo minaccia, poi diventato alleato, emerge in “Batman v Superman” con una rabbia mai vista nelle sue diverse incarnazioni. Alla fine della pellicola ritroverà la speranza formando la squadra di super eroi più potente della Terra: la Justice League, nell’omonimo film. Voce ufficiale dell’attore dai tempi di “Pearl Harbor”, Riccardo Rossi riesce a dare un’interpretazione sofferta al Bruce Wayne - Batman donandoci un personaggio forte, ma fragile nello stesso tempo.


Claudia Catani
, voce diDiana Prince - Wonder Woman, interpretata da Gal Gadot. Compare in “Batman v Superman” come una forte guerriera che giunge in aiuto di Superman e Batman, ma nel film “Wonder Woman” scopriamo le sue origini, la sua ingenuità nei confronti di un mondo esterno che le è sempre stato celato da sua madre ed il popolo delle amazzoni. Claudia Catani riesce ad infondere leggerezza alla giovane Diana donandole poi quel timbro eroico alla fine della pellicola che la trasformerà in una vera e propria leader nel film “Justice League”. Attesissima nel secondo film dedicato alla super eroina, “Wonder Woman 1984”.

Domitilla D’Amico, voce diHarley Quinn, non un’eroina questa volta, ma una super criminale, fidanzata del clown del crimine Joker (interpretato da Jared Leto) e portata sul grande schermo dalla bravissima Margot Robbie. Folle, imprevedibile e divertente, conosciamo Harley nel film corale “Suicide Squad”, dove si unisce suo malgrado ad una banda di super criminali ricattati dal Governo, fino ad arrivare ad ottenere il ruolo da protagonista nel film “Birds of Prey”, dove, orfana del Joker, lotta per ottenere la sua identità. Un personaggio quindi in realtà più complesso di quello che sembra, che varca spesso la linea tra il bene ed il male. Domitilla D’Amico, che doppia per la prima volta Margot Robbie in “The Wolf of Wall Street”, riesce a restituire la follia di Harley toccando spesso le note alte della robbie in originale. Un lavoro certosino tale da far diventare la D’amico voce fissa di Margot Robbie in tutte le sue interpretazioni dal 2013 ad oggi.




Francesco De Francesco
, voce diArthur Curry - Aquaman, il super eroe acquatico, inizialmente comparso come membro della Justice League nel film omonimo e protagonista assoluto nel film a lui dedicato “Aquaman”. Arthur, dapprima rozzo meticcio figlio di un terrestre e di un’atlantidea, riuscirà a compiere un percorso ed un’evoluzione da eroe prima in gruppo e poi in solitario come detentore del trono di sua madre, diventando l’eroe predestinato. De Francesco riesce a conferire al personaggio interpretato da Jason Momoa strafottenza e leggerezza, ma anche profondità ed epicità nei momenti drammatici. Curiosità: il doppiatore ha dato voce in precedenza ad un altro personaggio, il Capitan Boomerang interpretato da Jayl Courtney in “Suicide Squad”. Ora il personaggio tornerà nella nuova pellicola intitolata “The Suicide Squad”; verrà scelto di nuovo la stessa voce oppure ne sceglieranno un altro?

Maurizio Merluzzo, voce diShazam, interpretato da Zachary Levi nell’omonima pellicola che narra la storia dell’adolescente Billy Batson, che si trova per caso a diventare il potente Shazam. Un personaggio che, conservando la testa di un adolescente, si rivela diverso dagli altri eroi DC, ma riesce a trovare la maturità a fine pellicola diventando un vero eroe. Merluzzo, che doppia per la seconda volta Zachari Levi, riesce a donare al personaggio di Shazam ilarità e divertimento seguendo la mimica e la parlantina del bravissimo attore americano.




Il “DC Extended Universe” da un pò di tempo, a differenza del suo rivale, ha deciso di dedicarsi soprattutto ai film singoli e raccontare delle storie: sono in arrivo “Wonder Woman 1984”, “Aquaman 2”, “Shazam 2”,
“Flash” (con il personaggio del velocista già apparso in “Justice League”, interpretato da Ezra Miller e doppiato da Luca Mannocci),Black Adam, nemesi di Shazam che verrà interpretato da “The Rock” e soprattutto “The Batman”, dove però questa volta il Cavaliere Oscuro avrà un nuovo attore, Robert Pattinson. Manterrà in italiano la sua voce abituale, Stefano Crescentini?

E voi? Quale personaggio e voce di questi eroi preferite?
 

Denzel Washington: CHI LO DOPPIA?

E' uno degli attori più carismatici del cinema contemporaneo: Denzel Washington, la voce afro-americana senz'altro più amata e rappresentativa. In Italia è stato doppiato da numerosi professionisti ed in particolare dal grande Francesco Pannofino.

Domitilla D'Amico: una doppiatrice di talento

VOCI.fm incontra Domitilla D'Amico, giovane e talentuosa doppiatrice che presta la propria voce ad attrici del calibro di Harley Queen, Margot Robbie, Scarlett Johansson, Eva Green ed anche alla bravissima Emma Stone nel film-cult “La La Land”. Ci regala qualche curiosità e consiglio nella videointervista realizzata da Patrizia Simonetti lo ha intervistato per noi.

Intervista realizzata da Patrizia Simonetti


Domitilla D'Amico su VOCI.fm, buonasera!
Buonasera!

Una grande doppiatrice a cui, per prima cosa, chiedo: “non basta una bella voce per avere successo nel doppiaggio, cos'altro ci vuole?”
Ci vuole l'interpretazione, alla fine siamo tutti attori. Siamo attori prestati al doppiaggio, perchè in realtà è una specializzazione del mestiere dell'attore.

C'è chi sostiene che i doppiatori devono essere più bravi degli attori, perchè possono contare solo sulla voce, non possono usare il corpo.
A volte è proprio vero, perchè usando solo con la nostra lingua dobbiamo cercare di restituire al pubblico italiano le emozioni e tutto quello che gli attori stranieri hanno messo nella parte recitata.

Tu sei la voce di personaggi femminili molto noti, ricordaci quelli a cui sei più legata e qualche aneddoto legato ad uno di essi.
Sono la voce di Harley Queen, Margot Robbie, Scarlett Johansson, Eva Green (la mia preferita!) e di tante altre.Un anedotto riguarda “La La Land”, in cui doppio Emma Stone; il doppiaggio è stato realizzato praticamente in soli due giorni, avevo circa 38,5 di febbre e nonostante quello sono riuscito a portare il lavoro a casa!

