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Quante volte, nel leggere un testo, vi chiedete se quella "s" o quella "z" va letta in modo dolce o duro? Beh, esistono dei piccoli trucchi per capirlo velocemente e regole precise che è indispensabile conoscere per imparare la giusta pronuncia. Ce lo spiega il docente Michele Lettera nell'ottava puntata del VIDEOCORSO di DIZIONE su VOCI.fm

VideoCorso a cura di Michele Lettera


corso on-line di dizione.

Annalisa ci ha chiesto qualcosa sulla “S” dolce - “Z” dolce, “S” dura - “Z” dura.

Queste consonanti sono molto importanti nella lingua italiana perché si possono pronunciare in due modi differenti; entriamo nel dettaglio. La “s” si può dire sorda o dura, dolce o sonora. Stessa cosa vale per la “z”. Facciamo qualche esempio; se io vi dico la parola “sasso” secondo voi è una “s” dolce o dura? O meglio, sorda o sonora? “Sasso“ ha una “s” sorda. Fate questo esercizio insieme a me, mettetevi due dita all’altezza della gola e pronunciate la parola “sasso”, allungando la “s”.
Poi, sempre con le due dita nella stessa posizione, pronunciate la parola “casa”, sempre allungando la “s”. Noterete che nella parola “sasso” non vibrano le nostre corde vocali: per questo la consonante si chiama “sorda”.
Al contrario, nella parola “casa” le corde vocali vibrano. Quando non siete convinti se una parola ha al suo interno una “s” dolce o una “s” sonora fate proprio questo esercizio, mettetevi due dita sulla gola e valutate se le corde vocali vibrano o meno.

Andiamo a spiegare qualche regola.
La "s” è quasi sempre dolce quando si trova tra due vocali. Ad esempio: “casa”, “cosa”, “chiuso”, “esempio”. Nei vocaboli composti tipo “girasole”, al contrario, la “s” è dura. Ci sono anche alcuni suffissi dove la “s” è dura (ad esempio in “oso”) ma si sta andando verso una pronuncia che è quasi sempre della “s” dolce. Addirittura l’Accademia della Crusca dice che se si trasforma la “s” dura in dolce non si fa errore. Viceversa, se si trasforma la “s” dolce in dura si fa errore; parole come “disegno”, “preside”, “presidente”, “Pisa” che si devono pronunciare con la “s” dura possiamo anche modificarle e pronunciarle con la “s” dolce perché l’Accademia della Crusca ce lo permette.

Qualche regola invece sulla “z”. Quand’è che troviamo la “z” sorda e la “z” dolce o sonora? Se io dico la parola “zucchero”, oppure “zio”, oppure “zuppa”, sto pronunciando una “z” dura. Se dico la parola “zanzara” oppure “zoo” sto pronunciando una “z” dolce. La differenza principale tra la “z” e la “s” è che la doppia “z” si può pronunciare anche dolce, tipo “magazzino” mentre la doppia “s” non può essere dolce, ma sempre dura. Diamo qualche regola sulla “z” dura: è sempre così quando è preceduta dalla “l” (ad esempio “milza”, “calza”, “alzare”).

Queste sono le regole principali delle due consonanti “s” e “z”, ma la cosa più importante è pronunciare la “s” dolce, perché questa riesce a scremare molto ogni tipo di dialetto, soprattutto quelli del Sud.

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