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Esistono personaggi che conosciamo da piccoli, magari incontrandoli in un cartoon, e che ci portiamo dietro per tutta la vita. Ad essi leghiamo il suono della voce, che diventa inconfondibile ed inimitabile. E' il caso di “Joker” e del suo doppiatore italiano, che lo segue da più di 20 anni in tutta la serie animata di “Batman”. 

Intervista realizzata da Diego Bandinelli 

Il Joker, letteralmente “il burlone”, è uno degli storici antagonisti di Batman, il giustiziere mascherato della DC Comics. Nasce insieme a lui, sul primissimo numero di Batman, nel 1940, e ne diventa la nemesi più di qualsiasi altro super-cattivo della serie.

Riccardo Peroni, doppiatore italiano di "Joker" nella serie Batman, si racconta ai microfoni di VOCI.fm e offre anche qualche consiglio a chi vorrebbe intraprendere questo mestiere. Durante la sua carriera sono tantissimi i personaggi a cui ha dato voce iniziando con il teatro per poi aprirsi al doppiaggio. Un'intervista in cui c'è davvero tanto da imparare!

 

Benvenuto su VOCI.fm Sig.Peroni, come prima domanda non posso che chiederle qual'è il personaggio al quale si è più affezionato? 

Beh, chiaramente “Joker”, se non altro per una questione di anzianità, visto che lo doppio da 22 anni; ma ce ne sono tantissimi altri. Ad esempio, “Skinner”, il cuochino del film “Ratatouille”. A volte, dando un'occhiata al computer neanche riesco a credere di aver dato voce a tutti questi personaggi.

Le è mai capitato di doppiare qualcuno nei programmi tv? 

Si, molte trasmissioni riguardanti il mondo delle case, l'automobilismo ed anche “Masterchef Australia”. Poi ho doppiato anche un cuoco proprietario di un ristorante di Londra, esperto di cucina caraibica che adesso gira l'Europa in Orient-Express.

Come le è nata la passione per il doppiaggio? 

Io ho cominciato con il teatro, sono da sempre un attore. A Milano, dove vivo, il doppiaggio è arrivato molto più tardi rispetto a Roma. Così, quando aprì la prima casa di registrazione meneghina (l'ABC) vennero chiamati i professionisti che risiedevano in zona e da lì ho iniziato a frequentare le sale di doppiaggio. Infatti noi, un tempo, non avevamo corsi per apprendere quest'arte, ascoltavamo quelli più bravi, entravamo in studio e si cominciavano a prendere parti piccolissime, poi battute, fino ad arrivare ai veri e propri ruoli, in base al timbro della voce e alla bravura.

Puoi dare qualche consiglio veloce ai futuri doppiatori? 

É un mestiere, quindi bisogna impararlo, non è che uno si alza la mattina e dice “adesso doppio” oppure “faccio l'attore”; tanti ci provano e alcuni ci riescono anche, però bisogna sempre acquisire la tecnica. Nessuno nasce imparato, servono talento, studio e tenacia.

Possiamo dire che un doppiatore alla fine è anche un attore? 

Si, anche se è diverso dal teatro. In teatro inventi, anche se hai un personaggio, però puoi metterci molto del tuo, puoi seguire le idee del regista, hai tanti compagni di lavoro e puoi, fare un grande quadro. Nel doppiaggio è tutto già pronto e la bravura sta nel ricalcare (con un pizzico di personalità) quello che ha fatto l'attore la prima volta.

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