Vogliamo dare un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di doppiatori?
Consiglio senza dubbio una scuola di recitazione, che è alla base, poi studiare tantissimo dizione e di entrare in questo mestiere “in punta di piedi” perchè è antichissimo e il microfono non mente: chi ha talento ce la fa. Quindi ragazzi... forza e coraggio. Un saluto a VOCI.fm da Domitilla D'Amico.



DOMITILLA D'AMICO: CENNI BIOGRAFICI
Classe 1982, Domitilla D'Amico è una delle più talentuose doppiatrici della nuova generazione. Bravissima attrice, ha esordito nel mondo del doppiaggio a soli 8 anni per prestare la voce a due personaggi del film “La voce della luna” diretto da Federico Fellini. É nota per aver doppiato Mena Suvari in American Beauty; Kirsten Dunst nella saga di Spider-Man di Sam Raimi, Wimbledon, Elizabethtown, Marie Antoinette; Eva Green in The Dreamers di Bernardo Bertolucci; Parminder Nagra nel ruolo di Jasminder Bhamra in Sognando Beckham. Tra le altre attrici a cui ha prestato la voce: Scarlett Johansson, Emma Stone, Anna Paquin, Ashley Johnson, Alison Lohman, Rebecka Liljeberg, Tina Majorino, Sarah Michelle Gellar nel ruolo di Daphne Blake nei due film sul personaggio di Scooby-Doo, Brittany Murphy ne I marciapiedi di New York di Edward Burns e in Sin City di Robert Rodriguez, Natalia Tena nella saga di Harry Potter. Ha inoltre doppiato personaggi di rilievo nei film: La Rosa Bianca - Sophie Scholl, The Libertine, Juno, Lady Vendetta, Four Rooms, What Women Want, Donnie Darko, The Exorcism of Emily Rose, Jumanji, 28 giorni dopo e Blow. Per l'animazione ha lavorato, tra gli altri, in La gabbianella e il gatto, Chicken Little - Amici per le penne, Ratatouille. Tra gli anime giapponesi ha dato la voce a Yukari in Paradise Kiss, Kiki (e Ursula) nell'edizione italiana del 2002 di Kiki consegne a domicilio, a Lettie ne Il castello errante di Howl, entrambi del maestro Hayao Miyazaki, e a Kallen Kozuki in Code Geass: Lelouch of the Rebellion.
 

Doppiaggio: Al Pacino VS Giancarlo Giannini

E’ ormai noto al grande pubblico che la voce di Giancarlo Giannini sia diventata quella “ufficiale” e la più riconoscibile di Al Pacino in Italia. Due nomi, due realtà diverse, due scuole di pensiero diverse, ma col fine ultimo di emozionare chi guarda e chi ascolta. 

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speaker Mirko Ferramola  

Recitazione e doppiaggio è una dicotomia che assilla tutti i professionisti ma soprattutto gli amatori del mondo della voce, che impazziscono quando ascoltano un determinato doppiatore che si sovrappone all’attore originale; ma dobbiamo fare attenzione a non confondere mai le due arti.

L’una non esclude l’altra quando si tratta di rendere comunicabile e ricettivo un determinato prodotto cinematografico per il pubblico del proprio Paese, in particolare per l’Italia; infatti noi italiani siamo i primi fruitori dell’arte del doppiaggio e siamo grati a questi geni che stanno per ore chiusi in sala di registrazione a incidere anelli su anelli, per far sì che noi possiamo capire il film senza sfociare nello strabismo acuto leggendo i sottotitoli.

Al contrario, In Europa e soprattutto in America il pubblico è abituato a vedere i film in lingua originale, cosa che invito a fare a chi vuole apprezzare al meglio un determinato attore; se è bravo. Da qui svelato il motivo per cui l’Italia è il capostipite del doppiaggio e ne detetiene da sempre la leadership su scala mondiale; sia per consumatori sia per la bravura degli addetti ai lavori. E sebbene attore e doppiatore diventino la stessa cosa quando si tratta di tradurre per i poveri mortali un film d’oltralpe, per noi studiosi e appassionati di voce è doveroso fare una netta distinzione; spieghiamo perché. 

Parlando di Al Pacino, assistiamo ad un esempio di massima espressione artistica; il suo magistrale modo di recitare è unico come unici sono tutti gi attori della sua generazione e la sua vocalità inconfondibile, trasmette tutte le sue passioni. Con Giancarlo Giannini invece, siamo spettatori del trionfo della parola che nel suo caso, ha la stessa funzione che hanno le note musicali per un pianista. E la voce ne è lo strumento. Non si tratta qui di capire se sia meglio l’uno o l’altro; non è in discussione la capacità attoriale dei due artisti che appartengono a due metodi e soprattuto a due lingue diverse.



Qui si tratta di mettere a confronto due mestieri diversi. Nel celeberrimo monologo di Shylok de “Il Mercante di Venezia”, che a mio avviso è una delle più grandi interpretazioni di Al Pacino nonché una delle maggioni lezioni di doppiaggio di Giannini, si è spettatori di una vera e propria danza della parola italiana in cui il doppiatore riesce magistralmente a trasmettere tutte le emozioni del personaggio e regala ai nostri orecchi un concerto di emozioni.

Le parole di Shakespeare vengono masticate, ognuna ha una sua forma e si fondono nella voce sublime di Giannini. Se lo ascoltiamo nella lingua in cui fu scritto dalla penna dell’autore, accade la stessa cosa ma con una sottile differenza dalla quale si intuisce anche il limite naturale e legittimo che ha il doppiaggio nei confronti dell’originale di qualità. Di Pacino, si può apprezzare la così detta “sfumatura”; è quel tocco inconfondibile e unico che ha l’attore il quale, vivendo in tutta la sua interezza i sentimenti del personaggio riesce a dare alla voce quelle intonazioni che arrivano a toccare la massima sensibilità artistica e a far vibrare le corde dello spettatore.

Ebbene, tutto ciò andrebbe perso se ascoltassimo lo stesso testo in versione doppiata, che regala pur sempre emozioni. Questo è una fatto naturale imprescindibile, che non si può modificare e che un professionista deve sempre tener presente; ma sorge una contraddizione. Spesso ci si riduce quasi ad essere “schiavi” del doppiaggio; ma lo stesso film non verrebbe compreso e probabilmente non verrebbe neanche venduto se non venisse decodificato nella nostra lingua d’origine.

