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Quante volte avete sentito in un film l'attore che, parlando, utilizza un marcato accento regionale? Anche questa è un'attività di riadattamento dei dialoghi.  Ma utilizzare il dialetto nel doppiaggio è una regola? Ne parliamo in questo articolo.

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Tramite la traduzione e l’adattamento dei dialoghi delle varie opere audiovisive, come abbiamo già parlato in precedenza, possiamo capire il contrasto tra “lingua d’arrivo” e “lingua di partenza”, approfondendo così anche i diversi aspetti culturali dei Paesi di provenienza.

Quando parliamo però dell’adattamento di idiomi e di dialetti, le cose si complicano e la scelta frequente da parte dei dialoghisti è spesso quella di ignorarli. Dietro questa, c’è la convinzione non del tutto errata, che la resa di un determinato dialetto straniero sia impossibile da riprodurre in una versione italiana. Tuttavia c’è anche da dire che rinunciandovi, informazioni importanti dell’opera andranno perse, come (prima su tutte) la provenienza geografica di chi parla. Questo lo possiamo riscontrare, per fare un esempio, nella famosa serie-tvIl Trono di Spade”, dove i protagonisti provengono da regioni diverse del Regno Britannico e parlano giustamente con accenti vari. Vista la difficoltà a diversificare in italiano, si è deciso di mantenere nella versione doppiata, per poter in parte compensare, le connotazioni e appoggiature principali del modo di parlare dei personaggi, cercando di essere il più fedele possibile alle loro personalità, ai tempi e ai modi dell’uso della loro voce. D’altronde, la bravura di un doppiatore la si riscontra anche in questo! Ricordiamo con piacere il grande Oreste Lionello, il quale riusciva a rappresentare magistralmente un mostro sacro come Woody Allen riportando in italiano tutte le pause e le caratterizzazioni che il grande attore mostrava in scena.

Non sempre però la scelta di evitare i dialetti si dimostra regola. Talvolta, laddove sia possibile, vi è la sostituzione dell’idioma originale con un dialetto del nostro Paese.

Un esempio classico è la versione italiana de “I Simpson”, che è piena di varietà regionali per cui l’autista dello scuolabus (Otto) parla milanese, il commissario Winchester napoletano, il portiere Willy (che nell’originale è scozzese), sardo.

Apprendiamo anche la recente notizia, secondo la quale la Regione Sardegna avrebbe intenzione di usare come strumento per imparare meglio l’uso del proprio dialetto, il doppiaggio in lingua locale di cartoni animati già editi, stanziando un finanziamento di 100.000 euro.



Altre occasioni dove possiamo riscontrare l’uso del dialetto o quantomeno dell’italiano regionale nel doppiaggio, è nei film italo-americani, dove spesso viene utilizzato come stereotipo di personaggi criminali, comici o fantastici. La più famosa delle testimonianze ci arriva proprio dallo pseudo-siciliano utilizzato per i personaggi mafiosi, nella trilogia del celebre film “Il Padrino” di Francis Ford Coppola.

Come non ricordare anche dell’uso del romanesco dell’indimenticato Renzo Montagnani, nella parte del gatto “Romeo er mejo der Colosseo”, nel film d’animazione Disney “Gli Aristogatti“. Quest’ultimo, nella versione originale, era di origini Irlandesi.

Altro esempio potremmo farlo con il film di Pedro AlmodòvarLa mala educación”, in cui gli adattatori italiani hanno scelto di far parlare uno dei protagonisti un italiano con forte accento spagnolo. Ma di questi esempi nella storia del doppiaggio cinematografico Italiano ne potremmo citare molteplici.

La scelta di mantenere la provenienza, da cui scaturisce l’identità dei personaggi, è dettata talvolta da esigenze di copione, per cui si consente la conservazione linguistica delle singole nazionalità, con il mantenimento degli accenti. Si tratta più di una convenzione cinematografica che di una vera e propria fedeltà linguistica effettivamente parlata. Affrontare il dialetto nella traduzione audiovisiva è sempre stata una sfida impegnativa ed il suo adattamento la peggiore delle strategie; credo che alla fine, però, risulti la migliore soluzione ad oggi nota.

In conclusione, a meno che non ci si impegni a leggere i sottotitoli o si è in grado di capire correttamente la lingua originale e i suoi svariati accenti delle opere prodotte in tutto il mondo, godiamoci lo splendido lavoro che fanno i professionisti del mondo del doppiaggio che permettono di far godere e comprendere a “TUTTI” i film, i cartoni animati e le serie-TV altrimenti sconosciute ai più. Un saluto, da Antonio Amoruso. 

Articolo a cura di Antonio Amoruso

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