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Tutti lo conoscono come il doppiatore “ufficiale” di Jude Law in Italia. Ma Riccardo Niseem Onorato è molto altro: voce di “Eric Bana” nel film “Hulk”, di “Matthew Sharp” in “X-Men”, di “Mark Wahlberg” nel famosissimo “The Italian Job”. E abbiamo fatto solo una manciata di esempi. Scopriamo insieme allo speaker Diego Bandinelli i mille volti di un attore che oltre ad essere un eccellente professionista è anche un uomo simpatico e “alla mano”. 

Intervista realizzata da Diego Bandinelli
 

La prima domanda non può non riguardare Jude Law, a cui hai prestato la voce praticamente in ogni film. Qual'è quello in cui è stato particolarmente difficile doppiarlo?

Jude Law lo doppio dal lontano 1999, il primo film fu “Existenz”, quindi lo conosco benissimo; eppure “Dom Hemingway” (2013) è stato davvero pazzesco, uno dei lavori più provanti della mia carriera, anche se poi mi sono divertito e dal punto di vista recitativo lo considero un'esperienza favolosa. 

 

E puoi dirci se “bolle in pentola” qualcosa legato a Jude Law, magari un prossimo Sherlock Holmes?

Devo essere onesto, io non seguo moltissimo il mercato ed i rumors legati alle uscite. Quando arriva in Italia un film con Jude Law solitamente mi chiamano per chiedermi la disponibilità, anche perchè l'ho doppiato in così tanti modi e produzioni che, come ho detto anche prima, conosco davvero bene il suo modo di recitare. 

 

E cosa ci dici riguardo alle serie-tv che stai doppiando?

Doppio da tanti anni il Dr. Alex Karev in "Grey's Anatomy". E' un uomo straordinario anche nella vita reale, posso dirlo perchè ho avuto modo di conoscerlo personalmente: ha 5 figli ed è veramente una persona squisita. Certo... in "Grey's Anatomy" non parla proprio tantissimo!

 

La tua esperienza con i videogames?

Beh, è arrivata per caso, dalla telefonata di un amico di Milano che lavora da sempre nel settore dei videogiochi; mi chiama e mi chiede di doppiare un personaggio su “World of Warcraft”. Non mi è parso vero: ci gioco praticamente dalla beta-version del 2004! E così sono diventato la voce del re di Stormwind, il capo della Città dell'Alleanza. Il doppiaggio in questo caso è particolare perchè non si fa sulle immagini, ma sul grafico del software-audio che scorre davanti agli occhi mentre in cuffia si sente la voce originale. Ad esempio, io sentivo “Hi” e dovevo dire “Ciao” con la medesima intonazione e durata. 

 

Come ti trovi a doppiare cartoni animati?

Onestamente adoro guardarli ma un po' meno doppiarli, perchè è davvero una faticaccia! Scherzi a parte, quest'estate ero in una località turistica e, parlando di lavoro, mi è stato chiesto proprio se avevo mai dato voce ad un cartone animato. Quando ho fatto il nome di “Rocky Joe”, che ho doppiato in molte serie, è stato un tripudio! Io neanche me lo ricordo, ero un “pischello”; poi ho fatto “Inuyasha” e “Sesshomaru”.

 

Puoi raccontarci come ti è nata la passione per il doppiaggio, anche se sappiamo che è un dono di famiglia?

I miei nonni facevano gli attori ed un pochino di doppiaggio, mio papà (Glauco Onorato) è stato attore ed un grande doppiatore. Fin da piccolo lo accompagnavo nelle sale di doppiaggio ma devo dire che lui non mi ha mai forzato verso questo tipo di attività. Sono stato io, da “grande”, ad avvicinarmi quando mi sono sentito davvero “pronto”, senza chiedere niente a nessuno. Posso dire che è stata una soddisfazione duplice: da un lato ho l'orgoglio di mio padre che ha lasciato tanto al mondo del doppiaggio e dall'altra i traguardi che raggiungo io, di esperienza in esperienza, cosciente di “essermi fatto da solo”. Pensa che insieme a mio padre ho lavorato solo una o due volte.

 

Qualche consiglio per i futuri doppiatori o per chi si avvicina al mondo del doppiaggio?

Secondo me in questo momento non c'è tanto bisogno di far appassionare la gente al doppiaggio perchè vedo tantissime persone che vorrebbero già intraprendere questa carriera; anzi, c'è forse da far capire che il mestiere del doppiatore va fatto con i piedi per terra. Innanzitutto è estremamente meritocratico: se sei bravo lavori, altrimenti no. Serve studiare. Io non ho fatto scuole specifiche perchè ho avuto la fortuna, tramite mio padre, di assistere continuamente ai turni di doppiaggio di “mostri sacri” come Pino Rinaldi (Giuseppe Rinaldi), Pino Locchi (Giuseppe Locchi), Ferruccio Amendola e tuttora amo passare giornate in sala con i “grandi”. Cerco di carpire i segreti dell'esprimere emozioni con naturalezza; questa cosa mi dà sempre uno stimolo in più. Cosciente che il doppiaggio resta comunque un lavoro e che la mia vita è fatta anche di altro. Mai essere fanatici!

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