Per questo il lavoro del doppiatore deve essere talmente abile e minuzioso, tale da non tralasciare nulla. Perché è sua la responsabilità di ridare al pubblico le stesse emozioni che sta dando l’attore legittimo. E’ l’ultimo ad avere e a ridare la parola al personaggio. E per quanto bravo sia l’attore d’origine, per una questione culturale e linguistica, il pubblico non potrà mai apprezzarlo fino in fondo, dal momento che a ogni spettatore serve la propria lingua per poter comprendere a fondo cosa stia succedendo in scena. Per questo esiste il doppiaggio; per creare quel “ponte” semantico indispensabile tra due lingue diverse.

Quello che deve interessare a chi presta la propria voce al personaggio, è avere sempre chiaro che il compito del doppiatore non è quello di sostituirsi all’attore che recita, dal momento che è cosa impossibile come appena dimostrato, bensì è quello di rendere assoluto e importante il proprio mestiere; quello di essere artigianidella parola.

Così facendo, daremo modo non solo al pubblico di poter assistere a uno spettacolo magico che vede in azione il suo attore e doppiatore preferiti, dando loro modo anche di scegliere a proprio gusto qual è la versione che preferiscono; ma contribuiremo ad esaltare la nostra lingua che tutti ci invidiano, diventandone dei veri e propri ambasciatori. 

Articolo a cura di Mirko Ferramola

Doppiaggio: Cristina "Roberts" Boraschi

Chi non conosce (e non ama) Julia Roberts? Più che mai in casi come questo possiamo condividere il successo dell’attrice con la sua voce italiana: Cristina Boraschi, che ha doppiato la Roberts in tutti i film diventati veri e propri cult, a partire dall’indimenticabile “Pretty Woman”. Il nostro blogger Alessandro Delfino ci racconta questo meraviglioso binomio.

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerAlessandro Delfino

Ci sono tanti attori americani entrati nel cuore di noi italiani, ma forse una delle attrici più amate è sicuramente la “Pretty Woman” del cinema: Julia Roberts.

E’ proprio ilfilm romantico del 1990 assieme aRichard Gere che lancia la Roberts nell’Olimpo hollywoodiano, dapprima come interprete dicommedie romantiche, in seguitoattrice drammatica vincitrice di unOscar ("Erin Brokovich"), senza sdegnare ruoli inthriller come “Linea mortale”, “Il rapporto Pelican” e “Ipotesi di complotto”.

In Italia la ascoltiamo con la voce inconfondibile di Cristina Boraschi, attrice doppiatrice, voce oltre che della Roberts anche di tante altre attrici importanti come Sandra Bullock, Meg Ryan, Ashley Judd, Salma Hayek e altre.

Ma è soprattutto con Julia Roberts che la carriera della doppiatrice decolla e nasce un legame voce-volto che la accompagnerà per tutta la sua carriera: “Hook Capitan Uncino”, “Qualcosa di cui sparlare”, ”Erin Brokovich”, “Il matrimonio del mio migliore amico”, “Ocean’s Eleven” e tanti altri.

La voce dolce, ma forte e un pò nasale della Roberts somiglia molto al timbro particolare e incisivo della Boraschi: l’incastro risulta così perfetto, che nonostante le tante attrici doppiate, il pubblico la ricorda e continuerà a ricordarla come voce della dolce e vivace prostituta Vivian che ha rubato il cuore al “principe” milionario Edward Lewis, oppure la dispettosa ma romantica Trilly nel film “Hook Capitan Uncino” o ancora l’amica innamorata Julianne Potter in “Il matrimonio del mio migliore amico”. Ruoli spesso diversi che Cristina Boraschi è riuscita a seguire con facilità… perché quando un attore è bravo è più facile seguirlo.

Dal 1990 ad oggi Julia Roberts è cresciuta recitando ruoli maturi e di madre forte e coraggiosa, seguita sempre dalla voce di Cristina che oggi si è abbassata e adeguata al volto segnato, ma sempre bello, dell’attrice americana.

E noi speriamo di continuare a vedere ancora tanti suoi film e di sentirli con la sua voce italiana."!

Articolo a cura di Alessandro Delfino



CRISTINA BORASCHI: CENNI BIOGRAFICI

Nata a Milano il 28 marzo 1955, Cristina Boraschi si dedica dal 1985 alla radio e al doppiaggio. E' a tutti gli effetti riconosciuta come voce italiana di Julia Roberts, nonostante abbia doppiato attrici di altrettanta grandezza come: Sandra Bullock, Geena Davis, Julianne Moore, Ashley Judd, Sarah Jessica Parker, Carol Alt e la famosissima Meg Ryan. E' stata socia della C.D.C./SEFIT-CDC, dove ha lavorato come dialoghista e direttrice di doppiaggio. Numerosi i riconoscimenti, come l'Anello d'Oro al Festival "Voci nell'ombra" 2004, il Nastro d'Argento 2005 e la XIV Targa "Gualtiero De Angelis" al Festival "Voci" 2010. Nel 2016 riceve anche una menzione speciale al Festival "Leggio d'Oro". Per alcuni anni è stata impegnata come aiuto-regista in teatro con Gigi Proietti, Ennio Coltorti e Piero Maccarinelli.

Doppiaggio: difficoltà del mestiere

Inauguriamo una nuova videorubrica dedicata al doppiaggio. Il blogger di VOCI.fm Alessandro Delfino ci svelerà alcuni trucchi e le difficoltà di questo affascinante mestiere. Si parte ovviamente parlando delle origini del doppiaggio. Buona visione.

Doppiaggio: Francesco "DI CAPRIO" Pezzulli

Tra le grandi star di Hollywood, Leonardo Di Caprio è senz'altro uno degli attori più amati, soprattutto in Italia. Il merito va anche al suo doppiatore "ufficiale", dai primi anni '90: Francesco Pezzulli, una voce che assolutamente gli calza a pennello! Ce ne parla il nostro blogger (e vero esperto di cinema!) Alessandro Delfino.

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerAlessandro Delfino

Ammettiamolo, chi di noi non ha imparato ad amare Leonardo Di Caprio? Sin dal suo primo film di successo, "Titanic" del 1997 (dove con il personaggio di Jack Dawson ha conquistato il cuore di milioni di ragazzine), l’attore è cresciuto finendo a lavorare con i più grandi giganti del cinema moderno mondiale: Quentin Tarantino, Ridley Scott, Christopher Nolan, Steven Spielberg, James Cameron, ma soprattutto Martin Scorsese, che ha reso Di Caprio il suo novo attore feticcio dopo la storica collaborazione con Robert De Niro (che spesso non ha esitato a definirlo il suo erede artistico).

Ma se in Italia abbiamo imparato ad apprezzare questo grande attore il merito è della sua voce italiana: Francesco Pezzulli.

Francesco doppia per la prima volta il giovane attore nella sitcom degli anni '90 "Genitori in Blue-Jeans" e, dopo tre anni, Di Caprio ottiene i suoi primi due ruoli importanti al cinema: "Buon compleanno Mr Grape" da un lato e "Voglia di ricominciare", in coppia proprio con Robert De Niro; ma qui a doppiare la star non è ancora Pezzulli, bensì i bravi Corrado Conforti e Alessandro Tiberi.

Bisogna aspettare il 1996 quando il famoso attore, doppiatore e direttore di doppiaggioTonino Accolla sceglie di nuovo Francesco Pezzulli per doppiare Leonardo Di Caprio nella trasposizione moderna diShakespeare "Romeo+Giulietta" diBaz Luhrmann; nella seconda volta, "Di Caprio" Francesco Pezzulli deve doppiarlo in versi e non è affatto facile, ma grazie anche all’ottima direzione di Accolla la prova finale è di grande livello.



L’anno dopo infatti lo stesso Tonino Accolla sceglie di nuovo Pezzulli per doppiare Di Caprio nel film che non solo sarebbe diventato campione d’incasso dell’anno, ma sarebbe rimasto il film con incassi maggiore nella storia del cinema per molto tempo: Titanic.

In questo film, Di Caprio, attore eclettico, interpreta un giovane romantico e idealista che riesce a commuovere e lanciarlo definitivamente nell’Olimpo delle Star; e da quel momento Pezzulli diventa il suo alfiere.

Nella storia del doppiaggio parecchi abbinamenti sono nati per caso, quando entrambi gli attori erano agli inizi, e sono cresciuti assieme nell’arco della loro carriera: Sean Connery e Pino Locchi, Meryl Streep e Maria Pia Di Meo, Woody Allen e Oreste Lionello, Dustin Hoffman e Ferruccio Amendola, Robert Redford e Cesare Barbetti, Marlon Brando e Giuseppe Rinaldi, Eddie Murphy e Tonino Accola, Denzel Washington e Francesco Pannofino e tanti altri.

Oggi difficilmente un attore riesce a conservare la stessa voce per ogni film per svariati motivi, ma Leonardo Di Caprio e Francesco Pezzulli restano ancora un esempio di un perfetto incastro tra occhi, voce e anima..

Articolo a cura di Alessandro Delfino

Doppiaggio: Giancarlo e Adriano Giannini

Giancarlo Giannini e Adriano Giannini, padre e figlio uniti da due grandi talenti: recitazione e doppiaggio. Ma non solo! Entrambi hanno dato voce a “Joker”, riuscendo a caratterizzare in modo diverso e inconfondibile questo particolare personaggio. Scopriamone di più nel dossier di Alessandro Delfino, dedicato proprio alla famiglia Giannini.

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerAlessandro Delfino

Nel mondo dello spettacolo, di frequente assistiamo al cambio generazionale: i figli spesso seguono le orme del padre.

Pensiamo ai De Sica, ai Tognazzi, ai Vanzina, ai Gassman. E nel doppiaggio alle famiglie Izzo, Ward, De Angelis e tante altre.

Ma mai un padre e un figlio sono riusciti a riunire insieme le due arti del cinemae del doppiaggio così bene come Giancarlo e Adriano Giannini.

Il padre Giancarlo, come ben sappiamo, è uno dei più grandi attori del nostro cinema, mattatore di commedie come “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” o “Mimì Metallurgico ferito nell’onore”, ma anche di film più drammatici come “Pasqualino Sette bellezze”; Giancarlo Giannini ha attraversato il periodo più florido del nostro cinema dimostrando un istrionismo e un camaleontismo che pochi hanno saputo dare, grazie anche alla maestria dei nostri registi, in particolare Lina Wertmuller che dirige l’attore nei sui film più memorabili.

Ma Giancarlo si cimenta anche nel doppiaggio e lo fa  in maniera superlativa: in poco tempo diventa la voce ufficiale di Al Pacino (in film come “Quel pomeriggio di un giorno da cani”, “Carlito’s Way”, “Scent of a Woman”, “L’avvocato del diavolo”, “Ogni maledetta domenica” e tanti altri) e doppia un sacco di attori importanti in film altrettanto cult (Jack Nicholson in “Shining”, “Batman”, “The Departed”, Michael Douglas nei due “Wall Street”, “Gerard Depardieu”, “Jeremy Irons” e tanti altri).



Il figlio Adriano comincia come operatore, quindi dietro lo schermo, ma impara presto l’arte di famiglia (anche la madre Livia Giampalmo è attrice e doppiatrice) e riesce ad imporsi nell’attuale panorama cinematografico italiano.

Raccoglie l’eredità del padre in due occasioni: al cinema con il remake di “Travolti da un insolito destino”, dove recita con la popstar Madonna, ma soprattutto nel doppiaggio: sua è infatti la voce del Joker di Heath Ledger nel film “Il cavaliere oscuro” di Christopher Nolan, lo stesso personaggio interpretato da Nicholson vent’anni prima in “Batman” di Burton e doppiato da Giannini padre.

Adriano tuttora ha una bella carriera nel doppiaggio, dando voce oltre che ad Heath Ledger, anche ad attori come Ryan Reynolds, Christian Bale (nel film premio Oscar “The fighter” e in “Exodus”), Joaquin Phoenix, Brad Pitt, Eric Bana, James Franco, Tom Hardy, Matthew Mccounaghey e tanti altri.

Le generazioni cambiano, ma la magia delle voci resta.

Le voci più belle di Giancarlo e Adriano Giannini

  1. Giancarlo Giannini - Gennarino Carunchio in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”
  2. Adriano Giannini - Giuseppe Cuccurullo Esposito in “Travolti dal destino”
  3. Giancarlo Giannini - Giovanni Grazioli in “Per sempre”
  4. Adriano Giannini - Ossobuco in “Nero bifamiliare”
  5. Giancarlo Giannini - Al Pacino in “Quel pomeriggio di un giorno da cani”
  6. Adriano Giannini - Heath Ledger in “Paradiso+Inferno”
  7. Giancarlo Giannini - Jack Nicholson in “Shining”
  8. Adriano Giannini - Christian Bale in “The Fighter”
  9. Giancarlo Giannini - Michael Douglas in “Wall Street”
  10. Adriano Giannini - Joaquin Phoenix in “The Master”
  11. Giancarlo Giannini - Al Pacino in “Carlito’s Way“
  12. Adriano Giannini - Tom Hardy in “Lawless”
  13. Giancarlo Giannini - Al Pacino in “Heat - la sfida”
  14. Adriano Giannini - Matthew Mccounaghey in “True Detective”
  15. Giancarlo Giannini - Al Pacino in “L’avvocato del diavolo”
  16. Adriano Giannini - Ryan Reynolds in “Certamente forse”
  17. Giancarlo Giannini - Jack Nicholson in “The Departed”
  18. Adriano Giannini - Corey Stoll in “Midnight in Paris”
  19. Giancarlo Giannini - Jack Nichols in “Batman”
  20. Adriano Giannini - Heath Ledger in “Il cavaliere oscuro”

Articolo a cura di Alessandro Delfino

Doppiaggio: il copione del doppiatore

Oggi, andremo a trattare un altro argomento interessante per quanto riguarda il mondo del doppiaggio, ossia il copione. Questo è fondamentale, perché riporta in maniera adattata quello che andremo a dire. Se non eseguito bene, si rischia di essere troppo lunghi o troppo corti nelle frasi. 

 Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speaker Antonio Amoruso
  

Il compito di una perfetta esecuzione di un copione è affidato agli adattori/dialoghisti. Parleremo magari meglio di queste figure professionali nei prossimi articoli del blog. Oggi focalizzeremo prettamente la nostra attenzione sugli elementi che compongono un copione.

IL COPIONE DEL DOPPIATORE

Nel professionismo, la modalità di stesura dei testi prevede che ogni pagina debba contenere dalle 18 alle 20 righe e deve essere numerata; ogni riga deve comprendere un massimo di 50 battute dattiloscritte con esclusione del nome del personaggio, compresi gli spazi, la punteggiatura e le indicazioni tecniche e didascaliche. Vi troverete delle abbreviazioni che aiuteranno il doppiatore a capire meglio come iniziare e terminare il periodo recitato.

Queste sono sempre chiuse tra parentesi, sono separate da uno spazio e dalle parole del testo. Sono sempre in maiuscolo, per differenziarsi in modo evidente dal resto del testo, tranne le abbreviazioni “in” che sta per “inizia” e “fin” che sta per “finisce”, (Ant.) che sta per “anticipato” e (Orig) che sta come per “originale”, mentre i segni di interpunzione sono come normalmente utilizzati nell’editoria, ma con una funzione diversa che specificherò più avanti.

Le principali abbreviazioni tecniche ufficiali che troverete sui copioni.

- Iniziamo con (FC) e (IC), che si usano quando il personaggio che parla si trova “fuori” e “in campo” dall’inquadratura visiva della macchina da presa.

- Proseguiamo con (SOVR) che ci segnala quando il personaggio sta parlando contemporaneamente a quello che lo precede, oppure che lo interrompe.

- (RIS.) invece è l’abbreviazione di una “risatina”.

- (DS) si usa quando il personaggio è di spalle per cui le labbra non sono visibili.

(SM) indica “sul muto”, ossia una battuta inesistente nel sonoro originale.

- (RIDE) te lo devo spiegare?

- (FIATO) segnala ogni emissione forzata di fiato (VERSO) e si usa ad indicare ogni altro tipo di verso umano, come un colpo di tosse, un bacio, un lamento, un sospiro o un pianto.

In aggiunta a questi, ci sono le sbarrette, oppure se preferite le slashes, che indicano una breve sospensione interna alla battuta. Una sbarretta / sta ad intendere una pausa tra due battute. Due sbarrette // segnalano invece che c’è un cambio di scena tra due battute dello stesso personaggio, ovvero una pausa più lunga.



Il Timecode nel copione del doppiatore

Altra cosa che troverete sul copione è il “Timecode”. Questo, da come avrete intuito, è il codice che indica il tempo e che troveremo sia sul video da doppiare che sul nostro copione e che ci aiuta quando il personaggio inizia a parlare. Il “Timecode” (TC), lo troveremo sempre all’inizio di ogni scena per la prima battuta di ogni personaggio.

Se ci dovessero essere presenti dei brusii (come ad esempio persone che parlano o che urlano in sottofondo), lo troveremo anche alla fine, per indicare quando questi terminano. Di norma, se una scena dovesse presentarsi molto lunga verrà posizionato un TC di riferimento per ogni pagina, in modo da aiutare il fonico ed il direttore del doppiaggio a trovare il punto in cui far ripartire la scena.

Vi ho parlato all’inizio dei segni di interpunzione e della loro concezione leggermente diversa rispetto a come li usiamo nella semplice lettura di un testo. Infatti, questi suggeriscono all’attore, più che una semplice pausa, le “chiusure delle battute” ovvero, attraverso la propria recitazione, la chiusura dell’espressione di un concetto, con l’inizio di un altro; ma questa è un’altra storia.

Articolo a cura di Antonio Amoruso

Doppiaggio: il voce-volto

Quante volte avete riconosciuto un attore semplicemente ascoltandone la voce? Merito del “Voce-Volto”, un doppio termine che nel doppiaggio assume un solo significato: il momento in cui un timbro vocale finisce con l'incollarsi perfettamente sul volto di un attore. Scopriamo insieme molte curiosità in merito a questo importante legame. 

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speakerAlessandro Delfino 

Pensiamo ad Oreste Lionello e Woody Allen, Ferruccio Amendola con Robert De Niro, Tonino Accolla con Eddie Murphy, Giuseppe Rinaldi con Marlon Brando e così via. Sono alcuni dei più noti esempi di legame “voce-volto” del cinema italiano. Spesso queste scelte che poi si rivelano continuative nel tempo si rivelano inizialmente casuali: un direttore di doppiaggio che lavorava in una determinata società sceglieva su di un attore la voce di un doppiatore che era ai tempi socio del direttore. Infatti quando capitava ad esempio che un film con Robert De Niro (che venivano affidati spesso alla CDC-Sefit Group) capitava in un’altra società la voce cambiava (come ad esempio nei film "Angel Heart" diretto da Renato Izzo per la società Gruppo Trenta-Pumaisdue dove De Niro ha la voce di Paolo Poiret; oppure "Paradiso perduto", diretto da Renzo Stacchi per la società Angriservices dove lo stesso Stacchi doppia il celebre attore).

Col tempo le società sono aumentate, come i doppiatori liberi e spesso oggi può succedere che un attore venga doppiato da diverse voci ricorrenti: ad esempio Edward Norton, spesso doppiato da due doppiatori completamente diversi tra di loro, Massimiliano Manfredi e Massimo De Ambrosis, eppure perfettamente calzanti entrambi sull’attore. O Matt Damon doppiato da tante voci, in particolare da Francesco Bulckaen, Massimiliano Manfredi e Riccardo Rossi; o ancora Ben Affleck, doppiato spesso dai due cugini doppiatori Fabio Boccanera e Riccardo Rossi, che a loro volta hanno doppiato entrambi Johnny Depp e così via. Può capitare anche che un attore doppiato solitamente da una voce fissa o ricorrente in un determinato film possa interpretare un ruolo diverso dal solito e quindi si debba ricorrere ad un altro doppiatore; come Anthony Hopkins, doppiato di solito da Dario Penne, nel film "Hitckock", dove interpreta il celebre regista ricorrendo ad una forte trasformazione fisica, viene doppiato da Gigi Proietti. Oppure Tom Hanks, solitamente doppiato da Roberto Chevalier negli anni novanta, in "Forrest Gump" il suo biascicare viene reso in italiano da Francesco Pannofino.



Ci sono addirittura attori talmente eclettici che, cambiando di volta in volta nei loro film non hanno mai goduto di una voce fissa e oggi le giovani generazioni di attori cambiano spesso voce di film in film, forse anche per una mancanza di ricambio che purtroppo penalizza un po’ il doppiaggio odierno.

Oggi più che l’attore spesso si tenta di preservare la stessa voce di un personaggio di una serie tv di successo o di saghe di film al cinema, tanto che non sempre si mantiene la stessa voce anche in altri prodotti al di fuori del contesto. Ad esempio, Robert Downey Jr., doppiato all’inizio della sua carriera spesso da Sandro Acerbo, dopo il successo di "Iron Man" ha la voce di Angelo Maggi in tutti i film Marvel, ma in altri film si divide l’attore con Luca Ward.

E’ successo anche in passato che cambiassero più volte la voce di un personaggio della stessa saga; ad esempio il celebre personaggio degli anni settanta Harry Callaghan interpretato da Clint Eastwood in cinque film ha avuto quattro voci diverse: Nando Gazzolo nel primo, Giuseppe Rinaldi nel secondo, Michele Kalamera (diventato in seguito voce ufficiale dell’attore) nel terzo e quarto, Dario Penne nel quinto e ultimo film. Oppure Bruce Willis nella saga di "Die Hard" nei primi tre film è doppiato rispettivamente da Roberto Pedicini, Oreste Rizzini e Claudio Sorrentino; quest’ultimo poi lo doppia continuamente nei film successivi.

Il voce-volto non è passato sempre inosservato: a volte un doppiatore è stato scelto dallo stesso attore tramite i provini; qualche volta voce e volto si sono incontrati e qualche altra volta gli attori stranieri hanno reso omaggio al loro doppiatore dopo la sua morte.

Ma vogliamo ricordare un momento importante nel 1991 quando, durante l’edizione dei Telegatti, una grande voce incontra il suo grande attore. Godetevi questo breve video. 

Articolo a cura di Alessandro Delfino

Doppiaggio: JAKE “CRESCENTINI” GYLLENHAAL

Ecco pronto per voi un altro grande speciale del #sitodellevoci curato dal nostro Alessandro Delfino. Tanti sono gli abbinamenti che il voce-volto ha regalato al mondo del doppiaggio. Alessandro questa volta prende in considerazione quello tra la voce Stefano Crescentini e il volto Jake Gyllenhaal partendo dal 2001, dal film "Donnie Darko".


Ti piace la voce di questo podcast? Contatta subito lo speakerAlessandro Delfino 

Il voce-volto ha regalato numerosi abbinamenti nella storia del doppiaggio: sapevate però che non solo nascevano per caso, ma in concomitanza con il primo film importante dell’attore o attrice? Pensiamo a Pino Locchi e Sean Connery in “007”, Ferruccio Amendola e Robert De Niro in “Taxi Driver”, Roberto Chevalier e Tom Cruise in “Top Gun”, Cristina Boraschi e Julia Roberts in “Pretty Woman” e così via. E’ il caso della coppia di cui parleremo oggi, che dal 2001 ad oggi, ci ha regalato memorabili interpretazioni in film diventati con il tempo cult: la voce è quella di Stefano Crescentini, il volto... Jake Gyllenhaal.

E' proprio con il film “Donnie Darko”, flop iniziale al cinema, ma diventato col tempo un cult generazionale, che Jake Gyllenhaal inizia la sua carriera: il personaggio introverso e inquietante di Donnie, riesce a catturare l’attenzione del pubblico e della critica lodando l’intensa interpretazione dell’allora giovane americano di origine svedese; in italiano spetta a Stefano Crescentini, anche lui giovane promessa del doppiaggio, ma con già alle spalle diverse interpretazioni importanti (tra cui quella di Christian Bale nel film di Spielberg “L’Impero del Sole”). Il doppiatore riesce, grazie alle sue corde morbide, a ridare follia e ambiguità in italiano allo studente Donnie, seguendo molto attentamente gli occhi di Gyllenhaal e il suo straniamento dalla realtà.



Dopo il film la carriera di Gyllenhaal parte arrivando a recitare con mostri sacri come Dustin Hoffman e Susan Sarandon in “Moonlight Mile - Voglia di” e nel 2004 è nel catastrofico “The day after Tomorrow”. Ma è il 2005 che lo porta alla fama, con il film incentrato sull’amore omosessuale tra due cowboy “I segreti di Brokeback Mountain”, in coppia con Heath Ledger; il film si rivela un successo e porta Gyllenhaal a lavorare in disparati generi: dal drammatico “Brothers”, in coppia con Tobey Maguire e Natalie Portman, al thriller “Zodiac”, con Robert Downey Jr e Mark Ruffalo, all’avventuroso “Prince Of Persia”, tratto dall’omonimo videogioco. Le voci italiane in quel periodo si scambiano parecchio, da Alessandro Tiberi a Riccardo Rossi, da Fabrizio Vidale a Francesco Pezzulli, ma Stefano Crescentini continua a doppiarlo riuscendo a trovare la stabilità negli anni 2010, il periodo di maggior maturità di Gyllenhaal.

E’ qui che il volto dell’attore, maturato e vissuto, riesce a dare vita a memorabili ed intense interpretazioni in film come: “Source Code”, “End of Watch”, “Lo sciacallo”, “Southpaw”, “Demolition”, “Animali Notturni”, “Life”, “Stronger” e ”I fratelli Sisters”; e la voce di Crescentini, meno morbida e più scura, riesce a legarsi in modo sublime agli occhi azzurri ed emozionali dell’attore americano. Nel luglio 2019 Jake ritorna ai blockbuster con il nuovo “Spider-Man Far From Home”, interpretando il misterioso personaggio proveniente da un’altra dimensione, Mysterio, giunto nella nostra per avvertire Spider-Man di una nuova minaccia. Naturalmente la voce italiana è sempre quella che lo accompagna da tanti anni e ci auguriamo lo accompagnerà ancora: Stefano Crescentini.

Articolo a cura di Alessandro Delfino

Doppiaggio: Maria Pia "Streep" Di Meo

Nel doppiaggio contemporaneo, uno dei legami più forti tra “voce” e “volto” è senz'altro quello tra l'attrice Meryl Streep e la bravissima doppiatrice Maria Pia Di Meo, che la segue dal lontano 1978. Scopriamo tutto in questo dossier realizzato da Alessandro Delfino per il #sitodellevoci.


Ti piace la voce di questo podcast? Contatta subito lo speakerAlessandro Delfino 

1978: dopo la nascita di mostri sacri come Woody Allen, Martin Scorsese, Steven Spielberg e Francis Ford Coppola in regia e di attori come Al Pacino, Dustin Hoffman, Robert De Niro e Jack Nicholson si fa notare un’attrice, anche lei non considerata proprio bella, ma parecchio talentuosa. Il suo nome? Meryl Streep.

Non è un caso che decidano di affidare questa straordinaria interprete a Maria Pia Di Meo(Roma, 23 Settembre 1939), già voce da vent’anni di attrici come Audrey Hepburn, Julie Andrews, Jane Fonda, Barbra Streisand, Cher e Shirley MacLaine, il talento giovane della società CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografici) di Roma, cresciuta a fianco dei veri maestri dell'epoca, come l'"immensa" Lydia Simoneschi.

Il film in questione è “Il cacciatore” di Michael Cimino, dove la giovane Meryl Streep si confronta con il già affermato Robert De Niro e non sfigura per nulla, anzi, la sua naturalezza e intensità riesce non solo a rendere memorabile il personaggio della giovane Linda, ma anche a lanciare la Streep nel firmamento della nuova Hollywood.



In italiano abbiamo la possibilità di ascoltare un bellissimo duetto tra Ferruccio Amendola (voce di Robert De Niro) e Maria Pia Di Meo (voce di Meryl Streep); un incontro tra le due attrici che non solo sarà indissolubile (salvo qualche eccezione), ma legherà per sempre nell’immaginario del pubblico Maria Pia Di Meo a Meryl Streep, che la accompagnerà per tutta la sua carriera fino ad oggi.

Titoli come “Kramer contro Kramer” (dove la Streep vince il suo primo premio Oscar), “La mia Africa”, “La morte ti fa bella”, “Innamorarsi” (dove possiamo risentire la coppia Robert De Niro - Ferruccio Amendola e Meryl Streep - Maria Pia Di Meo), “I ponti di Madison County”, “Il Diavolo veste Prada”, “The Iron Lady” (dove la Streep vince il suo terzo premio Oscar) fino all’ultimo film “The Post” diretto da Steven Spielberg e interpretato insieme a Tom Hanks (doppiato da Angelo Maggi). 

Nella lunga carriera di Meryl Streep, parecchie bravissime doppiatrici hanno prestato la voce: Rossella Izzo, Ada Maria Serra Zanetti, Ludovica Modugno, Cristina Boraschi, Laura Boccanera, Lisa Mazzotti, Alba Cardilli, Eva Ricca, Anna Cesarenie tante altre, ma Maria Pia Di Meo è riuscita col tempo e grazie alla sua morbida e intensa voce, molto simile all’originale, a legarsi per sempre non solo al volto, ma anche all’anima della grandissima star.

E noi, pubblico, non possiamo fare altro che chiudere gli occhi, ascoltare ed emozionarci.

Articolo a cura di Alessandro Delfino

(foto della doppiatrice a cura di Maurizio Pittiglio per VIX-VOCAL)

Doppiaggio: pregi e difetti del FanDub

Da qualche tempo,  si sta sviluppando un fenomeno, che sicuramente può essere una valvola di sfogo per molti appassionati del mondo delle voci. Un modo per allenarsi, per aspiranti doppiatori, che può venire in aiuto e talvolta permette anche di scovare dei “diamanti grezzi”. Di cosa parlo? Ma del Fandub naturalmente!! 

 Ti piace la voce di questo podcast? Contatta lo speaker Antonio Amoruso 
 

COS'E' IL FANDUB?

Il Fandub è un termine dato ad un film o ad uno show televisivo straniero, che è stato doppiato in lingua locale da dilettanti o semplici appassionati. Grazie alle nuove tecnologie, ai programmi di editing alla portata di tutti, ai social ed ai siti come youtube, molti ragazzi si stanno mettendo alla luce. Alcuni di questi hanno anche ricevuto delle opportunità di lavoro. Si, avete capito bene!

Ultimamente la crisi del doppiaggio ha fatto si che molte produzioni low-cost venissero rifiutate dai principali studi di doppiaggio aprendo la strada lavorativa a piccole realtà che si vanno a “fornire di voci” (passatemi il termine) andandole a pescare tra le migliori del Web, magari tra quei ragazzi che avendo finito un corso di doppiaggio e dimostrando talento non sono riusciti a trovare l’ opportunità lavorativa. Il Fandub svolto a dovere è un ottimo metodo di allenamento, sicuramente non può mai sostituire un’esperienza in sala con la presenza di un direttore, di un assistente e quant’altro, ma è un buon inizio.

Ultimamente, sul web, si stanno formando delle vere e proprie squadre di fandubber, ragazzi giovani che, attraverso siti dedicati, forum o altri strumenti, si organizzano in gruppi e realizzano doppiaggi di film, episodi di serie-tv o anime inediti in Italia. Una vera e propria ciurma pronta a divertirsi, imparare ma soprattutto mettersi in mostra. Riescono ad organizzarsi proprio come dei veri professionisti dividendosi i ruoli a dovere.



Per cui troveremo i dubber che sono quelli che doppiano all'interno dei Fandub, i quali non disponendo di uno studio di registrazione si arrangiano con un microfono per computer e vari programmi di editing audio e video. I mixatori ovvero le persone incaricate al mixaggio audio, spesso anche creatori della colonna internazionale che per intenderci è composta dalle musiche e i rumori di fondo. Gli adattatori/dialoghisti, ossia le persone addette alla stesura del copione e che devono adattare le battute alla lunghezza delle varie scene soprattutto in funzione del labiale; e talvolta troviamo anche i singer, quelli preposti al canto, magari delle sigle del proprio Fandub.

Certo, svolgendo questa attività, bisogna spesso fare i conti con il copyright, ovvero la violazione dei diritti d’autore, ma questi ultimi non si intendono violati se non recano danno economico e d’immagine ai legittimi proprietari del prodotto. E comunque è sempre buona cosa specificare che il lavoro ha origini amatoriali ed è solo frutto di passione.

Allora, cosa aspetti? Dai sfogo alla tua passione e prova l’emozione di dar voce a qualche personaggio, sia esso di una serie-tv o anime; magari ti scopri un diamante grezzo, oppure... che la tua è solo semplice passione!

Articolo a cura di Antonio Amoruso

Doppiaggio: quest'arte oscura

L’importanza del doppiaggio ancora oggi è sottolineata dalla sua diffusione in tanti paesi europei (Francia, Spagna, Germania) e se il cinema oggi ci emoziona sempre possiamo anche ringraziare quelle voci avvolte nell’ombra, in una sala oscura, a sussurrare al microfono… “ Ok..incidiamo!”

Ti piace la voce di questo podcast? Contatta subito la speaker Ilaria Cuoci 

“Aspettate un momento, aspettate un momento, non avete sentito ancora niente!”. Queste parole forse non vi diranno granché, eppure hanno un’importanza storica; furono le prime battute in assoluto incise al cinema. Era il 1927 e con “Il cantante di Jazz” di Alan Crosland iniziò l’era del cinema “sonoro” e niente fu più come prima. Anche grandi attori come Charlie Chaplin (assoluta star del muto) dovettero adeguarsi alla novità del momento.

LA NASCITA DELLA TECNICA DEL DOPPIAGGIO 
Ma veniamo all'Italia, dove il discorso era ben più complesso: si parla di anni '30 e di un tasso di analfabetismo davvero molto alto con molte produzioni straniere che cercano di trovare il modo efficace per importare i loro prodotti anche nel nostro Bel Paese.

Attori dell’epoca come Stan Laurel e Oliver Hardy (conosciuti da noi come Stanlio e Ollio) sono obbligati a girare più volte la pellicola recitando in diverse lingue (tra cui l’italiano) aiutati da attori italo-americani. Purtroppo questo metodo non ha vita lunga se non il merito di dare l’idea ai futuri attori Alberto Sordi e Mauro Zambuto di doppiare Stanlio e Ollio in italiano con quell’accento british che tanto ha fatto ridere il nostro pubblico. Nasce così la tecnica del doppiaggio, ovvero la sovrapposizione della voce di un attore (italiana nel nostro caso) con il corpo e la mimica facciale di un altro attore straniero.

La sincronizzazione è perfetta, il trucco cinematografico funziona e permette al pubblico italiano di provare le stesse emozioni del pubblico della pellicola originaria. Ecco così che Charlie Chaplin ha la voce di Oreste Lionello nel bellissimo monologo finale del film “Il grande dittatore”, John Wayne trova in Emilio Cigoli la voce ideale del Cowboy eroico e solitario, Ingrid Begman è dotata di una fragilità e drammaticità intensa grazie a Lidia Simoneschi. Il pubblico si affeziona ed ecco che si crea il voce-volto, idoppiatori diventano “attori nell’ombra”; gli spettatori credono che Cary Grant parli in italiano con quellavoce (Gualtiero De Angelis) e il cinema straniero (soprattutto americano) crea lo Star System, la febbre da Star. Ma anche il nostro cinema è drogato didoppiaggio: lapresa diretta ancora non esiste, tutta lacolonna audio viene ricreata in studio (i cosiddetti rumoristi) e spesso molte star italiane dell’epoca vengono doppiate.



Tutti i registi italiani usufruisco del doppiaggio, ma lo criticano pesantemente

Ecco così che Sophia Loren nei film di produzione estera viene doppiata da Rita Savagnone (voce anche di Claudia Cardinale e tante altre), Marcello Mastroianni viene doppiato da Alberto Sordi all’inizio della sua carriera, Bud Spencer, Terence Hill, Giuliano Gemma e molti attori dei film di genere degli anni sessanta e settanta (creati dalle nostre produzioni per vendere all’estero) vengono doppiati da attori del calibro di Pino Locchi (Sean Connery) e Glauco Onorato (Charles Bronson). Tutti i più grandiregisti italiani usufruiscono deldoppiaggio e continuano ad usufruirne, ma spesso non ne parlano, anzi lo criticano pesantemente.

Registi internazionali invece del calibro di Stanley Kubrick, Woody Allen e Mel Gibson riconoscono il valore di quest’arte spesso ammettendo la superiorità della loro opera originaria (Kubrick mandò una lettera di complimenti a Mario Maldesi per la direzione del doppiaggio di Full Metal Jacket, Allen dichiarò che il suo doppiaggio in italiano da parte di Oreste Lionello lo rese un attore più bravo, mentre Gibson fece i complimenti a Claudio Sorrentino per il suo doppiaggio in Braveheart).

Oggi spesso si parla dell’importanza di vedere i prodotti in lingua originale sottotitolati; peccato che il sottotitolo di per sé distrae lo spettatore e non permette di godersi in pieno il film, in più sintetizza in maniera meccanica sfumature e modi di dire che solo chi conosce bene la lingua può cogliere.

Ildoppiaggio che inizialmente ha il compito di adattare il prodotto (filmico o televisivo) può ritrovare invece con un lavoro ben attento quei sapori e quelle sfumature originali senza tradire nulla di quello che è stato fatto. Pensate ad alcune frasi come “Al mio segnale scatenate l’inferno” o “Sei solo chiacchiere e distintivo”: mentre in America non hanno lasciato un grande segno, qui da noi sono diventate cult grazie allevoci diLuca Ward(Russell Crowe nel gladiatore) e Ferruccio Amendola (Robert De Niro negli Intoccabili).

Articolo a cura di Alessandro Delfino

index